venerdì 13 novembre 2015

IL PROGETTO MONARCH IN ITALIA

Esiste un nesso profondo tra la perversione sessuale e la cattiveria. Il peggior ricatto riguarda i propri rapporti sentimentali. Infierendo sugli affetti intimi dell’individuo si ottiene la maggiore intimidazione immaginabile e il secondo obiettivo di divulgare il culto dell’odio e della prevaricazione dell’uomo sull’uomo. Quando il male riesce ad infettare un ambiente militare viene come ogni altra cosa razionalizzato e perciò portato al suo eccesso. Il progetto Monarch è stato sperimentato con successo per decenni a danno di innocenti vittime a causa dell’impunità del potere deviato costruito sulla parzialità di giudizio degli organismi preposti indotta dal malcostume del favoritismo ed oggi è uno strumento di largo uso teso all’abbruttimento graduale dell’essere umano nella sua accezione singola o universale. La parzialità anche di pochi nella cernita delle candidature all’interno dei meccanismi istituzionali viene percepito in Italia come un sopruso al quale non è possibile contrapporsi ed è in questa resa cosciente che è necessario trovare la chiave di rivalsa ad un potere illegittimo e distruttivo con la costruzione di una rete di solidarietà che impedisca l’isolamento e la conseguente diseducazione delle vittime. Il meccanismo di graduale sottomissione ha reso possibile la creazione di una rete via via crescente di sovversori in grado di manipolare l’apparato statale indipendentemente dalla legge o addirittura in beffa ad essa come dimostrazione arrogante di potere. La legge è percepita certo come un ostacolo ma facile da aggirare forzando i bassi istinti dell’individuo attraverso i piccoli soprusi e corruzioni delle masse agevolate da una realtà distorta dai mezzi di comunicazione che induce una vita lontana dalle problematiche impellenti e spinge a facili scappatoie da intraprendere a discapito altrui in una catena di crescente intensità di vizio e lascivia morale. Le prove si collocano ad occhio nudo nella riflessione imparziale della vita quotidiana come la gravità del problema si palesa nell’ostacolo costante alla verità posto proprio nei luoghi dove essa dovrebbe essere ricercata. La propensione alla prevaricazione non è compatibile con nessun incarico lavorativo nel quale necessariamente il ruolo deve essere deciso dal merito personale. Meno che mai i comportamenti messi in atto dal progetto Monarch sono compatibili con un ambiente militare ma ne rappresentano invece l’antitesi assoluta. Il progetto Monarch è il cancro che divora un ambiente militare e lo distrugge. Una oligarchia di tipo fascista entra in contrasto con le forze armate decidendo assunzioni per raccomandazione che generano già di per se un forte disagio nelle persone che sono assegnate ad una posizione ben superiore alle proprie capacità. Da questo deriva la necessità di fingere competenze invece estranee e la propensione a mentire, rubare o infierire contro il prossimo colpevole di talenti superiori.

La malvagità è un comportamento ereditario frutto di tradizione. La novità del progetto Monarch è nella metodicità finalizzata all’imbrutimento della specie. Non è necessario che i maltrattamenti siano fisici o che gli abusi siano di natura sessuale per generare il bipolarismo che è caratteristico degli individui che praticano la prevaricazione come strumento di affermazione sociale, anche quando la prevaricazione consiste in un abuso di potere o nella discriminazione basata sul concetto di appartenenza al puro e semplice male. Il disagio psicologico patito dai carnefici è vissuto come uno stato di privilegio. La discriminazione è strumentale a derubare il merito altrui ma persino l’altrui rettitudine che per sfida morale viene attribuita all’individuo più perverso che non concepisce il valore della verità ma esclusivamente quello della apparenza. Le vittime di questo furto di personalità patiscono l’ingiustizia fino ad abbracciare i metodi delittuosi. Le testimonianze delle vittime del progetto Monarch sono pochissime non solo a causa del terrore che genera questa setta satanica ma per il fatto che la questione è inerente alla intimità della vita sessuale delle vittime che vengono condannate dall’opinione pubblica italiana e mai tutelate anche se tutti sappiamo che delle donne vivono in schiavitù sessuale ad opera di militari italiani. Come per le schiave da marciapiede viene più facilmente imputata una colpa che riconosciuto un torto subito ma alla stessa maniera bisogna considerare che le donne in stato di schiavitù non sempre vogliono cambiare vita. Le persone che partecipano a Monarch sono coloro che bramano il potere di nuocere attraverso la copertura dell’autorità legittima. In questa maniera il demonio in terra si traveste con gli abiti della tradizionale virtù. La bramosia di apparire le invoglia a indossare la divisa per ingannare le folle facendo facilmente confondere il crimine con il dovere. Ormai nel paese è più facile incontrare il male dell’abuso di potere che il principio del dovere. La sfida del malvagio al comune principio del bene lo induce a sabotare l’autorità di stato paralizzando intere caserme. Questi deviati non sono singoli individui da cercare nei corridoi di stato ma intere masse organizzate. Questo non deve però indurre a vedere il male ovunque perché sabotare l’immagine della società civile è proprio il loro intento per infettare la corruzione morale in ogni individuo. La lotta alla depravazione morale in questo paese è una battaglia di equilibrio in cui la prudenza deve incontrare la saggezza. Il demonio peggiore non anela la luce del sole ma preferisce l’ombra della codardia dalla quale più facilmente può congiurare e nella quale più comodamente può godere dei frutti del proprio indecente operato. Non ha talento e non ha competenze il demonio ulteriori a quelle di saper persuadere al male e di saper corrompere gli animi al sentimento snaturato di disprezzo profondo per se stessi e per gli altri. Il demonio non fa che invidiare le altrui virtù convinto che non esistano virtù al mondo e desidera le sembianze della virtù per nascondere la sua indole. Al demonio basta questo sotterfugio per comunicare alla sua vittima che ogni suo sforzo di merito lo porterà a conseguenze gravi per la sua integrità mentre nella sua viltà considera il vitello d’oro sopra ogni altra cosa pagando quotidianamente il prezzo della propria ostinata disistima.  

mercoledì 28 ottobre 2015

LA SFIDA IDEOLOGICA DEL MALE

La fazione distruttiva della società civile che prende piede storicamente in Italia tanto da lasciarne individuare le origini storiche ed arriva ad inquinare la vita politica del paese attraverso le lobbie partendo dalle organizzazioni criminali particolari regionali riesce, quando si insinua tra le istituzioni e nelle forze dell’ordine, ad attuare la sua sfida ideologica alla società civile ed allo stato di diritto. Qualsiasi azione progettata dalla comunità o qualsiasi strumento vengono facilmente volte in negativo strumentalizzando e boicottando l’immagine dello stato che viene derubata generalmente attraverso le raccomandazioni. Quando la mentalità criminale arriva d inquinare lo stato fino all’intimità delle sue forze armate è più facile parlare della lotta infinita tra il bene ed il male piuttosto che delle generiche corruzioni perché si deve trattare di anime profondamente perverse ma non bisogna dimenticare che una simile sfida non può che provenire dalle organizzazioni criminali che invidiano la capacità di nuocere dello stato di diritto senza comprenderne le motivazioni socialmente positive. In Italia la depravazione morale si affonda finanche nelle Forze Armate coltivando fin dalla giovane età e per iniziare dalle famiglie più stimate l’abitudine alla bruttura morale e l’abitudine a coltivare i privilegi tralasciando gli oneri. Quello che è un difetto per tutti i sistemi sociali diventa in Italia un abitudine indotta ereditata dalle classi privilegiate del periodo totalitario precedente la repubblica democratica attuale. La criminalità organizzata incrocia per interessi e per abitudini di vita questa zona malsana dello stato che richiama generalmente a propria giustificazione l’ideologia fascista riuscendo a boicottare anche questa legata ad un periodo storico precedente. Si identifica più propriamente con la catastrofe dell’attuale classe dirigente che degenera con il sistema di governo obsoleto che essa rappresenta ormai depredato dalle lobbie di potere collaterale. Il criminale generico così individuato manifesta un individualismo irrazionale ereditato da una educazione profondamente criminale in contrasto con gli interessi pubblici. Questo stesso individualismo irrazionale è un atto di sabotaggio continuativo delle Forze Armate che lo tollerano e lo sopportano esclusivamente per ingerenza delle lobbie. Gli interessi criminali sintetizzati per famiglia o corrente politica trasformeranno l’indole del criminale in metodica delittuosa. Tutto ciò di cui il criminale verrà a conoscenza sul posto di lavoro e le informazioni che cercherà per tutelare i propri interessi personali verranno strumentalizzati e condivisi con i propri complici. Tutti i modelli positivi verranno strumentalizzati per creare l’immagine necessaria a nascondere la propria indole criminale. Tutti i sistemi di investigazione verranno volti in negativo per identificare le persone oneste e per sabotare il lavoro delle Forze Armate. Traspare all’esterno solo una invidia pietosa per il meritevole che deriva dalla depravazione morale profonda che non ammette l’esistenza del bene. La differenza sostanziale tra il meritevole e il criminale deriva esattamente dal proprio interesse personale che lo spinge ad interferire nella quotidianità della vita sociale tralasciando o sovvertendo totalmente il proprio dovere e la necessità di imparzialità. Ne deriva una metodica criminale capace di divulgare facilmente notizie riservate e strumentalizzare le Forze Armate a proprio piacimento. Altrettanto facilmente si può derivare il sistema di investigazione dal suo opposto metodo delittuoso perché della pubblica sicurezza interessa al criminale esclusivamente l’abuso di potere. 

domenica 25 ottobre 2015

BOSSETTI E RUOTOLO SONO INNOCENTI

Le pagine dei quotidiani sono piene di fatti di cronaca che attendono chiarimenti ma a causa dell’infezione profonda di questa società civile dal culto del male organizzato non ci rendiamo conto che le risposte che attendiamo ci vengono negate proprio dal giornalismo e dalle forze dell’ordine entrambi soggiogati dai poteri collaterali allo stato. Alla stessa maniera da oltre venti anni la società deviata delegittima l’autorità dei magistrati costringendoli sistematicamente alle dimissioni quando cercano le verità scomode ai gruppi di potere deviato. Ci sono persone all’interno dello stato che praticano il male perché sono diseducate in questa maniera e non trovano nessun contrasto nella società civile ormai delegittimata. Per questa ragione da decine di anni già non riusciamo a trovare le risposte che l’autorità dovrebbe cercare nel meridione italiano. Quello a cui siamo abituati da sempre al meridione sta accadendo drasticamente in tutta la penisola italiana. Bossetti e Ruotolo sono solo dei capri espiatori suggeriti dalla viltà di non voler ammettere che i reali autori degli omicidi sono persone provenienti dall’ambiente militare che hanno una notevole influenza decisa dalle loro parentele importanti ed hanno la possibilità di inquinare le prove sul luogo dell’attentato per depistare le indagini. La complicità tra questi individui interni alle forze dell’ordine è suggerita dalla loro educazione criminale e funziona esattamente come una associazione per delinquere. Per la loro educazione criminale questi individui suscitano l’accanimento che è sprigionato ad esempio nella follia omicida di Parolisi contro la moglie Melania. In quel caso il colpevole è stato identificato con successo ma non accade quasi mai. I responsabili degli omicidi di Yara Gambirasio e dei coniugi Ragone sono dei militari del 2° Reggimento Alpini di Cuneo che agiscono in combutta autorizzati dalle loro parentele importanti all’interno delle Forze dell’ordine. Questo è il reale aspetto brutale del settore deviato che siamo abituati a cogliere solo come fenomeno politico. La pedofilia nel settore deviato è un fenomeno quotidiano perché per abitudine schiavizzano ai loro interessi quanti più individui possono ad iniziare dalla giovane età. Yara era una delle ragazze che frequentavano gli alpini di Cuneo. Lo so perché ne ho sentito parlare un anno prima dell’omicidio. I ragazzi avvezzi a questa mentalità criminale si vantano facilmente delle loro prodezze su individui inermi certi che avranno l’appoggio di una intera organizzazione criminale quando cadono sistematicamente in errore con la consueta giustificazione della immagine delle forze armate che sul modello della cultura criminale meridionale non sanno difendere se non a costo di brutalità e menzogne. Queste brutalità e queste menzogne entrano sempre in contrasto con gli interessi pubblici che non vengono più tutelati in nome del favoritismo suggerito ancora una volta dalla cultura criminale del meridione secondo la quale il male è l’unica soluzione ad ogni ambizione personale. Probabilmente la ragazza proveniente da una famiglia di sani principi si è rifiutata di soddisfare le pretese del militare e questo si è accanito contro di lei perché nella loro cultura farsi rispettare consiste sempre nella prevaricazione e nella violenza sulle vittime inermi. Dopo il delitto hanno cercato un capro espiatorio per strumentalizzare l’autorità di stato ai loro biechi fini come sono abituati a fare. Bossetti è quindi vittima di una forte antipatia da parte di persone deviate e niente altro. L’ultima parte del piano è l’istigazione al suicidio della quale si è sentito parlare dai giornalisti.

Anche i coniugi Ragone sono entrati in contatto con il 2° Reggimento alpini di Cuneo. Anche in quel caso ero presente. Circa sei anni prima della morte dei coniugi questi per motivi di lavoro si trovavano a Cuneo ed ho sentito personalmente le minacce di morte provenienti sempre dai soliti militari raccomandati da ufficiali dell’arma dei Carabinieri. Anche in questo caso i loro complici hanno avuto la possibilità di inquinare le prove ed anche in questo caso è stato trovato un capro espiatorio suggerito dall’antipatia da parte di questi ambienti deviati. Abbiamo a che fare con dei serial killer abituati dalle loro famiglie e non semplicemente per indole all’abuso di potere. Risolvere questi tre omicidi significa risolvere i problemi di stabilità interna della nostra repubblica. Il 2° Reggimento alpini di Cuneo è responsabile di molti altri crimini. Far venire allo scoperto i deviati è molto più semplice di quanto sembra perché questi individui sono abituati alla sfida morale contro la società civile che determina il culto del male assoluto. A ragione si è parlato di satanismo all’interno delle Forze Armate come si parla finalmente di satanismo riferendosi alla criminalità organizzata nel meridione italiano.

giovedì 22 ottobre 2015

LE RESPONSABILITA' DELLA COMUNITA' ITALIANA NEL CONTRASTO AL CRIMINE ORGANIZZATO

Lo stato è direttamente responsabile di un danno economico e sociale quando non sa contrastare efficacemente il potere delle lobbie criminali ponendo in atto le cautele indispensabili a prevenire qualsiasi interferenza dell’interesse personale nella gestione della cosa pubblica, con effetti devastanti quando questi interessi interferiscono nella gestione della pubblica sicurezza. L’argomento è di interesse impellente, urgente quanto la sicurezza nazionale perché lo strapotere delle lobbie in tutta Italia deriva dall’infezione della cultura criminale che devasta il meridione della nazione. Nell’ambiente della criminalità organizzata comunemente ed abitualmente le decisioni del boss influenzano il comportamento di tutto il clan ed influenzano il comportamento degli altri clan. Questa abitudine scaturisce nell’informazione preliminare che prevede di identificare chiunque venga a contatto con l’individuo criminale per la prima volta per clan di appartenenza ed area di influenza politica. Per questa ragione l’influenza del potere territoriale ed economico nell’apparato statale scaturisce al sud del paese come da nessuna altra parte in condizioni di forte disagio che portano a conseguenze tragiche. Per spiegare bene le condizioni di una vittima di tali atteggiamenti persecutori possiamo fare l’esempio tristemente noto dei figli di immigrati vittime della furia ceca dei propri genitori. Le nuove generazioni crescono in un ambiente diverso da quello dei propri genitori venendo a conoscenza delle tutele ai diritti dell’individuo che garantisce il modello della democrazia occidentale. Lo scontro tra la nuova cultura, cui la famiglia intera si avvicina per scelta, e il costume, la cui continuazione è imposta dalle frequentazioni ambientali e familiari dei genitori, diventa incomprensione ed infine violenza atroce. Il disagio psicologico può però provenire da uno scontro più esteso, dall’ambiente lavorativo per esempio, e le frustrazioni delle vittime di scontro ambientale giungono sui bambini inermi, incapaci di difendersi. Le cause dell’orrore appaiono identiche per la cultura retrograda del meridione ma la matrice malvagia che caratterizza la cultura violenta della criminalità organizzata può lasciare facilmente presupporre che le vittime della furia ceca ed improvvisa non siano sempre accidentali bensì causate premeditatamente dall’odio di persone che riescono a perseguitare le loro vittime nell’intimità del loro ambiente familiare. Le promesse della democrazia occidentale si scontrano disastrosamente con una cultura retrograda e criminale che al meridione la rinnega. L’odio razziale al meridione può scaturire in atteggiamenti persecutori che sono la causa nascosta delle stragi familiari nei piccoli nuclei di immigrati. La stessa sorte tocca nel meridione troppo spesso alle donne vittima di discriminazione. Per questa ragione è indispensabile allo scopo di prevenire altre vittime garantire che chiunque lavora per le istituzioni riesca ad operare nell’esclusivo interesse della società civile senza lasciarsi influenzare dai propri interessi personali o familiari che inevitabilmente degenerano nella discriminazione. La cultura criminale del meridione impone esattamente al contrario che l’impiegato statale, ad esempio, assunto per raccomandazione, esegua prioritariamente gli ordini della famiglia o del personaggio influente che lo ha raccomandato ed agisca secondo le regole rigide della cultura retrograda del meridione: criminale ormai non solo per una mia interpretazione personale ma perché apertamente e direttamente in contrasto con gli interessi della società civile e con le regole del diritto. La cultura criminale del meridione ha diversi aspetti in comune con il fondamentalismo islamico: la chiusura mentale rispetto alle influenze esterne, la considerazione della donna ma soprattutto drasticamente la violenza per imporsi. Pur sussistendo una posizione di scontro assoluto con la comunità internazionale e lo stato di diritto non esiste ancora oggi nel meridione italiano lo stesso impegno internazionale che esiste contro i fondamentalisti islamici in medio oriente perché, a parer mio, si sottovaluta la pericolosità della criminalità organizzata italiana della quale non si contano le vittime ed i danni economici e sociali in tutto il mondo. La forte discrepanza che inasprisce gli scontri etnici è generazionale ed è costituita dalle posizioni concettualmente opposte tra la libera determinazione dell’individuo nella società civile che promette la democrazia occidentale con il diritto di proprietà sulla persona fisica da parte dei genitori provenienti da culture retrograde che ancora oggi è tollerato fin troppo in tutto il mondo ed è esteso a tutto l’arco della vita dell’individuo per i meridionali italiani arrivando ad includere la comproprietà di tutto il clan. Del resto l’ingerenza degli interessi personali nella vita lavorativa e la discriminazione degli individui deboli non riguardano più il solo meridione italiano ma tutta la nazione. Potremmo dire che, mentre l’Italia fatica a penetrare nelle zone culturalmente impervie del meridione, la cultura criminale della criminalità organizzata ha pervaso l’intera nazione incominciando disastrosamente dalla vita politica del paese e usa la nazione come terreno di passaggio per il mondo intero. 

lunedì 19 ottobre 2015

L'INFEZIONE DELLO STATO E LE MALATTIE PSICHIATRICHE

La forte ingerenza del potere criminale scatenata dall’assenza di controllo sulla vita politica miete delle vittime ogni giorno nel paese causando una strage quotidiana che siamo abituati ad imputare all’errore umano e a perdonare. Questa strage deriva principalmente dalla immobilità degli organismi preposti al controllo e delle istituzioni in generale che sono paralizzate dall’ingerenza del potere criminale che si manifesta nel circuito delle raccomandazioni e impedisce all’intero apparato statale di muoversi a meno di un ordine sterno ad esso deciso impunemente contro gli interessi collettivi che può imporre un abuso come una azione omicida. Questo succede in Italia nel settore pubblico che finisce col fare gli interessi di pochi anziché esprimere le esigenze e le volontà popolari. Il settore più esposto alle critiche pubbliche è anche quello più drammaticamente pericoloso. Il settore della sanità al sud esprime tutto il disagio culturale etutti i problemi causati dalla cultura retrograda del meridione. La viltà impone di non contrariare la volontà dei potenti e di preferire la ritorsione bieca piuttosto della pretesa legittima delle proprie prerogative che consente la società civile. Il clima generale si manifesta in una inefficienza cronica della pubblica amministrazione che nel settore della sanità diventa un dramma. Non sono queste le uniche vittime della idolatria del potere, del sesso e del denaro in Italia ma sicuramente le più sentite perché uno stato che non si sa prendere cura della salute pubblica non ha ragione di esistere. La sanità è anche il settore che consente di nascondere più facilmente degli omicidi e i pentimenti all’interno dello staff medico sono rarissimi. I morti da dottore al meridione vengono talvolta imputati all’errore medico ma i morti giovani al sud rappresentano un dato statistico sempre più allarmante che dovrebbe indurre a creare una statistica separata rispetto al nord del paese. Per quieto vivere e per il desiderio di tranquillità scaturito da condizioni di vita difficili e stressanti spesso non si indaga eccessivamente sulle morti sospette evitando anche le conseguenze derivate da una curiosità legittima quando si ha davvero a che fare con l’incompetenza perché la curiosità legittima ti mette in contrasto con i gruppi di potere che hanno consentito l’assunzione ingiustificabile. Il settore della sanità al limite del controllo giuridico è quello delle malattie psichiatriche odiernamente gestite in strutture simili a comunità terapeutiche spesso definite casa famiglia con l’intento di dare una sistemazione adeguata a coloro i quali per un motivo o per un altro non possono avvalersi dell’appoggio dei familiari. Questo vale tanto per individui con spiccate tendenze autolesioniste quanto per persone anziane che non possono essere accudite in famiglia per esigenze economiche o miseramente per indisposizione personale dei familiari. I malati psichiatrici costituiscono un territorio limite tra quello legale e quello medico. Vivono in un diritto anomalo che non è riconosciuto dall’interesse statale e suscita quindi l’interesse di molte persone marginalmente connesse al campo che si possono affidare solo ai diritti del malato non sufficientemente redatti e avvalorati. Si fa affidamento in questo campo al buon cuore della gente che si trova sempre più raramente. Un malato psichiatrico dipende dalle decisioni dei propri familiari più stretti anche quando la malattia non è riconosciuta invalidante. Il malato dipende interamente dalle decisioni del medico che lo ha in cura che ne può decidere il trattamento farmaceutico come la libertà di deambulazione senza il preciso consenso personale. Questa approssimazione e mancanza di tutela rende i buoni intenti della medicina strumentalizzabili da malintenzionati con il potere della notorietà e dalla cattiveria della gente che nella cultura retrograda del meridione può essere la causa della malattia identificabile nell’ambiente più familiare della vittima senza che questa abbia la possibilità di difendersi dal danno subito se non c’è un interessamento terzo. Gli interessi economici delle cause farmaceutiche e la scarsa attenzione umana nei confronti del malato psichiatrico si traduce in un abuso del rimedio farmacologico. I farmaci psichiatrici hanno un effetto molto invasivo con conseguenze devastanti ed effetti collaterali che arrivano a causare la morte dell’individuo. Tutto questo considerato sarebbe opportuno prevederne l’uso solo ed esclusivamente nel caso di immediata necessità come si prevede ad esempio nel caso di un intervento di costrizione fisica e regolarne successivamente l’assunzione solo nella dose minima utile e per il periodo minimo necessario secondo il parere contestabile presso una commissione medica superiore con funzioni ispettive. L’erogazione di una ingente somma di fondi pubblici non corrisponde ad un adeguato attuale controllo ispettivo. Si rende necessaria la creazione della figura di un garante con potere decisionale immediato sia per il settore medico che una figura particolare apposita per il settore medico psichiatrico.

EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA CRIMINALE

La criminalità organizzata attua una negazione assoluta della società civile che si fonda sulla viltà d’animo. La viltà d’animo e la negazione della società civile saranno le basi della persuasione nella corruzione morale degli individui con i quali vengono a contatto e saranno le basi della diseducazione in famiglia. Fin da bambini i figli dei criminali avranno inculcata l’idea che non si può ottenere niente dalla società civile che è ostile e inadempiente se non attraverso il sotterfugio e la complicità criminale del clan, unico reale appoggio materiale sul quale il giovane individuo può contare se ha un comportamento conforme alle dure regole della depravazione morale imposte dal clan che si riserva il diritto di negare fino al cibo solitamente nel caso venga rifiutata una imposizione sessuale. I giovani criminali sviluppano un carattere remissivo ed aggressivo che li rende riconoscibili in tutti gli ambienti sociali. Fin dall’età scolastica e per tutta la durata della loro vita sono abituati ad ottenere il risultato educativo o professionale autorizzato dal clan con il sotterfugio o il furto intellettuale e con l’intervento complice della famiglia che giustifica ed elemosina o raccomanda a seconda del caso. Se l’interlocutore è un estraneo finirà nel raggiro della persuasione o chiederà una contropartita, se è una persona affine al clan è già loro complice e giustifica e nasconde gli errori del clan.
La negazione dei valori civici della criminalità organizzata si riflette pienamente nel ruolo della famiglia criminale. La famiglia è una vera e propria azienda criminale che non assume a concorso o a domanda ma gestisce gli individui nel proprio territorio come si gestisce il bestiame. Detti individui devono imparare l’obbedienza cieca al clan a costo di dure conseguenze che non tengono assolutamente conto della parentela dell’individuo intesa ordinariamente. Il legame familiare si misura in base al legame di complicità più stretto. Il ruolo della famiglia nella società civile è quello di garantire il corretto sviluppo fisico ed intellettivo dell’individuo in relazione alle influenze esterne ed è quello prioritario di fornire i mezzi adeguati proporzionali alle proprie possibilità per il completo sviluppo della personalità nella società civile. La criminalità organizzata limita la facoltà di agire, di movimento e in definitiva lo sviluppo sociale di chiunque venga a contatto con loro perché ogni azione socialmente utile costituisce un ostacolo con i loro affari e viene in contrasto con gli interessi criminali del clan. Le arti e le scienze sono vietate esattamente come qualsiasi altra propensione professionale fino a quando l’individuo non ha appreso il principio del parassitismo sociale, fino a quando cioè non ha imparato che per sopravvivere deve rubare del merito e delle risorse altrui. Nel diritto i genitori hanno degli obblighi nei confronti della prole necessari a garantire la salute psicofisica dell’individuo ad ogni età di sviluppo e consentirgli di svolgere il proprio ruolo sociale. Nella famiglia criminale sono i figli ad avere doveri ad iniziare da quello dell’obbedienza imposta addossandogli le proprie responsabilità ed attribuendo gli errori commessi dalla famiglia. In questa maniera vengono addestrati a fare lo stesso scaricabarile sul più debole o sulle persone virtuose per il sentimento di invidia profonda che sviluppano. Il criminale in associazione a delinquere è abituato come ogni altro criminale a vivere alla giornata ma riesce anche a rubare il futuro altrui e delle prossime generazioni per scaricare le proprie responsabilità. Per farlo trattiene i vincoli che riesce a creare attraverso i luoghi comuni della parentela e attraverso la complicità criminale che si basa sulla conoscenza reciproca dei vizi e dei crimini. Il criminale sta in guardia contro il talento e la disciplina e contro la passione per lo studio come un uomo di legge sta attento invece ai segnali di allarme contro il crimine. Incapace a qualsiasi mansione sta attento e sfrutta tutte le sue complicità per sapere del misfatto della virtù che infastidisce e la interrompe in ogni maniera per scoraggiarla e corrompere un nuovo individuo da legare al vincolo silenzioso della complicità criminale ma il motivo principale di preoccupazione è il fatto che il sano e il virtuoso comportamento può scatenare i sospetti su un comportamento contrario. Vivere onestamente è contagioso e scatena perfino l’invidia del criminale che in ansia di essere giudicato per la paura di ammettere i propri errori impedirà la socialità attiva e l’impegno civico in ogni maniera. La famiglia criminale si impegna a creare la dipendenza per l’agiatezza e per il vizio e si impegna in una ritorsione sempre più aspra e vile per impedire ogni tentativo di fuga o accorgersene il prima possibile. Non esiste l’affettività in una famiglia criminale. La parentela è un alibi per ritorsioni più infide e peggiori mentre i sistemi persecutori ai quali si allenano in famiglia e che infine diventeranno il simbolo distintivo del nuovo affiliato presentato all’ambiente criminale con più orgoglio quanto più miserabile e vigliacco è stata l’azione criminale che ha compiuto. Il linguaggio ingannevole quanto sconcertante il loro comportamento. Dire che le nuove generazioni o gli estranei si comportano bene con il clan vuol dire che sono legati a un vincolo di complicità profonda e non intendono infrangerlo. Ciò li rende ricattabili in caso di tradimento.

domenica 18 ottobre 2015

ANALISI REALE SUL SETTORE DEVIATO DELLO STATO

Quello che sta accadendo nelle forze dell’ordine è esattamente ciò a cui siamo perfettamente abituati nel meridione italiano. La verità al meridione non ha alcun valore mentre hanno valore le complicità criminali che legano gli individui tra di loro per una questione culturale che va indagata nel profondo. La cultura degenerata del meridione impone di perseguire la propria utilità con il sotterfugio e la prevaricazione prevedendo il minimo rischio possibile per la propria incolumità sia quando questa è minacciata da un'altra famiglia criminale sia quando è minacciata dalla giustizia. Proprio cercando la protezione e la complicità ad ogni livello istituzionale avviene l’infezione di questa mentalità criminale che presuppone la società umana e il singolo essere umano come elemento negativo sempre di intralcio all’autorealizzazione che può quindi avvenire solo con metodi criminali. I criminali cercano un posto nelle forze dell’ordine per imporre il proprio interesse personale e tutelare gli affari della propria famiglia a discapito degli altri, primi fra tutti a discapito delle persone oneste. Lo ottengono per mezzo della raccomandazione e in un circolo vizioso sabotando gli intenti delle persone oneste che senza appoggio criminale tentano di ottenere l’ambito posto di lavoro. Questo sabotaggio continua anche una volta assunti ed avviene meccanicamente attraverso metodiche ben precise tese ad affermare la loro cultura, in aperto contrasto con la società civile. La sfida dei criminali in Italia in ogni luogo è apertamente quella di dimostrare che la società umana e lo stato di diritto sono fallimentari e lo fanno affermandosi contro ogni logica parassitando l’impegno altrui, imponendosi in ogni modo e in ogni luogo come unica alternativa. Per loro lo stato è solo uno strumento di vessazione. Realmente non comprendono il valore della giustizia perché abituati per cultura ad ottenere ciò che vogliono contro ogni altra regola. Il risultato è il sabotaggio continuo del lavoro delle forze dell’ordine. Dobbiamo amaramente constatare che ormai è questa la posizione preponderante nello stato italiano che scivola velocemente verso l’anarchia assoluta. Le persone per bene in mezzo ad una disputa si limitano alla degenerazione culturale del farsi i fatti propri, il principio essenziale della mentalità criminale, perché tutti sono colpevoli di qualcosa se divengono oggetto di discriminazione. La discriminazione in un ambiente malato viene pagata dalle persone virtuose che diventano vittima di critica e di persecuzione proprio per dimostrargli che il male è l’unica soluzione e renderli succubi della società criminale che si articola ormai ad ogni rango sociale. La maggiore difficoltà per ostacolare questo colpo di stato è dovuta ai complici altolocati insospettabili di questa logica perversa ed alla accentuata ramificazione all’interno dello stato che ci rende bersaglio di ogni tipo di pericolo ad iniziare dal pericolo dell’inefficacia totale dei mezzi di prevenzione conto il pericolo terrorista che gli altri stati occidentali hanno mentre noi non riusciamo ad identificare i terroristi dopo decine di anni dagli attentati. Siamo in balia del terrorismo politico che si afferma attraverso le lobbie di potere senza più la necessità di colpire in maniera eclatante sul territorio nazionale. Da tempo la politica nazionale ha firmato la resa ai metodi criminali di assegnazione dei posti di lavoro, anche di quelli indispensabili ed urgenti come i funzionari di pubblica sicurezza. Nascondendosi facilmente dietro l’immagine ovviamente positiva del funzionario dell’ordine pubblico ottengono lo scopo di colpire i loro bersagli semplicemente diffamandoli o di coprire il loro complici esterni semplicemente informandoli per tempo dei pericoli ma soprattutto ottengono lo scopo di sfiduciare i cittadini nelle istituzioni facendoli rassegnare all’orribile dittatura del male che non ha bisogno di emissari in vista ma più facilmente si nasconde all’ombra delle personalità di spicco per la viltà spirituale che contraddistingue la loro cultura degenerata. Questo paese ha perso la fede nell’uomo. La prima è più urgente riforma da effettuare per prevenire le infiltrazioni criminali è quella delle forze dell’ordine. Nascondere questa realtà è una grossa complicità criminale motivata dalla vigliaccheria.