mercoledì 14 ottobre 2015

IL CLAN è COLLATERALE ALLO STATO

La mentalità del clan che sopravvive in Calabria è sempre in contrasto con gli interessi dello stato e di conseguenza con gli interessi collettivi della società civile eppure questo contrasto non è ancora diventato rilevante nelle scelte politiche. Quando vengono indagati o arrestati i clan criminali questi rappresentano solo la fazione operativa della intera famiglia mentre appoggiano solidamente sulle persone che rimangono in libertà più efficacemente legati alla società civile e che non gli consentono di fatto nessun pentimento. Non esistono i mezzi legali e, di fatto, non esiste a tutt’oggi l’intenzione di perseguire la cosiddetta zona grigia definita generalmente come marginale ma che rappresenta di fatto la cultura criminale dalla quale si ramificano i nuclei dediti all’estorsione e allo spaccio di droga. Quello che generalmente viene definito concorso esterno in associazione mafiosa colpisce solo una minima percentuale degli individui che sono culturalmente affetti dalla mentalità criminale. Manca sinteticamente la coscienza del bene comune che dovrebbe espletare la funzione pubblica e il fenomeno infettivo dilagante della criminalità organizzata finisce per continuare a riprodurre i suoi effetti degeneranti all’interno della società civile boicottandola. La mentalità del clan presuppone il favoritismo per i membri che lo compongono fino al secondo grado di parentela ed oltre. La raccomandazione al meridione è il presupposto discriminante per qualsiasi concorso e qualsiasi assunzione. Dipenderà dalla moralità del clan, che precipita come le garanzie di efficienza dello stato di diritto, fino a che punto si possa spingere un membro della famiglia così allargata per favorire il consanguineo lontano che una volta assunto penserà per prima cosa al dovere di ricambiare il favore. Non c’è nessuna tutela dello stato e nessun funzionario a garantire il diritto dell’onesto cittadino che si presenta a chiedere un posto di lavoro senza nessuna raccomandazione. Ne deriva che i disonesti facilmente si intrufolano e paralizzano gli apparati pubblici. I risultati in termini di efficienza e produttività sono tristemente noti. Persino la pubblica sicurezza quando richiede informazioni sul territorio si trova di fronte a un contatto imposto e predeterminato dalla famiglia con la conseguente forte limitazione della fonte.

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