lunedì 19 ottobre 2015

EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA CRIMINALE

La criminalità organizzata attua una negazione assoluta della società civile che si fonda sulla viltà d’animo. La viltà d’animo e la negazione della società civile saranno le basi della persuasione nella corruzione morale degli individui con i quali vengono a contatto e saranno le basi della diseducazione in famiglia. Fin da bambini i figli dei criminali avranno inculcata l’idea che non si può ottenere niente dalla società civile che è ostile e inadempiente se non attraverso il sotterfugio e la complicità criminale del clan, unico reale appoggio materiale sul quale il giovane individuo può contare se ha un comportamento conforme alle dure regole della depravazione morale imposte dal clan che si riserva il diritto di negare fino al cibo solitamente nel caso venga rifiutata una imposizione sessuale. I giovani criminali sviluppano un carattere remissivo ed aggressivo che li rende riconoscibili in tutti gli ambienti sociali. Fin dall’età scolastica e per tutta la durata della loro vita sono abituati ad ottenere il risultato educativo o professionale autorizzato dal clan con il sotterfugio o il furto intellettuale e con l’intervento complice della famiglia che giustifica ed elemosina o raccomanda a seconda del caso. Se l’interlocutore è un estraneo finirà nel raggiro della persuasione o chiederà una contropartita, se è una persona affine al clan è già loro complice e giustifica e nasconde gli errori del clan.
La negazione dei valori civici della criminalità organizzata si riflette pienamente nel ruolo della famiglia criminale. La famiglia è una vera e propria azienda criminale che non assume a concorso o a domanda ma gestisce gli individui nel proprio territorio come si gestisce il bestiame. Detti individui devono imparare l’obbedienza cieca al clan a costo di dure conseguenze che non tengono assolutamente conto della parentela dell’individuo intesa ordinariamente. Il legame familiare si misura in base al legame di complicità più stretto. Il ruolo della famiglia nella società civile è quello di garantire il corretto sviluppo fisico ed intellettivo dell’individuo in relazione alle influenze esterne ed è quello prioritario di fornire i mezzi adeguati proporzionali alle proprie possibilità per il completo sviluppo della personalità nella società civile. La criminalità organizzata limita la facoltà di agire, di movimento e in definitiva lo sviluppo sociale di chiunque venga a contatto con loro perché ogni azione socialmente utile costituisce un ostacolo con i loro affari e viene in contrasto con gli interessi criminali del clan. Le arti e le scienze sono vietate esattamente come qualsiasi altra propensione professionale fino a quando l’individuo non ha appreso il principio del parassitismo sociale, fino a quando cioè non ha imparato che per sopravvivere deve rubare del merito e delle risorse altrui. Nel diritto i genitori hanno degli obblighi nei confronti della prole necessari a garantire la salute psicofisica dell’individuo ad ogni età di sviluppo e consentirgli di svolgere il proprio ruolo sociale. Nella famiglia criminale sono i figli ad avere doveri ad iniziare da quello dell’obbedienza imposta addossandogli le proprie responsabilità ed attribuendo gli errori commessi dalla famiglia. In questa maniera vengono addestrati a fare lo stesso scaricabarile sul più debole o sulle persone virtuose per il sentimento di invidia profonda che sviluppano. Il criminale in associazione a delinquere è abituato come ogni altro criminale a vivere alla giornata ma riesce anche a rubare il futuro altrui e delle prossime generazioni per scaricare le proprie responsabilità. Per farlo trattiene i vincoli che riesce a creare attraverso i luoghi comuni della parentela e attraverso la complicità criminale che si basa sulla conoscenza reciproca dei vizi e dei crimini. Il criminale sta in guardia contro il talento e la disciplina e contro la passione per lo studio come un uomo di legge sta attento invece ai segnali di allarme contro il crimine. Incapace a qualsiasi mansione sta attento e sfrutta tutte le sue complicità per sapere del misfatto della virtù che infastidisce e la interrompe in ogni maniera per scoraggiarla e corrompere un nuovo individuo da legare al vincolo silenzioso della complicità criminale ma il motivo principale di preoccupazione è il fatto che il sano e il virtuoso comportamento può scatenare i sospetti su un comportamento contrario. Vivere onestamente è contagioso e scatena perfino l’invidia del criminale che in ansia di essere giudicato per la paura di ammettere i propri errori impedirà la socialità attiva e l’impegno civico in ogni maniera. La famiglia criminale si impegna a creare la dipendenza per l’agiatezza e per il vizio e si impegna in una ritorsione sempre più aspra e vile per impedire ogni tentativo di fuga o accorgersene il prima possibile. Non esiste l’affettività in una famiglia criminale. La parentela è un alibi per ritorsioni più infide e peggiori mentre i sistemi persecutori ai quali si allenano in famiglia e che infine diventeranno il simbolo distintivo del nuovo affiliato presentato all’ambiente criminale con più orgoglio quanto più miserabile e vigliacco è stata l’azione criminale che ha compiuto. Il linguaggio ingannevole quanto sconcertante il loro comportamento. Dire che le nuove generazioni o gli estranei si comportano bene con il clan vuol dire che sono legati a un vincolo di complicità profonda e non intendono infrangerlo. Ciò li rende ricattabili in caso di tradimento.

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