Lo stato è direttamente responsabile di un danno economico e
sociale quando non sa contrastare efficacemente il potere delle lobbie
criminali ponendo in atto le cautele indispensabili a prevenire qualsiasi
interferenza dell’interesse personale nella gestione della cosa pubblica, con
effetti devastanti quando questi interessi interferiscono nella gestione della
pubblica sicurezza. L’argomento è di interesse impellente, urgente quanto la
sicurezza nazionale perché lo strapotere delle lobbie in tutta Italia deriva
dall’infezione della cultura criminale che devasta il meridione della nazione.
Nell’ambiente della criminalità organizzata comunemente ed abitualmente le
decisioni del boss influenzano il comportamento di tutto il clan ed influenzano
il comportamento degli altri clan. Questa abitudine scaturisce nell’informazione
preliminare che prevede di identificare chiunque venga a contatto con l’individuo
criminale per la prima volta per clan di appartenenza ed area di influenza
politica. Per questa ragione l’influenza del potere territoriale ed economico
nell’apparato statale scaturisce al sud del paese come da nessuna altra parte
in condizioni di forte disagio che portano a conseguenze tragiche. Per spiegare
bene le condizioni di una vittima di tali atteggiamenti persecutori possiamo
fare l’esempio tristemente noto dei figli di immigrati vittime della furia ceca
dei propri genitori. Le nuove generazioni crescono in un ambiente diverso da
quello dei propri genitori venendo a conoscenza delle tutele ai diritti dell’individuo
che garantisce il modello della democrazia occidentale. Lo scontro tra la nuova
cultura, cui la famiglia intera si avvicina per scelta, e il costume, la cui
continuazione è imposta dalle frequentazioni ambientali e familiari dei
genitori, diventa incomprensione ed infine violenza atroce. Il disagio
psicologico può però provenire da uno scontro più esteso, dall’ambiente
lavorativo per esempio, e le frustrazioni delle vittime di scontro ambientale
giungono sui bambini inermi, incapaci di difendersi. Le cause dell’orrore
appaiono identiche per la cultura retrograda del meridione ma la matrice
malvagia che caratterizza la cultura violenta della criminalità organizzata può
lasciare facilmente presupporre che le vittime della furia ceca ed improvvisa
non siano sempre accidentali bensì causate premeditatamente dall’odio di
persone che riescono a perseguitare le loro vittime nell’intimità del loro
ambiente familiare. Le promesse della democrazia occidentale si scontrano
disastrosamente con una cultura retrograda e criminale che al meridione la
rinnega. L’odio razziale al meridione può scaturire in atteggiamenti
persecutori che sono la causa nascosta delle stragi familiari nei piccoli
nuclei di immigrati. La stessa sorte tocca nel meridione troppo spesso alle
donne vittima di discriminazione. Per questa ragione è indispensabile allo
scopo di prevenire altre vittime garantire che chiunque lavora per le
istituzioni riesca ad operare nell’esclusivo interesse della società civile
senza lasciarsi influenzare dai propri interessi personali o familiari che
inevitabilmente degenerano nella discriminazione. La cultura criminale del
meridione impone esattamente al contrario che l’impiegato statale, ad esempio,
assunto per raccomandazione, esegua prioritariamente gli ordini della famiglia
o del personaggio influente che lo ha raccomandato ed agisca secondo le regole
rigide della cultura retrograda del meridione: criminale ormai non solo per una
mia interpretazione personale ma perché apertamente e direttamente in contrasto
con gli interessi della società civile e con le regole del diritto. La cultura
criminale del meridione ha diversi aspetti in comune con il fondamentalismo
islamico: la chiusura mentale rispetto alle influenze esterne, la
considerazione della donna ma soprattutto drasticamente la violenza per
imporsi. Pur sussistendo una posizione di scontro assoluto con la comunità
internazionale e lo stato di diritto non esiste ancora oggi nel meridione
italiano lo stesso impegno internazionale che esiste contro i fondamentalisti
islamici in medio oriente perché, a parer mio, si sottovaluta la pericolosità
della criminalità organizzata italiana della quale non si contano le vittime ed
i danni economici e sociali in tutto il mondo. La forte discrepanza che
inasprisce gli scontri etnici è generazionale ed è costituita dalle posizioni
concettualmente opposte tra la libera determinazione dell’individuo nella
società civile che promette la democrazia occidentale con il diritto di
proprietà sulla persona fisica da parte dei genitori provenienti da culture
retrograde che ancora oggi è tollerato fin troppo in tutto il mondo ed è esteso
a tutto l’arco della vita dell’individuo per i meridionali italiani arrivando
ad includere la comproprietà di tutto il clan. Del resto l’ingerenza degli
interessi personali nella vita lavorativa e la discriminazione degli individui
deboli non riguardano più il solo meridione italiano ma tutta la nazione.
Potremmo dire che, mentre l’Italia fatica a penetrare nelle zone culturalmente
impervie del meridione, la cultura criminale della criminalità organizzata ha
pervaso l’intera nazione incominciando disastrosamente dalla vita politica del
paese e usa la nazione come terreno di passaggio per il mondo intero.
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giovedì 22 ottobre 2015
LE RESPONSABILITA' DELLA COMUNITA' ITALIANA NEL CONTRASTO AL CRIMINE ORGANIZZATO
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lunedì 19 ottobre 2015
L'INFEZIONE DELLO STATO E LE MALATTIE PSICHIATRICHE
La forte ingerenza del potere criminale scatenata
dall’assenza di controllo sulla vita politica miete delle vittime ogni giorno
nel paese causando una strage quotidiana che siamo abituati ad imputare
all’errore umano e a perdonare. Questa strage deriva principalmente dalla
immobilità degli organismi preposti al controllo e delle istituzioni in
generale che sono paralizzate dall’ingerenza del potere criminale che si
manifesta nel circuito delle raccomandazioni e impedisce all’intero apparato
statale di muoversi a meno di un ordine sterno ad esso deciso impunemente
contro gli interessi collettivi che può imporre un abuso come una azione
omicida. Questo succede in Italia nel settore pubblico che finisce col fare gli
interessi di pochi anziché esprimere le esigenze e le volontà popolari. Il
settore più esposto alle critiche pubbliche è anche quello più drammaticamente
pericoloso. Il settore della sanità al sud esprime tutto il disagio culturale
etutti i problemi causati dalla cultura retrograda del meridione. La viltà
impone di non contrariare la volontà dei potenti e di preferire la ritorsione
bieca piuttosto della pretesa legittima delle proprie prerogative che consente
la società civile. Il clima generale si manifesta in una inefficienza cronica
della pubblica amministrazione che nel settore della sanità diventa un dramma.
Non sono queste le uniche vittime della idolatria del potere, del sesso e del
denaro in Italia ma sicuramente le più sentite perché uno stato che non si sa
prendere cura della salute pubblica non ha ragione di esistere. La sanità è
anche il settore che consente di nascondere più facilmente degli omicidi e i
pentimenti all’interno dello staff medico sono rarissimi. I morti da dottore al
meridione vengono talvolta imputati all’errore medico ma i morti giovani al sud
rappresentano un dato statistico sempre più allarmante che dovrebbe indurre a
creare una statistica separata rispetto al nord del paese. Per quieto vivere e
per il desiderio di tranquillità scaturito da condizioni di vita difficili e
stressanti spesso non si indaga eccessivamente sulle morti sospette evitando
anche le conseguenze derivate da una curiosità legittima quando si ha davvero a
che fare con l’incompetenza perché la curiosità legittima ti mette in contrasto
con i gruppi di potere che hanno consentito l’assunzione ingiustificabile. Il
settore della sanità al limite del controllo giuridico è quello delle malattie
psichiatriche odiernamente gestite in strutture simili a comunità terapeutiche
spesso definite casa famiglia con l’intento di dare una sistemazione adeguata a
coloro i quali per un motivo o per un altro non possono avvalersi dell’appoggio
dei familiari. Questo vale tanto per individui con spiccate tendenze
autolesioniste quanto per persone anziane che non possono essere accudite in
famiglia per esigenze economiche o miseramente per indisposizione personale dei
familiari. I malati psichiatrici costituiscono un territorio limite tra quello
legale e quello medico. Vivono in un diritto anomalo che non è riconosciuto
dall’interesse statale e suscita quindi l’interesse di molte persone
marginalmente connesse al campo che si possono affidare solo ai diritti del
malato non sufficientemente redatti e avvalorati. Si fa affidamento in questo
campo al buon cuore della gente che si trova sempre più raramente. Un malato
psichiatrico dipende dalle decisioni dei propri familiari più stretti anche
quando la malattia non è riconosciuta invalidante. Il malato dipende
interamente dalle decisioni del medico che lo ha in cura che ne può decidere il
trattamento farmaceutico come la libertà di deambulazione senza il preciso
consenso personale. Questa approssimazione e mancanza di tutela rende i buoni
intenti della medicina strumentalizzabili da malintenzionati con il potere
della notorietà e dalla cattiveria della gente che nella cultura retrograda del
meridione può essere la causa della malattia identificabile nell’ambiente più
familiare della vittima senza che questa abbia la possibilità di difendersi dal
danno subito se non c’è un interessamento terzo. Gli interessi economici delle
cause farmaceutiche e la scarsa attenzione umana nei confronti del malato
psichiatrico si traduce in un abuso del rimedio farmacologico. I farmaci
psichiatrici hanno un effetto molto invasivo con conseguenze devastanti ed
effetti collaterali che arrivano a causare la morte dell’individuo. Tutto
questo considerato sarebbe opportuno prevederne l’uso solo ed esclusivamente
nel caso di immediata necessità come si prevede ad esempio nel caso di un
intervento di costrizione fisica e regolarne successivamente l’assunzione solo
nella dose minima utile e per il periodo minimo necessario secondo il parere
contestabile presso una commissione medica superiore con funzioni ispettive.
L’erogazione di una ingente somma di fondi pubblici non corrisponde ad un
adeguato attuale controllo ispettivo. Si rende necessaria la creazione della
figura di un garante con potere decisionale immediato sia per il settore medico
che una figura particolare apposita per il settore medico psichiatrico.
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EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA CRIMINALE
La criminalità organizzata attua una negazione assoluta
della società civile che si fonda sulla viltà d’animo. La viltà d’animo e la
negazione della società civile saranno le basi della persuasione nella
corruzione morale degli individui con i quali vengono a contatto e saranno le
basi della diseducazione in famiglia. Fin da bambini i figli dei criminali
avranno inculcata l’idea che non si può ottenere niente dalla società civile
che è ostile e inadempiente se non attraverso il sotterfugio e la complicità criminale
del clan, unico reale appoggio materiale sul quale il giovane individuo può
contare se ha un comportamento conforme alle dure regole della depravazione
morale imposte dal clan che si riserva il diritto di negare fino al cibo
solitamente nel caso venga rifiutata una imposizione sessuale. I giovani
criminali sviluppano un carattere remissivo ed aggressivo che li rende
riconoscibili in tutti gli ambienti sociali. Fin dall’età scolastica e per
tutta la durata della loro vita sono abituati ad ottenere il risultato
educativo o professionale autorizzato dal clan con il sotterfugio o il furto
intellettuale e con l’intervento complice della famiglia che giustifica ed
elemosina o raccomanda a seconda del caso. Se l’interlocutore è un estraneo
finirà nel raggiro della persuasione o chiederà una contropartita, se è una
persona affine al clan è già loro complice e giustifica e nasconde gli errori
del clan.
La negazione dei valori civici della criminalità
organizzata si riflette pienamente nel ruolo della famiglia criminale. La
famiglia è una vera e propria azienda criminale che non assume a concorso o a
domanda ma gestisce gli individui nel proprio territorio come si gestisce il
bestiame. Detti individui devono imparare l’obbedienza cieca al clan a costo di
dure conseguenze che non tengono assolutamente conto della parentela dell’individuo
intesa ordinariamente. Il legame familiare si misura in base al legame di
complicità più stretto. Il ruolo della famiglia nella società civile è quello
di garantire il corretto sviluppo fisico ed intellettivo dell’individuo in
relazione alle influenze esterne ed è quello prioritario di fornire i mezzi
adeguati proporzionali alle proprie possibilità per il completo sviluppo della
personalità nella società civile. La criminalità organizzata limita la facoltà
di agire, di movimento e in definitiva lo sviluppo sociale di chiunque venga a
contatto con loro perché ogni azione socialmente utile costituisce un ostacolo
con i loro affari e viene in contrasto con gli interessi criminali del clan. Le
arti e le scienze sono vietate esattamente come qualsiasi altra propensione
professionale fino a quando l’individuo non ha appreso il principio del
parassitismo sociale, fino a quando cioè non ha imparato che per sopravvivere
deve rubare del merito e delle risorse altrui. Nel diritto i genitori hanno
degli obblighi nei confronti della prole necessari a garantire la salute
psicofisica dell’individuo ad ogni età di sviluppo e consentirgli di svolgere
il proprio ruolo sociale. Nella famiglia criminale sono i figli ad avere doveri
ad iniziare da quello dell’obbedienza imposta addossandogli le proprie
responsabilità ed attribuendo gli errori commessi dalla famiglia. In questa
maniera vengono addestrati a fare lo stesso scaricabarile sul più debole o
sulle persone virtuose per il sentimento di invidia profonda che sviluppano. Il
criminale in associazione a delinquere è abituato come ogni altro criminale a
vivere alla giornata ma riesce anche a rubare il futuro altrui e delle prossime
generazioni per scaricare le proprie responsabilità. Per farlo trattiene i
vincoli che riesce a creare attraverso i luoghi comuni della parentela e
attraverso la complicità criminale che si basa sulla conoscenza reciproca dei
vizi e dei crimini. Il criminale sta in guardia contro il talento e la
disciplina e contro la passione per lo studio come un uomo di legge sta attento
invece ai segnali di allarme contro il crimine. Incapace a qualsiasi mansione
sta attento e sfrutta tutte le sue complicità per sapere del misfatto della
virtù che infastidisce e la interrompe in ogni maniera per scoraggiarla e
corrompere un nuovo individuo da legare al vincolo silenzioso della complicità
criminale ma il motivo principale di preoccupazione è il fatto che il sano e il
virtuoso comportamento può scatenare i sospetti su un comportamento contrario. Vivere
onestamente è contagioso e scatena perfino l’invidia del criminale che in ansia
di essere giudicato per la paura di ammettere i propri errori impedirà la
socialità attiva e l’impegno civico in ogni maniera. La famiglia criminale si
impegna a creare la dipendenza per l’agiatezza e per il vizio e si impegna in
una ritorsione sempre più aspra e vile per impedire ogni tentativo di fuga o accorgersene
il prima possibile. Non esiste l’affettività in una famiglia criminale. La
parentela è un alibi per ritorsioni più infide e peggiori mentre i sistemi
persecutori ai quali si allenano in famiglia e che infine diventeranno il
simbolo distintivo del nuovo affiliato presentato all’ambiente criminale con
più orgoglio quanto più miserabile e vigliacco è stata l’azione criminale che
ha compiuto. Il linguaggio ingannevole quanto sconcertante il loro
comportamento. Dire che le nuove generazioni o gli estranei si comportano bene
con il clan vuol dire che sono legati a un vincolo di complicità profonda e non
intendono infrangerlo. Ciò li rende ricattabili in caso di tradimento.
domenica 18 ottobre 2015
ANALISI REALE SUL SETTORE DEVIATO DELLO STATO
Quello che sta accadendo nelle forze dell’ordine è
esattamente ciò a cui siamo perfettamente abituati nel meridione italiano. La
verità al meridione non ha alcun valore mentre hanno valore le complicità
criminali che legano gli individui tra di loro per una questione culturale che
va indagata nel profondo. La cultura degenerata del meridione impone di
perseguire la propria utilità con il sotterfugio e la prevaricazione prevedendo
il minimo rischio possibile per la propria incolumità sia quando questa è
minacciata da un'altra famiglia criminale sia quando è minacciata dalla
giustizia. Proprio cercando la protezione e la complicità ad ogni livello
istituzionale avviene l’infezione di questa mentalità criminale che presuppone
la società umana e il singolo essere umano come elemento negativo sempre di
intralcio all’autorealizzazione che può quindi avvenire solo con metodi
criminali. I criminali cercano un posto nelle forze dell’ordine per imporre il
proprio interesse personale e tutelare gli affari della propria famiglia a
discapito degli altri, primi fra tutti a discapito delle persone oneste. Lo ottengono
per mezzo della raccomandazione e in un circolo vizioso sabotando gli intenti
delle persone oneste che senza appoggio criminale tentano di ottenere l’ambito
posto di lavoro. Questo sabotaggio continua anche una volta assunti ed avviene
meccanicamente attraverso metodiche ben precise tese ad affermare la loro
cultura, in aperto contrasto con la società civile. La sfida dei criminali in
Italia in ogni luogo è apertamente quella di dimostrare che la società umana e
lo stato di diritto sono fallimentari e lo fanno affermandosi contro ogni
logica parassitando l’impegno altrui, imponendosi in ogni modo e in ogni luogo
come unica alternativa. Per loro lo stato è solo uno strumento di vessazione.
Realmente non comprendono il valore della giustizia perché abituati per cultura
ad ottenere ciò che vogliono contro ogni altra regola. Il risultato è il
sabotaggio continuo del lavoro delle forze dell’ordine. Dobbiamo amaramente
constatare che ormai è questa la posizione preponderante nello stato italiano
che scivola velocemente verso l’anarchia assoluta. Le persone per bene in mezzo
ad una disputa si limitano alla degenerazione culturale del farsi i fatti
propri, il principio essenziale della mentalità criminale, perché tutti sono
colpevoli di qualcosa se divengono oggetto di discriminazione. La
discriminazione in un ambiente malato viene pagata dalle persone virtuose che
diventano vittima di critica e di persecuzione proprio per dimostrargli che il
male è l’unica soluzione e renderli succubi della società criminale che si
articola ormai ad ogni rango sociale. La maggiore difficoltà per ostacolare
questo colpo di stato è dovuta ai complici altolocati insospettabili di questa
logica perversa ed alla accentuata ramificazione all’interno dello stato che ci
rende bersaglio di ogni tipo di pericolo ad iniziare dal pericolo dell’inefficacia
totale dei mezzi di prevenzione conto il pericolo terrorista che gli altri
stati occidentali hanno mentre noi non riusciamo ad identificare i terroristi
dopo decine di anni dagli attentati. Siamo in balia del terrorismo politico che
si afferma attraverso le lobbie di potere senza più la necessità di colpire in
maniera eclatante sul territorio nazionale. Da tempo la politica nazionale ha
firmato la resa ai metodi criminali di assegnazione dei posti di lavoro, anche
di quelli indispensabili ed urgenti come i funzionari di pubblica sicurezza.
Nascondendosi facilmente dietro l’immagine ovviamente positiva del funzionario
dell’ordine pubblico ottengono lo scopo di colpire i loro bersagli
semplicemente diffamandoli o di coprire il loro complici esterni semplicemente
informandoli per tempo dei pericoli ma soprattutto ottengono lo scopo di
sfiduciare i cittadini nelle istituzioni facendoli rassegnare all’orribile
dittatura del male che non ha bisogno di emissari in vista ma più facilmente si
nasconde all’ombra delle personalità di spicco per la viltà spirituale che
contraddistingue la loro cultura degenerata. Questo paese ha perso la fede nell’uomo.
La prima è più urgente riforma da effettuare per prevenire le infiltrazioni
criminali è quella delle forze dell’ordine. Nascondere questa realtà è una
grossa complicità criminale motivata dalla vigliaccheria.
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lunedì 7 settembre 2015
SOCIETA' CRIMINALE
Il culto del male che da sempre imperversa nel meridione
della penisola italiana è in grado di agglomerare tutti i difetti degli animi
umani e gli istinti criminali. La criminalità organizzata sviluppa molto più di
un istinto criminale motivato da una frustrazione emotiva costante o immediata.
La criminalità organizzata sviluppa la tendenza costante ad un atteggiamento
criminale motivata dal disprezzo per l’umanità e dal disprezzo perciò di se
stessi. E’ una verità ormai riconosciuta dalla filosofia orientale come dalle
teorie di Darwin che l’evoluzione avviene con la dispute del bene contro il
male, della vita contro la malattia. Questo avviene per ogni singolo individuo
ma avviene anche all’interno della società civile dove la criminalità
organizzata si sviluppa e costantemente tende ad assumere la forma di società
criminale. Si tratta il crimine di parassitismo degli individui sani e la
criminalità organizzata di parassitismo della sana società civile. Incrociamo
le teorie apocalittiche religiose dell’apocalisse della Bibbia quando
sosteniamo che prima o poi il male prevarrà sul bene. San Giovanni parla già
duemila anni fa della “Organizzazione del male” che dara la fine e forse un
nuovo inizio. Il crimine nasce dalla convinzione che l’individuo non può far
valere le sue ragioni con i mezzi del dialogo e della civiltà persino quando
questo crimine è motivato da una situazione impellente di pericolo di vita e
giustificato quindi dalla esigenza della legittima difesa che la società civile
giustifica ed assolve. Il principio della legittima difesa pone rimedio alla
sconfitta degli schemi di pubblica sicurezza durante le tre fasi di
prevenzione, controllo e contenimento del crimine. La criminalità organizzata
presuppone che l’individuo è perdente comunque con i sistemi della società
civile e tramandando questa convinzione tramanda se stessa alle nuove
generazioni e agglomera e strumentalizza gli istinti negativi di tutta l’umanità
con la quale viene in contatto. Indagando questa predisposizione i criminali
riescono meglio di chiunque a scoprire di chi si possono fidare e fino a che
punto, contrastando la naturale predisposizione umana al merito riescono invece
ad interagire ed infettare la società civile dentro la quale si nascondono e si
nutrono come parassiti imprevedibilmente ed a tutti i livelli.
Le regole per i criminali sono semplici e generalmente si
tramandano oralmente probabilmente fin dal principio dell’umanità. Attraverso
la regola ferrea e neanche pronunciata della prevaricazione riescono ad
inculcare valori opposti a quanto essi stessi con la propria voce dicono o con
le proprie mani scrivono. In questa maniera riescono a tramandare e ad
infettare più che una regola, una predisposizione psicologica, come perfetta
antitesi noi diciamo che una opera o un gesto valgono più di mille parole. La
prima regola pronunciata è “Preoccupati solo dei tuoi problemi” detto
generalmente in maniera volgare, questo pone la prevaricazione come qualcosa
che vale molto più di una regola esattamente come all’antitesi la religione
cristiana e un po’ tutte le religione positiviste pongono il buon agire come
predisposizione innata e la difendono contrastando l’idolatria. “Non avrai
altro Dio all’infuori di me” recita il primo comandamento delle tavole di Mosè.
La religione è la contrapposizione naturale della società criminale che sfida
l’innata predisposizione dell’uomo ad agire a fin di bene in maniera consona ai
principi morali, primo tra tutti il coraggio di difendere il valore delle
proprie azioni in maniera leale. Per questa ragione considero auspicabile un
maggiore peso dei valori morali nei governi nazionali e nelle organizzazioni
internazionali. La prima regola pronunciata pone l’egocentrismo criminale come
stile di vita, ne consegue che i criminali abituali sanno di non potersi fidare
gli uni degli altri altrimenti di un legame di complicità. Questo atteggiamento
viene inculcato fin dalla educazione familiare. I fratelli o i figli o le madri
o le sorelle vengono abituati al peccato e poi edotti del fatto che la sola
maniera di vivere considerato il peccato come normale condizione di vita sia la
salvaguardia delle apparenze contrarie, prima tra tutte la familiarità
consanguinea. La perdizione e la prostituzione morale sono l’infezione che
diffonde la criminalità organizzata. La società dell’odio non risparmia la vita
familiare dove si vive per abitudine di prevaricazione e preoccupati di
piccolezze materiali, l’ignoranza è la conseguenza immediata di una vita di
bugie e futilità. Un piccolo gesto di solidarietà o una piccola verità vengono
subito percepiti come una sfida alla società criminale e repressi in ogni modo.
Persino aver mancato l’occasione di reprimere un istinto positivo può essere
causa di piccole ritorsioni. Nessuno è padrone di se stesso ma ognuno è soggetto
di prevaricazione e vive la soggezione al male che esso stesso ha deciso. Per
questa ragione il pentimento alla giustizia o la redenzione sono sfide
difficili o impossibile che lasciano solo da deceduti ma non per questo meno
entusiasmanti. La gerarchia criminale è mutevole ma molto rigida e consente di
decidere in tutto e per tutto delle sorti di un individuo meno potente fino al
punto da manifestarsi come una sorta di trasfigurazione che consente di
decidere addirittura cosa l’individuo meno potente debba dire o abbia detto.
Questo rende il diritto di replica indispensabile sia a livello individuale che
per la comunicazione tramite i mass-media nella lotta e il contrasto alla
criminalità organizzata. Il secondo comandamento recita “Devi saperti regolare
dei tuoi limiti”. E’ un ulteriore chiarimento del fatto che chiunque sbaglia
con una persona più potente o tradisce pagherà la vendetta di tutta la società
criminale. Persino nella stessa famiglia una persona che non si sia voluta
assoggettare ad un criminale di reputazione superiore pagherà con la morte
perché i criminali abituali non vogliono problemi. Il terzo comandamento è
“Devi avere una famiglia” cioè devi saper salvaguardare le apparenze e
guadagnarti in ogni modo la complicità dei tuoi familiari. Il quarto
comandamento è “Devi avere una raccomandazione per trovare un posto di lavoro”
e serve a salvaguardare lo strapotere criminale nelle istituzioni. Il quinto
comandamento è “Devi farti degli amici” e cioè guadagnarti delle complicità
anche al di fuori della cerchia familiare per gestire i tuoi affari. Questo
degenera generalmente nelle lobby di potere della politica che in Italia e
forse in tutto il mondo possono essere considerate organizzazioni terroriste ed
hanno in questo paese compiuto diverse stragi. L’abitudine alla prevaricazione
al livello della politica degenera nel terrorismo. Il sesto e ultimo
comandamento è “Devi comportarti bene” vale a dire saper salvaguardare le
apparenze e agire in maniera vile facendosi scudo di falsi buoni propositi per
conseguire i propri lerci scopi. Questo comandamento rappresenta la sfida
morale alla società civile e alle autorità religiose. La loro ostinazione nel
male riesce ad ammutolire qualsiasi tentativo di critica.
La metafora più utile per spiegare la criminalità
organizzata e la sua iterazione con la società civile è quella dello specchio.
Da questa parte dello specchio c’è la società civile e dall’altra la sua
caricatura determinata dal presupposto della prevaricazione come negazione
della prima che viene in questa maniera parassitata. Una sottile linea poco al
di là dello specchio delimita l’immoralità e poi sette livelli: Il settore
agrario, il settore industriale, il settore commerciale, il livello
istituzionale e delle forze armate, il livello della politica, il livello
religioso e l’ultimo livello della bestialità fine a se stessa che si
contrappone alla solidarietà tra esseri umani. Le due società camminano parallele
su due scale affiancate che si scontrano sulla superficie della realtà.
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