mercoledì 28 ottobre 2015

LA SFIDA IDEOLOGICA DEL MALE

La fazione distruttiva della società civile che prende piede storicamente in Italia tanto da lasciarne individuare le origini storiche ed arriva ad inquinare la vita politica del paese attraverso le lobbie partendo dalle organizzazioni criminali particolari regionali riesce, quando si insinua tra le istituzioni e nelle forze dell’ordine, ad attuare la sua sfida ideologica alla società civile ed allo stato di diritto. Qualsiasi azione progettata dalla comunità o qualsiasi strumento vengono facilmente volte in negativo strumentalizzando e boicottando l’immagine dello stato che viene derubata generalmente attraverso le raccomandazioni. Quando la mentalità criminale arriva d inquinare lo stato fino all’intimità delle sue forze armate è più facile parlare della lotta infinita tra il bene ed il male piuttosto che delle generiche corruzioni perché si deve trattare di anime profondamente perverse ma non bisogna dimenticare che una simile sfida non può che provenire dalle organizzazioni criminali che invidiano la capacità di nuocere dello stato di diritto senza comprenderne le motivazioni socialmente positive. In Italia la depravazione morale si affonda finanche nelle Forze Armate coltivando fin dalla giovane età e per iniziare dalle famiglie più stimate l’abitudine alla bruttura morale e l’abitudine a coltivare i privilegi tralasciando gli oneri. Quello che è un difetto per tutti i sistemi sociali diventa in Italia un abitudine indotta ereditata dalle classi privilegiate del periodo totalitario precedente la repubblica democratica attuale. La criminalità organizzata incrocia per interessi e per abitudini di vita questa zona malsana dello stato che richiama generalmente a propria giustificazione l’ideologia fascista riuscendo a boicottare anche questa legata ad un periodo storico precedente. Si identifica più propriamente con la catastrofe dell’attuale classe dirigente che degenera con il sistema di governo obsoleto che essa rappresenta ormai depredato dalle lobbie di potere collaterale. Il criminale generico così individuato manifesta un individualismo irrazionale ereditato da una educazione profondamente criminale in contrasto con gli interessi pubblici. Questo stesso individualismo irrazionale è un atto di sabotaggio continuativo delle Forze Armate che lo tollerano e lo sopportano esclusivamente per ingerenza delle lobbie. Gli interessi criminali sintetizzati per famiglia o corrente politica trasformeranno l’indole del criminale in metodica delittuosa. Tutto ciò di cui il criminale verrà a conoscenza sul posto di lavoro e le informazioni che cercherà per tutelare i propri interessi personali verranno strumentalizzati e condivisi con i propri complici. Tutti i modelli positivi verranno strumentalizzati per creare l’immagine necessaria a nascondere la propria indole criminale. Tutti i sistemi di investigazione verranno volti in negativo per identificare le persone oneste e per sabotare il lavoro delle Forze Armate. Traspare all’esterno solo una invidia pietosa per il meritevole che deriva dalla depravazione morale profonda che non ammette l’esistenza del bene. La differenza sostanziale tra il meritevole e il criminale deriva esattamente dal proprio interesse personale che lo spinge ad interferire nella quotidianità della vita sociale tralasciando o sovvertendo totalmente il proprio dovere e la necessità di imparzialità. Ne deriva una metodica criminale capace di divulgare facilmente notizie riservate e strumentalizzare le Forze Armate a proprio piacimento. Altrettanto facilmente si può derivare il sistema di investigazione dal suo opposto metodo delittuoso perché della pubblica sicurezza interessa al criminale esclusivamente l’abuso di potere. 

domenica 25 ottobre 2015

BOSSETTI E RUOTOLO SONO INNOCENTI

Le pagine dei quotidiani sono piene di fatti di cronaca che attendono chiarimenti ma a causa dell’infezione profonda di questa società civile dal culto del male organizzato non ci rendiamo conto che le risposte che attendiamo ci vengono negate proprio dal giornalismo e dalle forze dell’ordine entrambi soggiogati dai poteri collaterali allo stato. Alla stessa maniera da oltre venti anni la società deviata delegittima l’autorità dei magistrati costringendoli sistematicamente alle dimissioni quando cercano le verità scomode ai gruppi di potere deviato. Ci sono persone all’interno dello stato che praticano il male perché sono diseducate in questa maniera e non trovano nessun contrasto nella società civile ormai delegittimata. Per questa ragione da decine di anni già non riusciamo a trovare le risposte che l’autorità dovrebbe cercare nel meridione italiano. Quello a cui siamo abituati da sempre al meridione sta accadendo drasticamente in tutta la penisola italiana. Bossetti e Ruotolo sono solo dei capri espiatori suggeriti dalla viltà di non voler ammettere che i reali autori degli omicidi sono persone provenienti dall’ambiente militare che hanno una notevole influenza decisa dalle loro parentele importanti ed hanno la possibilità di inquinare le prove sul luogo dell’attentato per depistare le indagini. La complicità tra questi individui interni alle forze dell’ordine è suggerita dalla loro educazione criminale e funziona esattamente come una associazione per delinquere. Per la loro educazione criminale questi individui suscitano l’accanimento che è sprigionato ad esempio nella follia omicida di Parolisi contro la moglie Melania. In quel caso il colpevole è stato identificato con successo ma non accade quasi mai. I responsabili degli omicidi di Yara Gambirasio e dei coniugi Ragone sono dei militari del 2° Reggimento Alpini di Cuneo che agiscono in combutta autorizzati dalle loro parentele importanti all’interno delle Forze dell’ordine. Questo è il reale aspetto brutale del settore deviato che siamo abituati a cogliere solo come fenomeno politico. La pedofilia nel settore deviato è un fenomeno quotidiano perché per abitudine schiavizzano ai loro interessi quanti più individui possono ad iniziare dalla giovane età. Yara era una delle ragazze che frequentavano gli alpini di Cuneo. Lo so perché ne ho sentito parlare un anno prima dell’omicidio. I ragazzi avvezzi a questa mentalità criminale si vantano facilmente delle loro prodezze su individui inermi certi che avranno l’appoggio di una intera organizzazione criminale quando cadono sistematicamente in errore con la consueta giustificazione della immagine delle forze armate che sul modello della cultura criminale meridionale non sanno difendere se non a costo di brutalità e menzogne. Queste brutalità e queste menzogne entrano sempre in contrasto con gli interessi pubblici che non vengono più tutelati in nome del favoritismo suggerito ancora una volta dalla cultura criminale del meridione secondo la quale il male è l’unica soluzione ad ogni ambizione personale. Probabilmente la ragazza proveniente da una famiglia di sani principi si è rifiutata di soddisfare le pretese del militare e questo si è accanito contro di lei perché nella loro cultura farsi rispettare consiste sempre nella prevaricazione e nella violenza sulle vittime inermi. Dopo il delitto hanno cercato un capro espiatorio per strumentalizzare l’autorità di stato ai loro biechi fini come sono abituati a fare. Bossetti è quindi vittima di una forte antipatia da parte di persone deviate e niente altro. L’ultima parte del piano è l’istigazione al suicidio della quale si è sentito parlare dai giornalisti.

Anche i coniugi Ragone sono entrati in contatto con il 2° Reggimento alpini di Cuneo. Anche in quel caso ero presente. Circa sei anni prima della morte dei coniugi questi per motivi di lavoro si trovavano a Cuneo ed ho sentito personalmente le minacce di morte provenienti sempre dai soliti militari raccomandati da ufficiali dell’arma dei Carabinieri. Anche in questo caso i loro complici hanno avuto la possibilità di inquinare le prove ed anche in questo caso è stato trovato un capro espiatorio suggerito dall’antipatia da parte di questi ambienti deviati. Abbiamo a che fare con dei serial killer abituati dalle loro famiglie e non semplicemente per indole all’abuso di potere. Risolvere questi tre omicidi significa risolvere i problemi di stabilità interna della nostra repubblica. Il 2° Reggimento alpini di Cuneo è responsabile di molti altri crimini. Far venire allo scoperto i deviati è molto più semplice di quanto sembra perché questi individui sono abituati alla sfida morale contro la società civile che determina il culto del male assoluto. A ragione si è parlato di satanismo all’interno delle Forze Armate come si parla finalmente di satanismo riferendosi alla criminalità organizzata nel meridione italiano.

giovedì 22 ottobre 2015

LE RESPONSABILITA' DELLA COMUNITA' ITALIANA NEL CONTRASTO AL CRIMINE ORGANIZZATO

Lo stato è direttamente responsabile di un danno economico e sociale quando non sa contrastare efficacemente il potere delle lobbie criminali ponendo in atto le cautele indispensabili a prevenire qualsiasi interferenza dell’interesse personale nella gestione della cosa pubblica, con effetti devastanti quando questi interessi interferiscono nella gestione della pubblica sicurezza. L’argomento è di interesse impellente, urgente quanto la sicurezza nazionale perché lo strapotere delle lobbie in tutta Italia deriva dall’infezione della cultura criminale che devasta il meridione della nazione. Nell’ambiente della criminalità organizzata comunemente ed abitualmente le decisioni del boss influenzano il comportamento di tutto il clan ed influenzano il comportamento degli altri clan. Questa abitudine scaturisce nell’informazione preliminare che prevede di identificare chiunque venga a contatto con l’individuo criminale per la prima volta per clan di appartenenza ed area di influenza politica. Per questa ragione l’influenza del potere territoriale ed economico nell’apparato statale scaturisce al sud del paese come da nessuna altra parte in condizioni di forte disagio che portano a conseguenze tragiche. Per spiegare bene le condizioni di una vittima di tali atteggiamenti persecutori possiamo fare l’esempio tristemente noto dei figli di immigrati vittime della furia ceca dei propri genitori. Le nuove generazioni crescono in un ambiente diverso da quello dei propri genitori venendo a conoscenza delle tutele ai diritti dell’individuo che garantisce il modello della democrazia occidentale. Lo scontro tra la nuova cultura, cui la famiglia intera si avvicina per scelta, e il costume, la cui continuazione è imposta dalle frequentazioni ambientali e familiari dei genitori, diventa incomprensione ed infine violenza atroce. Il disagio psicologico può però provenire da uno scontro più esteso, dall’ambiente lavorativo per esempio, e le frustrazioni delle vittime di scontro ambientale giungono sui bambini inermi, incapaci di difendersi. Le cause dell’orrore appaiono identiche per la cultura retrograda del meridione ma la matrice malvagia che caratterizza la cultura violenta della criminalità organizzata può lasciare facilmente presupporre che le vittime della furia ceca ed improvvisa non siano sempre accidentali bensì causate premeditatamente dall’odio di persone che riescono a perseguitare le loro vittime nell’intimità del loro ambiente familiare. Le promesse della democrazia occidentale si scontrano disastrosamente con una cultura retrograda e criminale che al meridione la rinnega. L’odio razziale al meridione può scaturire in atteggiamenti persecutori che sono la causa nascosta delle stragi familiari nei piccoli nuclei di immigrati. La stessa sorte tocca nel meridione troppo spesso alle donne vittima di discriminazione. Per questa ragione è indispensabile allo scopo di prevenire altre vittime garantire che chiunque lavora per le istituzioni riesca ad operare nell’esclusivo interesse della società civile senza lasciarsi influenzare dai propri interessi personali o familiari che inevitabilmente degenerano nella discriminazione. La cultura criminale del meridione impone esattamente al contrario che l’impiegato statale, ad esempio, assunto per raccomandazione, esegua prioritariamente gli ordini della famiglia o del personaggio influente che lo ha raccomandato ed agisca secondo le regole rigide della cultura retrograda del meridione: criminale ormai non solo per una mia interpretazione personale ma perché apertamente e direttamente in contrasto con gli interessi della società civile e con le regole del diritto. La cultura criminale del meridione ha diversi aspetti in comune con il fondamentalismo islamico: la chiusura mentale rispetto alle influenze esterne, la considerazione della donna ma soprattutto drasticamente la violenza per imporsi. Pur sussistendo una posizione di scontro assoluto con la comunità internazionale e lo stato di diritto non esiste ancora oggi nel meridione italiano lo stesso impegno internazionale che esiste contro i fondamentalisti islamici in medio oriente perché, a parer mio, si sottovaluta la pericolosità della criminalità organizzata italiana della quale non si contano le vittime ed i danni economici e sociali in tutto il mondo. La forte discrepanza che inasprisce gli scontri etnici è generazionale ed è costituita dalle posizioni concettualmente opposte tra la libera determinazione dell’individuo nella società civile che promette la democrazia occidentale con il diritto di proprietà sulla persona fisica da parte dei genitori provenienti da culture retrograde che ancora oggi è tollerato fin troppo in tutto il mondo ed è esteso a tutto l’arco della vita dell’individuo per i meridionali italiani arrivando ad includere la comproprietà di tutto il clan. Del resto l’ingerenza degli interessi personali nella vita lavorativa e la discriminazione degli individui deboli non riguardano più il solo meridione italiano ma tutta la nazione. Potremmo dire che, mentre l’Italia fatica a penetrare nelle zone culturalmente impervie del meridione, la cultura criminale della criminalità organizzata ha pervaso l’intera nazione incominciando disastrosamente dalla vita politica del paese e usa la nazione come terreno di passaggio per il mondo intero. 

lunedì 19 ottobre 2015

L'INFEZIONE DELLO STATO E LE MALATTIE PSICHIATRICHE

La forte ingerenza del potere criminale scatenata dall’assenza di controllo sulla vita politica miete delle vittime ogni giorno nel paese causando una strage quotidiana che siamo abituati ad imputare all’errore umano e a perdonare. Questa strage deriva principalmente dalla immobilità degli organismi preposti al controllo e delle istituzioni in generale che sono paralizzate dall’ingerenza del potere criminale che si manifesta nel circuito delle raccomandazioni e impedisce all’intero apparato statale di muoversi a meno di un ordine sterno ad esso deciso impunemente contro gli interessi collettivi che può imporre un abuso come una azione omicida. Questo succede in Italia nel settore pubblico che finisce col fare gli interessi di pochi anziché esprimere le esigenze e le volontà popolari. Il settore più esposto alle critiche pubbliche è anche quello più drammaticamente pericoloso. Il settore della sanità al sud esprime tutto il disagio culturale etutti i problemi causati dalla cultura retrograda del meridione. La viltà impone di non contrariare la volontà dei potenti e di preferire la ritorsione bieca piuttosto della pretesa legittima delle proprie prerogative che consente la società civile. Il clima generale si manifesta in una inefficienza cronica della pubblica amministrazione che nel settore della sanità diventa un dramma. Non sono queste le uniche vittime della idolatria del potere, del sesso e del denaro in Italia ma sicuramente le più sentite perché uno stato che non si sa prendere cura della salute pubblica non ha ragione di esistere. La sanità è anche il settore che consente di nascondere più facilmente degli omicidi e i pentimenti all’interno dello staff medico sono rarissimi. I morti da dottore al meridione vengono talvolta imputati all’errore medico ma i morti giovani al sud rappresentano un dato statistico sempre più allarmante che dovrebbe indurre a creare una statistica separata rispetto al nord del paese. Per quieto vivere e per il desiderio di tranquillità scaturito da condizioni di vita difficili e stressanti spesso non si indaga eccessivamente sulle morti sospette evitando anche le conseguenze derivate da una curiosità legittima quando si ha davvero a che fare con l’incompetenza perché la curiosità legittima ti mette in contrasto con i gruppi di potere che hanno consentito l’assunzione ingiustificabile. Il settore della sanità al limite del controllo giuridico è quello delle malattie psichiatriche odiernamente gestite in strutture simili a comunità terapeutiche spesso definite casa famiglia con l’intento di dare una sistemazione adeguata a coloro i quali per un motivo o per un altro non possono avvalersi dell’appoggio dei familiari. Questo vale tanto per individui con spiccate tendenze autolesioniste quanto per persone anziane che non possono essere accudite in famiglia per esigenze economiche o miseramente per indisposizione personale dei familiari. I malati psichiatrici costituiscono un territorio limite tra quello legale e quello medico. Vivono in un diritto anomalo che non è riconosciuto dall’interesse statale e suscita quindi l’interesse di molte persone marginalmente connesse al campo che si possono affidare solo ai diritti del malato non sufficientemente redatti e avvalorati. Si fa affidamento in questo campo al buon cuore della gente che si trova sempre più raramente. Un malato psichiatrico dipende dalle decisioni dei propri familiari più stretti anche quando la malattia non è riconosciuta invalidante. Il malato dipende interamente dalle decisioni del medico che lo ha in cura che ne può decidere il trattamento farmaceutico come la libertà di deambulazione senza il preciso consenso personale. Questa approssimazione e mancanza di tutela rende i buoni intenti della medicina strumentalizzabili da malintenzionati con il potere della notorietà e dalla cattiveria della gente che nella cultura retrograda del meridione può essere la causa della malattia identificabile nell’ambiente più familiare della vittima senza che questa abbia la possibilità di difendersi dal danno subito se non c’è un interessamento terzo. Gli interessi economici delle cause farmaceutiche e la scarsa attenzione umana nei confronti del malato psichiatrico si traduce in un abuso del rimedio farmacologico. I farmaci psichiatrici hanno un effetto molto invasivo con conseguenze devastanti ed effetti collaterali che arrivano a causare la morte dell’individuo. Tutto questo considerato sarebbe opportuno prevederne l’uso solo ed esclusivamente nel caso di immediata necessità come si prevede ad esempio nel caso di un intervento di costrizione fisica e regolarne successivamente l’assunzione solo nella dose minima utile e per il periodo minimo necessario secondo il parere contestabile presso una commissione medica superiore con funzioni ispettive. L’erogazione di una ingente somma di fondi pubblici non corrisponde ad un adeguato attuale controllo ispettivo. Si rende necessaria la creazione della figura di un garante con potere decisionale immediato sia per il settore medico che una figura particolare apposita per il settore medico psichiatrico.

EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA CRIMINALE

La criminalità organizzata attua una negazione assoluta della società civile che si fonda sulla viltà d’animo. La viltà d’animo e la negazione della società civile saranno le basi della persuasione nella corruzione morale degli individui con i quali vengono a contatto e saranno le basi della diseducazione in famiglia. Fin da bambini i figli dei criminali avranno inculcata l’idea che non si può ottenere niente dalla società civile che è ostile e inadempiente se non attraverso il sotterfugio e la complicità criminale del clan, unico reale appoggio materiale sul quale il giovane individuo può contare se ha un comportamento conforme alle dure regole della depravazione morale imposte dal clan che si riserva il diritto di negare fino al cibo solitamente nel caso venga rifiutata una imposizione sessuale. I giovani criminali sviluppano un carattere remissivo ed aggressivo che li rende riconoscibili in tutti gli ambienti sociali. Fin dall’età scolastica e per tutta la durata della loro vita sono abituati ad ottenere il risultato educativo o professionale autorizzato dal clan con il sotterfugio o il furto intellettuale e con l’intervento complice della famiglia che giustifica ed elemosina o raccomanda a seconda del caso. Se l’interlocutore è un estraneo finirà nel raggiro della persuasione o chiederà una contropartita, se è una persona affine al clan è già loro complice e giustifica e nasconde gli errori del clan.
La negazione dei valori civici della criminalità organizzata si riflette pienamente nel ruolo della famiglia criminale. La famiglia è una vera e propria azienda criminale che non assume a concorso o a domanda ma gestisce gli individui nel proprio territorio come si gestisce il bestiame. Detti individui devono imparare l’obbedienza cieca al clan a costo di dure conseguenze che non tengono assolutamente conto della parentela dell’individuo intesa ordinariamente. Il legame familiare si misura in base al legame di complicità più stretto. Il ruolo della famiglia nella società civile è quello di garantire il corretto sviluppo fisico ed intellettivo dell’individuo in relazione alle influenze esterne ed è quello prioritario di fornire i mezzi adeguati proporzionali alle proprie possibilità per il completo sviluppo della personalità nella società civile. La criminalità organizzata limita la facoltà di agire, di movimento e in definitiva lo sviluppo sociale di chiunque venga a contatto con loro perché ogni azione socialmente utile costituisce un ostacolo con i loro affari e viene in contrasto con gli interessi criminali del clan. Le arti e le scienze sono vietate esattamente come qualsiasi altra propensione professionale fino a quando l’individuo non ha appreso il principio del parassitismo sociale, fino a quando cioè non ha imparato che per sopravvivere deve rubare del merito e delle risorse altrui. Nel diritto i genitori hanno degli obblighi nei confronti della prole necessari a garantire la salute psicofisica dell’individuo ad ogni età di sviluppo e consentirgli di svolgere il proprio ruolo sociale. Nella famiglia criminale sono i figli ad avere doveri ad iniziare da quello dell’obbedienza imposta addossandogli le proprie responsabilità ed attribuendo gli errori commessi dalla famiglia. In questa maniera vengono addestrati a fare lo stesso scaricabarile sul più debole o sulle persone virtuose per il sentimento di invidia profonda che sviluppano. Il criminale in associazione a delinquere è abituato come ogni altro criminale a vivere alla giornata ma riesce anche a rubare il futuro altrui e delle prossime generazioni per scaricare le proprie responsabilità. Per farlo trattiene i vincoli che riesce a creare attraverso i luoghi comuni della parentela e attraverso la complicità criminale che si basa sulla conoscenza reciproca dei vizi e dei crimini. Il criminale sta in guardia contro il talento e la disciplina e contro la passione per lo studio come un uomo di legge sta attento invece ai segnali di allarme contro il crimine. Incapace a qualsiasi mansione sta attento e sfrutta tutte le sue complicità per sapere del misfatto della virtù che infastidisce e la interrompe in ogni maniera per scoraggiarla e corrompere un nuovo individuo da legare al vincolo silenzioso della complicità criminale ma il motivo principale di preoccupazione è il fatto che il sano e il virtuoso comportamento può scatenare i sospetti su un comportamento contrario. Vivere onestamente è contagioso e scatena perfino l’invidia del criminale che in ansia di essere giudicato per la paura di ammettere i propri errori impedirà la socialità attiva e l’impegno civico in ogni maniera. La famiglia criminale si impegna a creare la dipendenza per l’agiatezza e per il vizio e si impegna in una ritorsione sempre più aspra e vile per impedire ogni tentativo di fuga o accorgersene il prima possibile. Non esiste l’affettività in una famiglia criminale. La parentela è un alibi per ritorsioni più infide e peggiori mentre i sistemi persecutori ai quali si allenano in famiglia e che infine diventeranno il simbolo distintivo del nuovo affiliato presentato all’ambiente criminale con più orgoglio quanto più miserabile e vigliacco è stata l’azione criminale che ha compiuto. Il linguaggio ingannevole quanto sconcertante il loro comportamento. Dire che le nuove generazioni o gli estranei si comportano bene con il clan vuol dire che sono legati a un vincolo di complicità profonda e non intendono infrangerlo. Ciò li rende ricattabili in caso di tradimento.

domenica 18 ottobre 2015

ANALISI REALE SUL SETTORE DEVIATO DELLO STATO

Quello che sta accadendo nelle forze dell’ordine è esattamente ciò a cui siamo perfettamente abituati nel meridione italiano. La verità al meridione non ha alcun valore mentre hanno valore le complicità criminali che legano gli individui tra di loro per una questione culturale che va indagata nel profondo. La cultura degenerata del meridione impone di perseguire la propria utilità con il sotterfugio e la prevaricazione prevedendo il minimo rischio possibile per la propria incolumità sia quando questa è minacciata da un'altra famiglia criminale sia quando è minacciata dalla giustizia. Proprio cercando la protezione e la complicità ad ogni livello istituzionale avviene l’infezione di questa mentalità criminale che presuppone la società umana e il singolo essere umano come elemento negativo sempre di intralcio all’autorealizzazione che può quindi avvenire solo con metodi criminali. I criminali cercano un posto nelle forze dell’ordine per imporre il proprio interesse personale e tutelare gli affari della propria famiglia a discapito degli altri, primi fra tutti a discapito delle persone oneste. Lo ottengono per mezzo della raccomandazione e in un circolo vizioso sabotando gli intenti delle persone oneste che senza appoggio criminale tentano di ottenere l’ambito posto di lavoro. Questo sabotaggio continua anche una volta assunti ed avviene meccanicamente attraverso metodiche ben precise tese ad affermare la loro cultura, in aperto contrasto con la società civile. La sfida dei criminali in Italia in ogni luogo è apertamente quella di dimostrare che la società umana e lo stato di diritto sono fallimentari e lo fanno affermandosi contro ogni logica parassitando l’impegno altrui, imponendosi in ogni modo e in ogni luogo come unica alternativa. Per loro lo stato è solo uno strumento di vessazione. Realmente non comprendono il valore della giustizia perché abituati per cultura ad ottenere ciò che vogliono contro ogni altra regola. Il risultato è il sabotaggio continuo del lavoro delle forze dell’ordine. Dobbiamo amaramente constatare che ormai è questa la posizione preponderante nello stato italiano che scivola velocemente verso l’anarchia assoluta. Le persone per bene in mezzo ad una disputa si limitano alla degenerazione culturale del farsi i fatti propri, il principio essenziale della mentalità criminale, perché tutti sono colpevoli di qualcosa se divengono oggetto di discriminazione. La discriminazione in un ambiente malato viene pagata dalle persone virtuose che diventano vittima di critica e di persecuzione proprio per dimostrargli che il male è l’unica soluzione e renderli succubi della società criminale che si articola ormai ad ogni rango sociale. La maggiore difficoltà per ostacolare questo colpo di stato è dovuta ai complici altolocati insospettabili di questa logica perversa ed alla accentuata ramificazione all’interno dello stato che ci rende bersaglio di ogni tipo di pericolo ad iniziare dal pericolo dell’inefficacia totale dei mezzi di prevenzione conto il pericolo terrorista che gli altri stati occidentali hanno mentre noi non riusciamo ad identificare i terroristi dopo decine di anni dagli attentati. Siamo in balia del terrorismo politico che si afferma attraverso le lobbie di potere senza più la necessità di colpire in maniera eclatante sul territorio nazionale. Da tempo la politica nazionale ha firmato la resa ai metodi criminali di assegnazione dei posti di lavoro, anche di quelli indispensabili ed urgenti come i funzionari di pubblica sicurezza. Nascondendosi facilmente dietro l’immagine ovviamente positiva del funzionario dell’ordine pubblico ottengono lo scopo di colpire i loro bersagli semplicemente diffamandoli o di coprire il loro complici esterni semplicemente informandoli per tempo dei pericoli ma soprattutto ottengono lo scopo di sfiduciare i cittadini nelle istituzioni facendoli rassegnare all’orribile dittatura del male che non ha bisogno di emissari in vista ma più facilmente si nasconde all’ombra delle personalità di spicco per la viltà spirituale che contraddistingue la loro cultura degenerata. Questo paese ha perso la fede nell’uomo. La prima è più urgente riforma da effettuare per prevenire le infiltrazioni criminali è quella delle forze dell’ordine. Nascondere questa realtà è una grossa complicità criminale motivata dalla vigliaccheria.

LO STUPRO E LA FRUSTRAZIONE CRIMINALE

Lo stupro è un problema che riguarda l’intera società civile e non esclusivamente la donna perché il rapporto tra sessi ha un ruolo fondamentale nella spinta evolutiva di tutti gli esseri viventi. Questa verità naturale conferisce alla donna un ruolo chiave nella società civile che paga il suo prezzo pesantemente quando la donna vittima di violenza influenza negativamente l’ambiente in cui vive ad iniziare dall’ambiente familiare e concludendo con l’ambiente professionale del quale la donna ha sempre fatto parte integrante e dove solo oggi vede il suo ruolo per una esigenza organizzativa proporzionale alla crescente individualità dei singoli nella collettività. La donna vittima di violenza che non vede soddisfatta l’offesa subita dalla giustizia sviluppa un carattere socialmente negativo che tramanda alla prole e sarà peggiore in proporzione alle costrizioni al silenzio imposte. I criminali meridionali conoscono bene questo effetto e ne strumentalizzano le conseguenze facendo diventare lo stupro una forma disumana di diseducazione. La donna o l’uomo vittime di imposizione sessuale stroncheranno le loro ambizioni sociali che naturalmente determina la selezione sessuale. La libera scelta sessuale pone la differenza tra l’uomo e le bestie in schiavitù e rappresenta ancora il segno della civiltà che stenta ad arrivare in ogni parte del mondo. L’uomo virtuoso di fronte alle conseguenze psicologicamente distruttive dello stupro che manifesta la vittima subirà esso stesso un danno morale che si ripercuote nella sua vita affettiva e professionale come ulteriore segnale di allarme che avverte della necessità sociale ed umana urgente di porre rimedio ad una piaga di ingenti conseguenze e di crescente diffusione a causa degli stimoli negativi dell’imposizione del libertinaggio sessuale e della carenza di modelli positivi. Succede ad esempio al partner della vittima che generalmente non si considera soddisfatto neanche quando il crimine è riconosciuto e perseguito dalla legge. Nella donna non doverosamente supportata dalla società civile le conseguenze psicologiche dello stupro degenerano fino al lesbismo e all’odio per l’altro sesso. D'altronde il carattere dello stupratore dimostra una omosessualità latente e un profondo senso dell’odio: la frustrazione sessuale di un carattere socialmente negativo li spinge ad odiare l’umanità stessa e quindi i suoi comportamenti naturali. L’omosessualità palesa pure l’intenzione distruttiva per il genere umano. La violenza sessuale è un problema antico quanto il male e probabilmente lo incarna fino ad identificarlo. Perfino nelle regole antiquate imposte da Mosè alle tribù ebraiche lo stupro veniva contrapposto ad un comportamento sano ancora tramandato dalla bibbia, misconosciuto da molti cristiani nella misura della loro fede, ed era prevista la morte come punizione in alternativa alla responsabilità matrimoniale quando la donna aveva pochi diritti oltre a quelli del bestiame. Da allora sono stati fatti pochissimi e recentissimi passi avanti per riconoscere la dignità dell’individuo nei rapporti sessuali ma troppi passi indietro nelle abitudini sessuali della popolazione occidentale da imputarsi probabilmente alle icone del consumismo sfrenato che impone l’abuso delle libertà conquistate dal progresso sociale e l’irresponsabilità collettiva. Un considerevole ulteriore progresso potrebbe essere costituito dalla possibilità da parte della donna di riconoscere il proprio stupratore in tribunale una volta accertato il rapporto sessuale da parte del professionista medico o riconosciuto dal criminale stesso in tribunale. Oggi invece la donna vittima di stupro al contrario della vittima di ogni altro reato si trova, già difficilmente denunciato il crimine, di fronte a molte altre difficoltà che alcune donne paragonano ad un ennesimo stupro da parte dell’autorità che necessita di provare oltre al fatto la dimostrata contrarietà della donna con grande invasività medica ed investigativa. L’ importanza e la diffusione del crimine giustificano invece un impegno più efficace a costo di prevedere qualche errore giudiziario comunque inevitabile a danno di uomini ingiustamente accusati che, dopo tanti anni di esperienza opposta, si potrebbero così responsabilizzare sulla loro scelta sessuale e sul loro atteggiamento sessuale. Questo progresso potrebbe però oggi essere determinato solo da una profonda rivoluzione sociale che riconosce il problema collettivo e l’esigenza immediata di porvi rimedio creando delle garanzie sul diritto di libera scelta sessuale. 

venerdì 16 ottobre 2015

BULLYING EDUCATES NEW GENERATIONS OF CRIMINALS. IL BULLISMO EDUCA NUOVE GENERAZIONI DI CRIMINALI

In English at beginning, in fondo in italiano.

The problems of the southern italian students are not at all different from the problems of the population. In the school environment all the social hardships and cultural deviations present in the external environment are reflected, but for good reason we should demand a more accurate monitoring of the new generations aimed at combating the cultural problems present in the territory of interest. This demonstrates the need to decentralize as much as possible the management of the education sector to be able to recognize, prevent and counteract situations of teaching difficulties that also reflect the contrast on the territory with public needs but shows us above all a lack of knowledge of these contrasts that a greater attention towards the new generations could avoid. Unfortunately, the social and cultural contrasts with public needs are also measured according to the adaptation of the teachers to the socio-cultural environment that determines them. Ultimately, the guarantee of the interests of the teacher according to his public function ensures effective penetration in the territory that can satisfy even the needs of prevention in the field of public safety. The demonstration of contemporary needs between the professional teaching environment and the educational environment remains in topics such as bullying and drugs. The bullying in the south is not simply the act of abuse of the bully boy for education but a system of diseducation of the new generations to the logic of criminal power in which the bully can also have a thin and embarrassed appearance. While the state plans a school education system, in those same environments among young people, precocious teachers commit themselves to inculcate opposing values ​​and make recognize the systems of control of organized crime that will follow them throughout their lives and that will really impose their decisions to individual since very young. The character of organized crime is fully reflected among young students and imposes cowardice and subterfuge as rules of obedience. The young offenders will not be scrupulous to act subtly in a numerical majority and away from the complicity of their own and acquired in the family that define friendships. The important thing is to avoid the consequences of this environment for the boy of good education that forced to defend himself will be criminalized until he assimilates the criminal culture. The episodes of violence must always be condemned and prevented by demonstrating the vigilant presence of the educator but above all it is necessary to know how to distinguish well between the virtuous and the dishonest. It is a hard test for the educator who has to do with the young age and the sense of tenderness that inspires even when he lives in a degraded environment and that is used by young bullies to art. What happens between school desks is always the mirror of family education. In the South, the culture of civil society is at a disadvantage compared to the more profitable cult of ignorance and an army of social workers would be needed to carry out an urgent task. Even in the face of the scourge of drugs, the education sector proves to be impotent and an obstacle to the public security function, justifying illicit behavior with the excuse of the state's passivity for the quiet living with the family members of the deviant that justify their behavior and sometimes they encourage him as a system of uneducation to the silence of omerta and criminal complicity. Hardly the guilty ones of the deseducation will admit their responsibilities because they themselves are promoters of a criminal culture. In the south we need an evangelization of the common good starting from adults and first of all those who are responsible for being professional educators while already throughout Italy we pay the price of the infection of the historically southern cult of evil.

I problemi degli studenti meridionali non sono per nulla differenti dai problemi della popolazione. Nell’ambiente scolastico si riflettono tutti i disagi sociali e le devianze culturali presenti nell’ambiente esterno ma a buona ragione dovremmo pretendere una sorveglianza più accurata sulle nuove generazioni finalizzata proprio a contrastare i problemi culturali presenti nel territorio di interesse. Questo dimostra la necessità di decentrare quanto più possibile la gestione del settore dell’istruzione per riuscire a riconoscere, prevenire e contrastare le situazioni di difficoltà di insegnamento che riflettono anche il contrasto sul territorio con le esigenze pubbliche ma ci dimostra soprattutto una carenza nella conoscenza di questi contrasti che una maggiore attenzione nei confronti delle nuove generazioni potrebbe evitare. I contrasti sociali e culturali con le esigenze pubbliche si misurano anche purtroppo in base all’adattamento degli insegnati all’ambiente socio-culturale che li determina. In via definitiva la garanzia degli interessi dell’insegnate in funzione della sua funzione pubblica garantisce una penetrazione efficace nel territorio in grado di soddisfare persino le esigenze di prevenzione in campo di pubblica sicurezza. La dimostrazione di esigenze contemporanee tra l’ambiente professionale docente e l’ambiente educativo rimane in argomenti quali il bullismo e la droga. Il bullismo al sud non è semplicemente l’atto di prevaricazione del ragazzo prepotente per educazione ma un sistema di diseducazione delle nuove generazioni alle logiche di potere criminale in cui il bullo può avere anche un aspetto mingherlino e impacciato. Mentre lo stato pianifica un sistema di istruzione scolastica, in quegli stessi ambienti tra i ragazzi, insegnanti precoci si impegnano per inculcare valori opposti e fanno riconoscere i sistemi di controllo della criminalità organizzata che li seguiranno tutta la vita e che imporrà realmente le sue decisioni all’individuo fin da giovanissimo. Il carattere della criminalità organizzata si riflette pienamente tra i giovani studenti e impone la viltà e il sotterfugio come regole di obbedienza. I giovani prevaricatori non si faranno scrupoli ad agire subdolamente in maggioranza numerica ed al riparo delle complicità proprie ed acquisite in famiglia che definiscono amicizie. L’importante è evitare le conseguenze di questo ambiente per il ragazzo di buona educazione che costretto a difendersi sarà criminalizzato fino a quando non assimila la cultura criminale. Gli episodi di violenza vanno sempre condannati e prevenuti dimostrando la presenza vigile dell’educatore ma soprattutto è necessario sapere distinguere bene tra il virtuoso e il disonesto. Si tratta di una dura prova per l’educatore che ha a che fare con la giovane età ed il senso di tenerezza che ispira anche quando vive in un ambiente degradato e che è usato dai giovani bulli ad arte. Quello che succede tra i banchi scolastici è sempre lo specchio dell’educazione familiare. Al sud la cultura della società civile è in posizione di svantaggio rispetto al più proficuo culto dell’ignoranza e sarebbe necessario un esercito di assistenti sociali per svolgere un compito urgente. Perfino di fronte alla piaga della droga il settore dell’istruzione si dimostra impotente e di ostacolo rispetto alla funzione di pubblica sicurezza giustificando comportamenti illeciti con la scusa della passività dello stato per il quieto vivere con i familiari del deviato che ne giustificano il comportamento e talvolta lo incoraggiano come sistema di diseducazione al silenzio dell’omertà e della complicità criminale. Difficilmente i colpevoli della diseducazione ammetteranno le loro responsabilità perché essi stessi fautori di una cultura criminale. Al meridione c’è bisogno di una evangelizzazione al bene comune ad iniziare dagli adulti e per primi da coloro che sono responsabili di essere educatori professionali mentre già in tutta Italia paghiamo il prezzo dell’infezione del culto del male storicamente meridionale.

IL MATRIMONIO COMBINATO NELLA CULTURA CRIMINALE

Il matrimonio combinato nella cultura criminale non ha il semplice intento del reciproco vantaggio economico ma bensì un preciso scopo educativo. Per questa ragione non riguarda le sole famiglie facoltose ma coinvolge tutti gli strati sociali fino al più umile che in quanto tale non ha nessuna maniera di difendersi. Con il matrimonio deciso dalla famiglia, che rispetta gli interessi e la volontà di una precisa gerarchia criminale, si impedisce che i segreti e le vergogne di tutto il clan trapelino all’esterno divenendo motivo di ricatto nell’ambiente criminale o scalfendo la fama della famiglia che, in contraddizione con la realtà, appare sempre fulgida e tale viene riferita come segno di rispetto dalle persone meno potenti nella gerarchia criminale. La loro cultura incoraggia come elemento di disturbo atteggiamenti molesti e la menzogna che è indispensabile per tutelare le loro azioni criminali ma questa realtà è oscurata dal rispetto considerato proprio in funzione della loro capacità di delinquere. La gestione degli accoppiamenti degli individui in un dato territorio o in una data sfera di influenza serve a gestire quel territorio o quel preciso ambito di affari, comprese le cariche istituzionali. Il più potente, deciso per depravazione morale e per fama, è il primo a decidere, anche se donna, e in questa maniera si misurano e si sfidano le diverse ambizioni criminali. I clan decidono e si misurano per gli accoppiamenti indipendentemente dalla volontà dei singoli individui. In base agli accoppiamenti, che a causa dell’abuso delle libertà sessuali che impone la modernità possono anche non coincidere con i matrimoni, si decidono anche le assunzioni per i posti pubblici che consentono le raccomandazioni. Per addestramento familiare acquisito fin dall'infanzia gli uomini devono costantemente imporsi come partner sessuale e le donne devono difendersi attraverso la propria famiglia. In questo modo appena si scontreranno con un ostacolo superiore inizieranno le trattative prematrimoniali. Non si corteggia mai la donna in ambiente criminale ma si corteggia la capacità militare della famiglia alla quale appartiene. Tutti devono seguire le regole che la cultura criminale impone e non sarà tollerata la tentazione della normale affettività che presuppone una libera scelta sessuale. L’affettività sarà strumentalizzata per i ricatti e le ritorsioni del caso ed in ogni caso vista come un onta per l’intera comunità criminale. Sfruttando l’età dei primi amori gli individui devono essere addestrati ad agire, anche sessualmente ed anche se di umili condizioni sociali, per conto della loro famiglia per punire le famiglie più deboli o le persone oneste. Anche se il corteggiamento inizia per una naturale reciproca attrazione ed anche qualora le famiglie si aggirino per la stessa sfera di affari e siano circa equipollenti, i giovani individui saranno prima costretti a disprezzarsi e imparare le regole criminali e solo successivamente ad unirsi per reciproco vantaggio. Le famiglie si dichiarano sempre contrarie fino a quando non avranno ottenuto qualcosa in cambio del loro consenso e fino a quando non avranno ottenuto che il loro pargolo, smarriti, abbiano imparato ad agire nell’interesse della famiglia sempre pronta a garantire un sostegno materiale quando quello si troverà costretto a scegliere tra la propria incolumità e i propri sentimenti. “Non potevi essere da un'altra parte ieri?” è il motivo scatenante uno stupro che deve essere taciuto pena ritorsioni peggiori che sono motivate dal fatto che una donna al sud ammettendo uno stupro ammette di aver commesso un errore. Quando arriva il giorno del matrimonio, deciso sempre per tutelare la rispettabilità della famiglia, vengono definitivamente decisi il ruolo che ognuno nella coppia dovrà recitare per incarico dell’organizzazione e l’incarico che prevede un ambito di responsabilità. In quell’occasione verranno anche decisi spostamenti di capitale anche occultato, talvolta mascherato da colletta ma in ogni caso strumentale al clan che lo gestirà anche dopo il matrimonio. La donna è la vittima designata in una cultura che determina la necessità perpetua di trovare un capro espiatorio per scansare le proprie colpe ed addossarle ad una persona più debole. Per essere considerati adulti gli uomini della criminalità organizzata devono aver imparato il maltrattamento e la denigrazione del ruolo della donna nella società civile e la donna deve aver imparato a scansare le sue responsabilità scegliendo capri espiatori tra le donne di famiglie militarmente più deboli.

giovedì 15 ottobre 2015

Le molestie sessuali sono un bagaglio culturale della criminalità organizzata

Le molestie sessuali al meridione sono vissute come la normalità perché fanno parte di un bagaglio culturale che accetta il parassitismo sociale come mezzo di affermazione individuale. L’ostacolo a contrastarle è nella carenza normativa dello stato di diritto che è responsabile di questa piaga sociale. Solo di recente il legislatore ha colmato il divario con gli altri stati europei provvedendo contro gli stalker telefonici e i persecutori abituali ma l’argomento è tutt’altro che concluso. Il molestatore abituale al meridione e per diffusione ormai in tutto il paese non è semplicemente colui che pedina le vittime convinto di un qualche diritto di proprietà ereditato dalla cultura meridionale ma riesce ad ostacolare la vittima in tutti gli ambiti di vita usando tutti i mezzi e le amicizie necessarie per impedire la carriera professionale e l’affermazione sociale della vittima forte della cultura retrograda che impone un diritto di proprietà sulle persone. Si tratta di un atteggiamento accostabile al satanismo. Distruggere tutte le certezze e gli appoggi affettivi della vittima per sottometterla e per renderla succube di questa mentalità. La famiglia non è sempre complice ma spesse volte impotente di fronte agli orchi rapitori. Il molestatore al sud non è solo uomo, come imporrebbero i luoghi comuni, ma al riparo di questi luoghi comuni soprattutto le donne impongono le loro scelte senza lasciare scampo alla vittima. Il molestatore uomo impone la sua presenza generalmente in virtù della sua posizione sociale e delle sue frequentazioni altolocate minacciando che gli si farebbe un torto preferendo un altro di più modesta posizione sociale. Il molestatore donna agisce in combutta con il primo, incoraggiata dalla famiglia, esprimendo le stesse convinzioni culturali e rincorre l’uomo di virtù per ostacolarne l’affermazione sociale e ricattarlo fino alla resa alle convenienze della sottomissione alla propria famiglia. In entrambi i casi si costringe la società civile alla immobilità fautori della proprietà del clan criminale sugli incarichi pubblici che si conferiscono con la dote matrimoniale assieme alla donna. Il danno alle istituzioni è enorme. Si tratta di una cultura opposta alla meritocrazia che si basa sulle conquiste sociali per destrezza e sotterfugio.

THE REPENTANCE - IL PENTIMENTO

In English at beginning, in italiano in fondo

The repentance of a criminal in Italy has something of redemption. At the same time it is difficult to renounce one's social support and admit one's own errors, motivated by a momentary weakness or by a recurring habit that they are. Repentance is even more difficult when one's mistakes are imposed by strict family training, as happens in organized crime that leaves no way out. The repent is suddenly confronted with his responsibilities in front of himself and in front of civil society when the latter lends a hand. He has to deal with all his mistakes seen through the filter of his new life in the human society begun at the very moment he made this choice regardless of whether human institutions make it possible. Criminals, thieves, murderers, extortionists suddenly find themselves talking about their daily affairs with honest family fathers bound by duty and a hard task as much as they do in Italy. With this contact, as in the example of redemption, the covenant is sealed with humanity that can not discourage any bureaucracy. The example of repentance above all else provides proof to those who are tempted by it. Human society must provide all the necessary support for the sure repentance of the values ​​that can distinguish a true intention to always be ready to show itself as a point of reference because repentance is a form of redemption useful to the whole civil society and not only to the individual an individual who struggles to do it to give advantage to his fellows and, first of all, to his descendants. The study and understanding of repentance provide us with the tools to understand how the error was possible, for what causes it happened; they allow us to put in place the tools to prevent it and to know how to promptly identify it; they enable us to strengthen man and the community who come to know it in virtue. Yet the repentance in Calabria is still a rare case, of limited relevance because it happens exceptionally only when the law enforcement agency intervenes. In Calabria we do not understand the value of repentance and hinder its occurrence, provoking the fury against those who try it in every way. In repentance, redemption is attempted before one's family circle inevitably hinders him and his entire community with the passage of time increasingly bound to the global society even as regards crime. For the umpteenth time it must be stressed that this is a profoundly cultural problem of the south that imposes the circumstances of well thought and appearance assessed on the basis of economic abilities and subsequently on the basis of the ability to harm through political friendships. Crime in the south is not made up solely of the armed family to defend its illicit affairs or to carry out extortions. The crime in the south consists of a conspicuous community disoriented from resignation to the fact that one can not satisfy one's personal ambition if not acting to the detriment of civil society, putting in place the fraud that consists in a theft of image to the detriment of honest people, considered stupid, to hinder their propensity and hide their criminal activities carried out in favor of their family sometimes only by implementing the retaliation that the abuses of their office or the omissions inherent in their office allow. For the Calabrians no one is a criminal, much less themselves, because the world works so well and everyone takes advantage of it but every Calabrian knows a ruthless criminal who is willing to show his friendship and are all happy when unmasked for criminals who they will finally be able to remove the mask of appearances to carry out revenge against those who have done them the favor of unmasking them. We can not really understand the value of acting honestly in the interest of the community. This is considered a crazy action that will face the necessary consequences once you realize that honesty is contrary to the logic of favoritism that divulges organized crime and pervades now the whole country. Anyone who wants to extricate themselves from this culture deeply rooted in the family tradition of the south will be faced with deep obstacles made up of those who are trained to guess any hesitation or indecision on the path of crime. These obstacles will gradually become physical when close family members face the need to defend their interests or the interests of economically and politically more powerful people. The man who intends to betray will find himself faced with the circumstances imposed by the criminal manners forced by the game of appearances who first want to take into account the family duties and duties towards their acquaintances. The scam of appearances is always the same and we must behave "well" with people, especially if they are familiar, even if this means behaving contrary to common morality, so even when this means behaving exactly the opposite of what is said. The 'ndrangheta is a world of madmen in which the deviated mental and the disturbed must be respected because they have been able to impose themselves through criminal complicity and political recommendations while the righteous people are considered stupid. To mislead the 'ndrangheta social priorities must be clear and immediate.

Il pentimento di un criminale in Italia ha qualcosa della redenzione. E’ difficile allo stesso tempo rinunciare ai propri appoggi sociali ed ammettere i propri errori, motivati da una debolezza momentanea o da una abitudine ricorrente che essi siano. E’ ancora più difficile il pentimento quando i propri errori sono imposti da un rigido addestramento in famiglia come accade nella criminalità organizzata che non lascia scampo. Il pentito si trova di fronte tutto ad un tratto alle proprie responsabilità di fronte se stesso e di fronte alla società civile quando questa gli tende una mano. Deve fare i conti con tutti i propri errori visti attraverso il filtro della sua nuova vita nella società umana iniziata nel momento stesso in cui ha compiuto questa scelta indipendentemente dal fatto che le istituzioni umane lo rendano possibile. Criminali, ladri, assassini, estorsori si trovano all’improvviso a dialogare delle loro vicende quotidiane con onesti padri di famiglia vincolati dal dovere e da un impegno duro quanto svolgerlo in Italia. Con questo contatto come nell’esempio della redenzione si suggella il patto con l’umanità che non può scoraggiare nessuna burocrazia. L’esempio del pentimento prima di ogni altra cosa fornisce la prova a coloro i quali ne sono tentati. La società umana deve fornire tutto l’appoggio necessario al pentimento certa dei valori che sanno distinguere una intenzione veritiera per essere sempre pronti a mostrarsi come punto di riferimento perché il pentimento è una forma di redenzione utile all’intera società civile e non solo al singolo individuo che a fatica lo compie per darne vantaggio ai suoi simili e, per primi, ai suoi discendenti. Lo studio e la comprensione del pentimento ci forniscono gli strumenti per comprendere come è stato possibile l’errore, per quali cause è avvenuto; ci consentono di mettere in atto gli strumenti per prevenirlo e per saperlo prontamente individuare; ci consentono di fortificare nella virtù l’uomo e la comunità che ne vengono a conoscenza. Eppure il pentimento in Calabria è ancora un caso raro, di rilevanza limitata perché avviene eccezionalmente solo all’occorrenza dell’intervento riparatore delle forze dell’ordine. In Calabria non si comprende il valore del pentimento e se ne ostacola l’evenienza suscitando l’accanimento contro chi lo tenta in ogni modo. Nel pentimento si tenta la redenzione prima della propria cerchia familiare che inevitabilmente lo ostacola e della intera propria comunità con il passare del tempo sempre più vincolata alla società globale anche per quanto riguarda la criminalità. Si deve sottolineare per l’ennesima volta che si tratta di un problema profondamente culturale del meridione che impone le circostanze del ben pensare e della apparenza valutata in base alle capacità economiche e di seguito in base alla capacità di nuocere attraverso le amicizie politiche. La criminalità al sud non è costituita esclusivamente dalla famiglia armata per difendere i suoi affari illeciti o per compiere estorsioni. La criminalità al sud consta di una comunità cospicua diseducata dalla rassegnazione al fatto che non si può soddisfare la propria ambizione personale se non agendo a danno della società civile, mettendo in atto la truffa che consiste in un furto di immagine a danno delle persone oneste, considerate sceme, per ostacolarne la propensione e nascondere le proprie attività criminali compiute a favore della propria famiglia talvolta esclusivamente attuando le ritorsioni che gli abusi della propria carica o le omissioni inerenti alla propria carica consentono. Per i calabresi nessuno è criminale, tantomeno loro stessi, perché tanto il mondo funziona così e tutti se ne approfittano ma ogni calabrese conosce un criminale spietato che all’occorrenza è disposto a dimostrare la propria amicizia e sono tutti felici quando smascherati per i criminali che sono potranno finalmente togliere la maschera delle apparenze per compiere la vendetta contro coloro che hanno fatto loro il favore di smascherarli. Non si riesce proprio a comprendere il valore dell’agire onestamente nell’interesse della collettività. Questa è considerata una azione da pazzi che si troveranno di fronte alle dovute conseguenze una volta resisi conto che l’onestà è contraria alla logica del favoritismo che divulga la criminalità organizzata e pervade ormai l’intero paese. Chiunque voglia estrinsecarsi da questa cultura profondamente radicata nella tradizione familiare del meridione si troverà di fronte ad ostacoli profondi costituiti da coloro che sono addestrati ad indovinare qualsiasi tentennamento o indecisione sulla strada del crimine. Questo ostacoli diventeranno poco alla volta fisici quando i familiari più stretti si troveranno di fronte alla necessità di difendere i propri interessi o gli interessi di persone economicamente e politicamente più potenti. L’uomo che intende tradire si troverà di fronte alle circostanze imposte dalle buone maniere criminali costretti dal gioco delle apparenze che vuole prima tener conto dei doveri familiari e dei doveri nei confronti delle proprie frequentazioni. La truffa delle apparenze è sempre la stessa e ci si deve comportare “bene” con le persone, specialmente se sono familiari, anche se questo vuol dire porre in atto comportamenti contrari alla moralità comune, quindi anche quando questo vuol dire comportarsi esattamente al contrario di quanto si dice. La ‘ndrangheta è un mondo di pazzi nel quale i deviati mentali e i disturbati devono essere rispettati perché hanno saputo imporsi attraverso le complicità criminali e le raccomandazioni politiche mentre le persone rette sono considerate sceme. Per trarre in inganno la ‘ndrangheta le priorità sociali devono essere chiare e immediate.   

mercoledì 14 ottobre 2015

IL CLAN è COLLATERALE ALLO STATO

La mentalità del clan che sopravvive in Calabria è sempre in contrasto con gli interessi dello stato e di conseguenza con gli interessi collettivi della società civile eppure questo contrasto non è ancora diventato rilevante nelle scelte politiche. Quando vengono indagati o arrestati i clan criminali questi rappresentano solo la fazione operativa della intera famiglia mentre appoggiano solidamente sulle persone che rimangono in libertà più efficacemente legati alla società civile e che non gli consentono di fatto nessun pentimento. Non esistono i mezzi legali e, di fatto, non esiste a tutt’oggi l’intenzione di perseguire la cosiddetta zona grigia definita generalmente come marginale ma che rappresenta di fatto la cultura criminale dalla quale si ramificano i nuclei dediti all’estorsione e allo spaccio di droga. Quello che generalmente viene definito concorso esterno in associazione mafiosa colpisce solo una minima percentuale degli individui che sono culturalmente affetti dalla mentalità criminale. Manca sinteticamente la coscienza del bene comune che dovrebbe espletare la funzione pubblica e il fenomeno infettivo dilagante della criminalità organizzata finisce per continuare a riprodurre i suoi effetti degeneranti all’interno della società civile boicottandola. La mentalità del clan presuppone il favoritismo per i membri che lo compongono fino al secondo grado di parentela ed oltre. La raccomandazione al meridione è il presupposto discriminante per qualsiasi concorso e qualsiasi assunzione. Dipenderà dalla moralità del clan, che precipita come le garanzie di efficienza dello stato di diritto, fino a che punto si possa spingere un membro della famiglia così allargata per favorire il consanguineo lontano che una volta assunto penserà per prima cosa al dovere di ricambiare il favore. Non c’è nessuna tutela dello stato e nessun funzionario a garantire il diritto dell’onesto cittadino che si presenta a chiedere un posto di lavoro senza nessuna raccomandazione. Ne deriva che i disonesti facilmente si intrufolano e paralizzano gli apparati pubblici. I risultati in termini di efficienza e produttività sono tristemente noti. Persino la pubblica sicurezza quando richiede informazioni sul territorio si trova di fronte a un contatto imposto e predeterminato dalla famiglia con la conseguente forte limitazione della fonte.

lunedì 12 ottobre 2015

PERVERSIONE SESSUALE NELLA CULTURA CRIMINALE

Nella cultura criminale che devasta il meridione l’argomento sessuale è sempre predominante perché la depravazione sessuale è lo strumento di ritorsione ultimo verso le vittime donne all’interno della famiglia ed anche lo strumento di diseducazione delle nuove generazioni. Viene trattato apertamente e volgarmente in ambiente familiare per rifletterne il carattere clandestino oppure viene sottinteso in qualsiasi altra circostanza in modo da farne dipendere gli esiti di dispute territoriali, commerciali o politiche (volendo questo termine accettare per la gestione dei bacini di voto di scambio). L’età dei primi amori è anche il momento in cui gli individui della famiglia vengono addestrati ad un atteggiamento utilitarista nei confronti del proprio corpo. Impareranno ad ottenere quello che vogliono chiedendo il consenso del clan e a compiere azioni criminali per ottenerlo. Impareranno soprattutto che i loro sentimenti sono stupidi in quanto momento di debolezza nel quale diventano ricattabili e che le cause di tutti i loro problemi sono i sentimenti così svilupperanno un individualismo criminale fuori da ogni logica razionale. Ora sono pronti ad una unione decisa dal clan che può anche coincidere al primo motivo di contrasto dato che entrambi nella coppia hanno imparato la sottomissione. In ogni caso adesso sono pronti a decidere autonomamente a chi concedersi in base ai rapporti di forza dei clan e ad imporsi, cioè a molestare le vittime inermi, perché non vengono difese dalla loro famiglia fino a quando non hanno imparato a fare i capricci, decise spesso dal clan più potente. Con la dote della donna, ed oggi a causa degli abusi della libertà sessuale e della loro imposizione, si muovono i rapporti di forza dei clan e il giorno del matrimonio viene sancita la parte da recitare e il ruolo dell’individuo nell’organizzazione in base a un rapporto di coppia sempre vissuto come una imposizione. L’invidia repressa dei criminali nei confronti della normalità della affettività farà in modo che ogni propensione verso l’affettività o il ruolo educativo della famiglia divenga causa di ritorsioni piccole e grandi. Qualora il genitore sia tentato di svolgere il proprio ruolo di tutela nello sviluppo della personalità del figlio nella società civile sarà vittima di scherno e ritorsione. L’uomo e la donna si devono fare rispettare attraverso l’autorità del clan e decidere di conseguenza a chi sottomettersi. L’uomo in questa continua gara distruttiva ha una parte attiva che corrisponde a quella dello stupratore. Sarà la donna a dover giustificare il motivo per il quale non si è fatta rispettare ricorrendo al clan e dovrà nascondere il torto subito come una colpa grave perché il clan di appartenenza è il primo censore di comportamenti fuori dalle regole criminali e se non si sa rivalere proporrà le proprie scuse o anche il matrimonio. Adesso basterà ricondurre tutto ad un discorso sessuale, sottinteso in qualsiasi modo, cosicché si tornerà a parlare del sesso anche iniziando il dialogo dalle buone maniere all’ora del tè. In questo modo tutto risulterà offensivo e motivo di scontro fino a quando le famiglie chiamate in causa non si troveranno daccordo su uno scambio di affari o su un unione matrimoniale. In questo modo ognuno direttamente chiamato in causa oppure chiunque venga a sapere della questione sarà naturalmente propenso alla riservatezza e a non immischiarsi a meno che non sia direttamente coinvolto.

domenica 11 ottobre 2015

La donna di 'ndrangheta

Le donne di ‘ndrangheta sono educate all’interno delle loro famiglie ad essere usate non come semplice merce di scambio, non come semplice oggetto come giustificano i luoghi comuni, ma a saper individuare un probabile ostacolo per gli affari della loro famiglia e proporsi autonomamente come merce di scambio. Se l’ostacolo viene identificato in una famiglia economicamente e politicamente più potente, le donne devono saperlo valutare e saper divenire mezzo di ricatto, non appena in contatto, oppure strumento di collegamento con la famiglia superiore in una precisa e pressoché immutabile gerarchia criminale. Allo stesso modo la donna che entra in contatto con una persona onesta o con un uomo di stato deve saper diventare strumento di ricatto o corruzione morale costringendolo attraverso le regole rigide della ‘ndrangheta alla complicità. Per questa ragione non basta indagando sulla criminalità organizzata approfondire sulle frequentazioni dell’individuo, specialmente se donna, per giudicarlo né tantomeno orientarsi con gli stereotipi o i luoghi comuni che rappresentano per i criminali una copertura per le enormi, grandiose sceneggiate che mettono in atto per trarre in errore la società civile allo  scopo di derubare i meriti o corrompere gli individui che la compongono ponendo in atto la loro sfida morale e coinvolgendoli nella loro sfera più privata. Impietositi o tratti in inganno dalle facili apparenze dei luoghi comuni, le persone oneste si lasceranno coinvolgere emotivamente diventando esse stesse già complici fintantoché accortisi della frode subita sono facile capro espiatorio per scaricare le responsabilità dei criminali che in questo modo pongono in atto la loro corruzione morale imponendo la complicità come unica via di uscita da situazioni ambigue. Le donne di ‘ndrangheta imparano ad essere schiave sessuali a costo di gravi violenze fisiche e psicologiche che le rendono succubi e a loro volta persecutrici. Difficilmente capiranno il valore della loro libera scelta o di una azione socialmente costruttiva se non estrapolate completamente dal loro contesto perché sono abituate a non avere scampo. Questo ritratto identifica non esclusivamente la famiglia armata, prevalente oggetto di interesse da parte dello stato, ma una intera cultura criminale comunemente riconoscibile dal suo atteggiamento ritroso. Come per gli uomini, non sono ammesse azioni motivate dal comune buon vivere civile e non da interessi personali perché il buon vivere civile senza approfittarsi di una occasione propizia di arricchirsi o di infierire sul prossimo è agire da scemo.

CULTURA CRIMINALE

La questione culturale imposta dalla organizzazione della criminalità pone un problema più grave della azione criminale in se stessa. Delinquere non viene visto come un errore ma come l’unica via di sopravvivenza in un ambiente che non premia minimamente l’onestà né il buon senso anzi li perseguita entrambi come fattori negativi. La cultura criminale determina un secondo passo indietro rispetto alla criminalità motivata da una semplice necessità materiale imminente oppure da una educazione socialmente negativa. Entrambi questi fattori sono però condizioni fertili di corruzione da parte della criminalità organizzata. Si può sostenere che in Italia non esiste criminalità diversa da quella organizzata. Mentre altrove la società civile riesce ad effettuare misure di prevenzione e contenimento della delinquenza agendo sul singolo caso, in questo paese la società civile non ha il controllo del territorio pari a quello che la criminalità organizzata esercita con i suoi mezzi di persuasione e di prevaricazione. Mentre può accadere un crimine senza che vengano scovati i colpevoli, al contrario difficilmente i clan e le cosche che controllano un territorio non sanno cosa succede e per mano di chi. La criminalità organizzata esercita un controllo capillare sul territorio in contrasto alla società civile italiana che ormai a malapena riesce ad effettuare azioni di contenimento del crimine tanto radicata e infettiva è la cultura criminale su tutto il territorio nazionale. Bisogna porre particolare attenzione all’opinione diffusa che la società sia irrimediabilmente marcia perché questo pone nelle condizioni psicologiche di malessere che diventano facilmente terreno fertile per la corruzione morale del singolo individuo a qualsiasi livello della sua crescita sociale personale. Probabilmente in questo territorio è vero che un singolo individuo mai nel corso della vita abbia avuto a che fare con la società civile sana che per forza di cose vive arroccata in circoli chiusi generalmente consapevoli del fatto che le istituzioni e la politica sono marce nel loro profondo essere ma non bisogna mai dimenticare che le molteplici realtà negative vivono necessariamente a ridosso delle realtà produttive che è sempre più facile definire resistenti. Per fare quei due passi avanti che ci portano a venire a contatto con la comunità civile nazionale e internazionale è importante ormai prendere posizioni aperte contro la cultura criminale ed offrire la possibilità di aggregazione a chiunque lo voglia. La questione particolarmente difficile è soppiantare la politica criminale del clientelarismo assieme al luogo comune che la genera e la sorregge. E’ indispensabile per il recupero del paese creare una cerchia sana della politica che parta dal presupposto del contrasto alla criminalità organizzata e ad ogni forma di corruzione e promuova i mezzi necessari a determinarlo. 

lunedì 5 ottobre 2015

LO STATO SIAMO NOI

Quando la mentalità criminale di “Cosa nostra” entra in contatto con lo stato il loro nuovo motto diventa “Lo stato siamo noi”. Questa è in parole povere la filosofia criminale del colpo di stato che lentamente ha corroso le istituzioni. Alla base di questa filosofia criminale è sempre la solita convinzione che nell’uomo e nella società civile non ci sia niente di buono e per questa ragione tutto si deve ottenere per mezzo della prevaricazione. La sola manifestazione di buon senso o di merito entra in contrasto con questa scuola di pensiero che prende piede in Italia da decenni divenendo facilmente motivo di ritorsione. Il meritevole viene perseguitato come oggetto di invidia come la società civile farebbe con un criminale con la differenza che le punizioni non sono riconosciute in maniera formale ma compiute di nascosto anonimamente. La vittima deve cercare la causa delle proprie vessazioni indagando tra le persone definite “onorate” generalmente tra le più vicine alla sua cerchia familiare. Alla stessa maniera avvengono le estorsioni. Per questa ragione sono pochi che hanno la possibilità di denunciare. Nello stesso modo in cui vengono effettuate le estorsioni si commerciano illegalmente i posti pubblici e si agevolano le pratiche burocratiche. Quello che al meridione è ormai normale sta accadendo in tutta Italia. Il settore più gravemente infetto dalla mentalità criminale è la pubblica sicurezza. Considerare i tutori dell’ordine come membri onorevoli della società civile è segnale di buona educazione ma l’ipocrisia di non voler ammettere che il crimine organizzato ha già da molto tempo oltrepassato i confini delle caserme e delle questure gioca a vantaggio del colpo di stato che abbiamo subito esattamente ricalcando la mentalità criminale meridionale che nega la presenza di emergenze sul territorio. Le raccomandazioni decidono l’assegnazione dei posti di lavoro ormai in maniera spudorata e queste provengono sempre da gruppi di potere collaterali allo stato di diritto. Una volta occupato illecitamente un posto di lavoro di fondamentale importanza per la sicurezza nazionale, i mentecatti si limiteranno ad applicare l’educazione criminale che hanno ricevuto protraendo una vera e propria sfida morale allo stato di diritto. Saboteranno il lavoro altrui perché sistematicamente in contrasto con i loro interessi in un contesto di cultura criminale in cui tutti sono complici. Tenteranno di farsi notare il meno possibile e di lavorare quindi il meno possibile sbilanciandosi solo quando sono in gioco i loro interessi personali e soprattutto sfrutteranno tutte le occasioni per trarre informazioni sulle attività di inchiesta e concedere favori sulla base di quanto appreso per ottenere credito maggiore in un contesto criminale. Si riconoscono facilmente dalla loro abitudine ad infierire sulle vittime e generalmente su chiunque non si occupa dei propri interessi personali secondo le regole della criminalità tutelando i carnefici e contravvenendo ai loro doveri e a tutti i principi morali. I mentecatti non agiscono per via consona perché in contrasto con la loro cultura criminale e prediligono invece le vie traverse per concedere favoritismi o accanirsi sulle vittime, a loro giudizio colpevoli di non essersi saputi far rispettare. In questa maniera si viene a configurare la famosa “Zona d’ombra”.  

domenica 4 ottobre 2015

THE DEGRADED COSTUME IN ITALY - IL COSTUME DEGRADATO IN ITALIA


In English at beginning, in italiano in fondo

When we talk about cultural degradation and widespread lawlessness we hardly dare to admit that this is the overriding national custom. Merit and talent are barricaded and are forced to compromise with this national costume to survive and for this reason they become in spite of themselves an instrument of coverage for those who take advantage of the fame of others to carry out their own blind goals. The complicity on which the different groups that are created are founded according to the logic of cowardice and infamy force to rage on deserving people and good virtues. There are real bands that act undisturbed on the national territory and are grouped on the basis of the deformation of a political ideology or on the basis of simple somatic resemblance. One must be strongly hypocritical in order not to admit that the rule of not having to meddle with the affairs of others is not limited to the criminal environment itself, but bases a whole criminal culture that now infects the entire nation. Another well known rule is that of having to have important friendships in order to protect ourselves from the dangers that we generally call widespread illegality. This cultural degradation leads directly to the environments of the criminal policy of lobbies and in this simple way the rule of law is destabilized to be supplanted by the collateral power groups resulting in the violation of human rights and terrorist massacres that in Italy do not find justice precisely because we can not admit that we do not know how to oppose an entire criminal society that bases its power on hatred and moral depravity and infects the state circles first. We are all guilty and responsible for what happens in Italy. When we are not really accomplices of these criminals of national fame then we know and know that we can not oppose to the preponderant cultural degradation. The man of power who has been enriched by his criminal complicity who abuses his social position to rage on the weakest people is the national status symbol. To oppose this reality we must first abandon the patterns of today's politics to supplant them in any way with the policy useful to society but this puts us in situations of danger or blackmail that prevent most people to take their responsibilities. We are all sinners and all guilty of something. When we rebel against the moral depravity of the country we become victims of persecution according to the defects or the ill-fated actions against us. A cornerstone is the corruption of law enforcement agencies that act no longer independently but directly to the orders of political power groups that have favored the recruitment of accomplices by defrauding state competitions. Satanism is the easiest way to explain the moral devastation of the country. The scheme is simple: find a scapegoat in a weaker and more defenseless person to justify his own failings or failings of his power group. The weakest victims are systematically the women who find themselves carrying the weight of an entire human bankruptcy society like the Italian one. The purpose of discrimination in this country is to justify an environment totally infected by the criminal culture. The criminals abandon and even rage on their cronies who have not been able to play the game and have been discovered and the same incite to do to others to the charge of low morality. Civil society must by definition be inclusive and facilitate what we generally call repentance, certainly not criminalize it.

Quando parliamo di degrado culturale e di illegalità diffusa difficilmente abbiamo il coraggio di ammettere che questo è il costume nazionale preponderante. Il merito e il talento vivono asserragliati e sono costretti a scendere a compromessi con questo costume nazionale per sopravvivere e per questa ragione diventano loro malgrado uno strumento di copertura per quanti si approfittano della fama altrui per portare a termine i propri biechi scopi. La complicità sulla quale si fondano i diversi gruppi che si vengono a creare secondo la logica della viltà e della infamia costringono ad infierire sulle persone meritevoli e di buone virtù. Ci sono delle vere e proprie bande che agiscono indisturbate sul territorio nazionale e si raggruppano sulla base della deformazione di una ideologia politica come sulla base della semplice somiglianza somatica. Bisogna essere fortemente ipocriti per non ammettere che la regola di non doversi impicciare degli affari altrui non è limitata all’ambiente criminale propriamente detto ma fonda una intera cultura criminale che infetta ormai l’intera nazione. Un’altra regola ben conosciuta è quella di dover avere delle amicizie importanti per potersi tutelare dai pericoli che generalmente definiamo illegalità diffusa. Questo degrado culturale riconduce direttamente agli ambienti della politica criminale delle lobbie e in questa semplice maniera viene destabilizzato lo stato di diritto per essere soppiantato dai gruppi di potere collaterali dei sfociano nella violazione dei diritti umani e nelle stragi terroriste che in Italia non trovano giustizia proprio perché non riusciamo ad ammettere che non sappiamo opporci ad una intera società criminale che basa il proprio potere sull’odio e la depravazione morale ed infetta per primi gli ambienti di stato. Siamo tutti colpevoli e responsabili per quanto avviene in Italia. Quando non siamo realmente complici di questi criminali di fama nazionale allora sappiamo e sappiamo che non riusciamo ad opporci al degrado culturale preponderante. L’uomo di potere arricchitosi grazie alle sue complicità criminali che abusa della sua posizione sociale per infierire sulle persone più deboli è lo status symbol nazionale. Per opporci a questa realtà dobbiamo abbandonare per primo gli schemi della politica odierna per soppiantarli in ogni maniera con la politica utile alla società ma questo ci pone in situazioni di pericolo o di ricatto che impediscono alla maggior parte delle persone di prendersi le proprie responsabilità. Siamo tutti peccatori e tutti colpevoli di qualcosa. Quando ci ribelliamo alla depravazione morale del paese diventiamo vittime di persecuzioni secondo i difetti o le malfamanti azioni nei nostri confronti. Un nodo cardine è la corruzione delle forze dell’ordine che agiscono non più indipendentemente ma direttamente agli ordini di gruppi di potere politico che hanno favorito l’assunzione di persone complici frodando i concorsi di stato. La maniera più semplice per spiegare la devastazione morale del paese è il satanismo. Lo schema è semplice: trovare un capro espiatorio in una persona più debole e indifesa per giustificare le proprie mancanze o le mancanze del proprio gruppo di potere. Le vittime più deboli sono sistematicamente le donne che si trovano a portare il peso di una intera società umana fallimentare come quella italiana. Lo scopo della discriminazione in questo paese è quello di giustificare un ambiente totalmente infetto dalla cultura criminale. I criminali abbandonano ed infieriscono anche sui loro compari che non sono stati capaci di stare al gioco e si sono fatti scoprire e lo stesso incitano a fare agli altri pena l’accusa di scarsa moralità. La società civile deve per definizione essere inclusiva ed agevolare quello che noi chiamiamo generalmente pentimento, non certo criminalizzarlo.

IL REGNO DELLA DEPRAVAZIONE MORALE

Il regno della depravazione morale e degli abusi di potere si fonda sul disprezzo profondo per l’essere umano che viene considerato solo ed esclusivamente in funzione di una gerarchia criminale che prevede un diritto di proprietà esteso sulla persona altrui e un diritto di proprietà su chiunque da parte di tutti i succubi appartenenti a quel regno. Questi individui vivono a ridosso delle schiere di potere in ogni tipo di ordinamento e in ogni luogo non concepiscono nessun diritto di scelta dell’individuo se non in funzione delle complicità e delle appartenenze che lo collocano in quella precisa scala gerarchica. L’affettività è considerata un crimine e viene perseguita esattamente come un crimine. Viene denunciata pubblicamente e trovano il sistema adeguato per porvi rimedio e diseducare il colpevole ricattandolo sulla base di quella colpa che non poteva permettersi perché da sola lo pone al di fuori della gerarchia criminale. L’unico vincolo ammesso è il vincolo del possesso al quale si viene diseducati a forza di ritorsioni violente. Nel regno della depravazione morale e degli abusi di potere il matrimonio è un puro accordo contrattuale tra le famiglie e le persone sono valutate in funzione della loro utilità monetaria. La prima regola della vendita del proprio corpo si trasmette a furia di violenze e persuasioni fino a quando non si impara la viltà e la clandestinità di ogni azione permessa. Gli incarichi pubblici, le cariche politiche, le assunzioni e persino i titoli di studio possono essere conferiti per raccomandazione e fare parte della dote matrimoniale della donna. Il merito e il talento personali sono perseguitati con accanimento. Questi si pongono in assoluto contrasto con le rigide regole che prevedono l’assunzione determinata dalla raccomandazione e conferita attribuendo proprio il talento e il merito altrui derubati. Il sistema per piegare alla sottomissione i più accaniti fautori dell’umanità consiste proprio nella perversione sessuale. Gli sforzi indicibili che compiono i succubi per giustificare le soddisfazioni sociali e le unioni sessuali si infrangono sistematicamente contro la dura realtà che si manifesta nella natura umana propensa all’evoluzione e quindi alla meritocrazia. Tutte le bugie e le macchinazioni che pongono in atto per derubare il merito altrui o la fama altrui si infrangono sistematicamente nell’inesorabile meccanismo della selezione sessuale che tiene conto di tutto: dell’avvenenza fisica, della salute fisica, delle doti morali e della posizione sociale di qualsiasi individuo e tiene pure conto del caso e della predisposizione personale momentanea che ha determinato l’incontro tra due individui di senso opposto. Vittime del senso di colpa per aver depredato dell’altrui e aver agito così vilmente contro natura, i predoni conoscono questo aspetto della vita non per averne acquisito la logica, estranea a loro, ma per l’esperienza propria e tramandata di pagare le conseguenze di essere sistematicamente scoperti. L’intelligenza che loro ammettono come tale consiste nel saper rendersi conto, come le bestie inferiori abituate alla frusta, di quale privazione materiale o conseguenza fisica saranno vittima in una competizione sessuale. Per questi succubi nella competizione occorre prevedere chi con il suo comportamento può diventare causa di problemi per loro che impongono il sudiciume morale come normalità. Sono capaci di provarsi ad indovinare quali individui proveranno attrazione reciproca per porli in posizioni antitetiche ed opposte agli interessi materiali personali in modo da scatenare quella frustrazione che scaturirà nell’odio profondo per l’umanità. I succubi per questa ragione vanno a caccia delle virtù e dei meriti altrui in modo da derubarli ed appropriarsi dei vantaggi sociali che apportano per usufruire dei privilegi e degli abusi di potere che questi consentono. Li inseguono nelle persone virtuose e di talento per asservirli al dominio della depravazione morale imponendo la loro frequentazione molesta o punendo con la violenza sessuale le vittime colpevoli di libera scelta. Fare i capricci o “farsi belli”, come indicano nel loro gergo, non è consentito. La profonda perversione sessuale dalla quale sono affetti deve essere imposta agli altri per evitare il rischio che la differenza profonda che li distingue dalle persone di virtù le ponga in condizioni di svantaggio. La menzogna e la menzogna che l’imposizione e il rapporto sessuale rubato rendono possibile e necessaria eviteranno loro le conseguenze e causeranno la frustrazione delle vittime. Le vittime designate prima o poi si arrenderanno a richiedere la raccomandazione di un dignitario nel regno della depravazione morale e ad agire secondo le nuove regole oppure si preparano ad affrontare una vita di frustrazioni e sacrifici per la propria libertà della quale esiste una folta memoria nell’esperienza di vita italiana perché i succubi della depravazione morale investendo assieme al loro il futuro di tutto il paese lo hanno ridotto in ginocchio ad elemosinare come loro la credibilità altrui.

 Ho descritto volutamente uno scenario apocalittico conforme al reale come si manifesta nel meridione italiano. Le vittime del disagio psicologico e le vittime della furia cieca nell’ambiente più familiare si contano in tutta la penisola italiana e caratterizzano il nostro paese. Il genocidio che avviene nel paese da decenni conta vittime dall’età di pochi mesi a genitori anziani uccisi nelle proprie abitazioni. Sono queste le vittime del regno dei privilegi e della depravazione morale che ha bisogno di sempre nuovi capi espiatori per giustificare l’inadeguatezza dei propri fautori alla vita sociale. Per contrastare il fenomeno bisogna urgentemente ritrovare e rafforzare la tutela dei diritti personali ed iniziare a contrastare l’opinione diffusa che ad una carica politica o ad un incarico istituzionale corrisponda un certo grado di libertà di nuocere ad altre persone abusando di privilegi illecitamente conferiti sulla base di oneri cui sempre più raramente si tiene fede. Si è ormai diffusa la pratica secondo la quale la posizione lavorativa si determina dal tipo di privilegi che questa conferisce e si attribuisce perfino in base alla capacità di abusarne. Questo mette in condizioni di pericolo tutta la popolazione nazionale secondo il modello già imposto nel meridione degradato. Possiamo parlare di satanismo per quanto riguarda l’immagine grottesca dell’uomo di potere schiavo dei propri vizi che non è ridicolo quando infierisce sulla popolazione senza alcun rispetto per i diritti fondamentali secondo quanto è già costume nel meridione italiano. Come per le vittime di satanismo si diventa completamente succubi dell’uomo potente o considerato tale sulla base dei favoritismi che può attuare o di quelli che semplicemente promette.