lunedì 12 ottobre 2015

PERVERSIONE SESSUALE NELLA CULTURA CRIMINALE

Nella cultura criminale che devasta il meridione l’argomento sessuale è sempre predominante perché la depravazione sessuale è lo strumento di ritorsione ultimo verso le vittime donne all’interno della famiglia ed anche lo strumento di diseducazione delle nuove generazioni. Viene trattato apertamente e volgarmente in ambiente familiare per rifletterne il carattere clandestino oppure viene sottinteso in qualsiasi altra circostanza in modo da farne dipendere gli esiti di dispute territoriali, commerciali o politiche (volendo questo termine accettare per la gestione dei bacini di voto di scambio). L’età dei primi amori è anche il momento in cui gli individui della famiglia vengono addestrati ad un atteggiamento utilitarista nei confronti del proprio corpo. Impareranno ad ottenere quello che vogliono chiedendo il consenso del clan e a compiere azioni criminali per ottenerlo. Impareranno soprattutto che i loro sentimenti sono stupidi in quanto momento di debolezza nel quale diventano ricattabili e che le cause di tutti i loro problemi sono i sentimenti così svilupperanno un individualismo criminale fuori da ogni logica razionale. Ora sono pronti ad una unione decisa dal clan che può anche coincidere al primo motivo di contrasto dato che entrambi nella coppia hanno imparato la sottomissione. In ogni caso adesso sono pronti a decidere autonomamente a chi concedersi in base ai rapporti di forza dei clan e ad imporsi, cioè a molestare le vittime inermi, perché non vengono difese dalla loro famiglia fino a quando non hanno imparato a fare i capricci, decise spesso dal clan più potente. Con la dote della donna, ed oggi a causa degli abusi della libertà sessuale e della loro imposizione, si muovono i rapporti di forza dei clan e il giorno del matrimonio viene sancita la parte da recitare e il ruolo dell’individuo nell’organizzazione in base a un rapporto di coppia sempre vissuto come una imposizione. L’invidia repressa dei criminali nei confronti della normalità della affettività farà in modo che ogni propensione verso l’affettività o il ruolo educativo della famiglia divenga causa di ritorsioni piccole e grandi. Qualora il genitore sia tentato di svolgere il proprio ruolo di tutela nello sviluppo della personalità del figlio nella società civile sarà vittima di scherno e ritorsione. L’uomo e la donna si devono fare rispettare attraverso l’autorità del clan e decidere di conseguenza a chi sottomettersi. L’uomo in questa continua gara distruttiva ha una parte attiva che corrisponde a quella dello stupratore. Sarà la donna a dover giustificare il motivo per il quale non si è fatta rispettare ricorrendo al clan e dovrà nascondere il torto subito come una colpa grave perché il clan di appartenenza è il primo censore di comportamenti fuori dalle regole criminali e se non si sa rivalere proporrà le proprie scuse o anche il matrimonio. Adesso basterà ricondurre tutto ad un discorso sessuale, sottinteso in qualsiasi modo, cosicché si tornerà a parlare del sesso anche iniziando il dialogo dalle buone maniere all’ora del tè. In questo modo tutto risulterà offensivo e motivo di scontro fino a quando le famiglie chiamate in causa non si troveranno daccordo su uno scambio di affari o su un unione matrimoniale. In questo modo ognuno direttamente chiamato in causa oppure chiunque venga a sapere della questione sarà naturalmente propenso alla riservatezza e a non immischiarsi a meno che non sia direttamente coinvolto.

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