Lo stato è direttamente responsabile di un danno economico e
sociale quando non sa contrastare efficacemente il potere delle lobbie
criminali ponendo in atto le cautele indispensabili a prevenire qualsiasi
interferenza dell’interesse personale nella gestione della cosa pubblica, con
effetti devastanti quando questi interessi interferiscono nella gestione della
pubblica sicurezza. L’argomento è di interesse impellente, urgente quanto la
sicurezza nazionale perché lo strapotere delle lobbie in tutta Italia deriva
dall’infezione della cultura criminale che devasta il meridione della nazione.
Nell’ambiente della criminalità organizzata comunemente ed abitualmente le
decisioni del boss influenzano il comportamento di tutto il clan ed influenzano
il comportamento degli altri clan. Questa abitudine scaturisce nell’informazione
preliminare che prevede di identificare chiunque venga a contatto con l’individuo
criminale per la prima volta per clan di appartenenza ed area di influenza
politica. Per questa ragione l’influenza del potere territoriale ed economico
nell’apparato statale scaturisce al sud del paese come da nessuna altra parte
in condizioni di forte disagio che portano a conseguenze tragiche. Per spiegare
bene le condizioni di una vittima di tali atteggiamenti persecutori possiamo
fare l’esempio tristemente noto dei figli di immigrati vittime della furia ceca
dei propri genitori. Le nuove generazioni crescono in un ambiente diverso da
quello dei propri genitori venendo a conoscenza delle tutele ai diritti dell’individuo
che garantisce il modello della democrazia occidentale. Lo scontro tra la nuova
cultura, cui la famiglia intera si avvicina per scelta, e il costume, la cui
continuazione è imposta dalle frequentazioni ambientali e familiari dei
genitori, diventa incomprensione ed infine violenza atroce. Il disagio
psicologico può però provenire da uno scontro più esteso, dall’ambiente
lavorativo per esempio, e le frustrazioni delle vittime di scontro ambientale
giungono sui bambini inermi, incapaci di difendersi. Le cause dell’orrore
appaiono identiche per la cultura retrograda del meridione ma la matrice
malvagia che caratterizza la cultura violenta della criminalità organizzata può
lasciare facilmente presupporre che le vittime della furia ceca ed improvvisa
non siano sempre accidentali bensì causate premeditatamente dall’odio di
persone che riescono a perseguitare le loro vittime nell’intimità del loro
ambiente familiare. Le promesse della democrazia occidentale si scontrano
disastrosamente con una cultura retrograda e criminale che al meridione la
rinnega. L’odio razziale al meridione può scaturire in atteggiamenti
persecutori che sono la causa nascosta delle stragi familiari nei piccoli
nuclei di immigrati. La stessa sorte tocca nel meridione troppo spesso alle
donne vittima di discriminazione. Per questa ragione è indispensabile allo
scopo di prevenire altre vittime garantire che chiunque lavora per le
istituzioni riesca ad operare nell’esclusivo interesse della società civile
senza lasciarsi influenzare dai propri interessi personali o familiari che
inevitabilmente degenerano nella discriminazione. La cultura criminale del
meridione impone esattamente al contrario che l’impiegato statale, ad esempio,
assunto per raccomandazione, esegua prioritariamente gli ordini della famiglia
o del personaggio influente che lo ha raccomandato ed agisca secondo le regole
rigide della cultura retrograda del meridione: criminale ormai non solo per una
mia interpretazione personale ma perché apertamente e direttamente in contrasto
con gli interessi della società civile e con le regole del diritto. La cultura
criminale del meridione ha diversi aspetti in comune con il fondamentalismo
islamico: la chiusura mentale rispetto alle influenze esterne, la
considerazione della donna ma soprattutto drasticamente la violenza per
imporsi. Pur sussistendo una posizione di scontro assoluto con la comunità
internazionale e lo stato di diritto non esiste ancora oggi nel meridione
italiano lo stesso impegno internazionale che esiste contro i fondamentalisti
islamici in medio oriente perché, a parer mio, si sottovaluta la pericolosità
della criminalità organizzata italiana della quale non si contano le vittime ed
i danni economici e sociali in tutto il mondo. La forte discrepanza che
inasprisce gli scontri etnici è generazionale ed è costituita dalle posizioni
concettualmente opposte tra la libera determinazione dell’individuo nella
società civile che promette la democrazia occidentale con il diritto di
proprietà sulla persona fisica da parte dei genitori provenienti da culture
retrograde che ancora oggi è tollerato fin troppo in tutto il mondo ed è esteso
a tutto l’arco della vita dell’individuo per i meridionali italiani arrivando
ad includere la comproprietà di tutto il clan. Del resto l’ingerenza degli
interessi personali nella vita lavorativa e la discriminazione degli individui
deboli non riguardano più il solo meridione italiano ma tutta la nazione.
Potremmo dire che, mentre l’Italia fatica a penetrare nelle zone culturalmente
impervie del meridione, la cultura criminale della criminalità organizzata ha
pervaso l’intera nazione incominciando disastrosamente dalla vita politica del
paese e usa la nazione come terreno di passaggio per il mondo intero.
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