Nella cultura criminale che devasta il meridione l’argomento
sessuale è sempre predominante perché la depravazione sessuale è lo strumento
di ritorsione ultimo verso le vittime donne all’interno della famiglia ed anche
lo strumento di diseducazione delle nuove generazioni. Viene trattato
apertamente e volgarmente in ambiente familiare per rifletterne il carattere
clandestino oppure viene sottinteso in qualsiasi altra circostanza in modo da
farne dipendere gli esiti di dispute territoriali, commerciali o politiche
(volendo questo termine accettare per la gestione dei bacini di voto di
scambio). L’età dei primi amori è anche il momento in cui gli individui della
famiglia vengono addestrati ad un atteggiamento utilitarista nei confronti del
proprio corpo. Impareranno ad ottenere quello che vogliono chiedendo il
consenso del clan e a compiere azioni criminali per ottenerlo. Impareranno
soprattutto che i loro sentimenti sono stupidi in quanto momento di debolezza
nel quale diventano ricattabili e che le cause di tutti i loro problemi sono i
sentimenti così svilupperanno un individualismo criminale fuori da ogni logica
razionale. Ora sono pronti ad una unione decisa dal clan che può anche
coincidere al primo motivo di contrasto dato che entrambi nella coppia hanno
imparato la sottomissione. In ogni caso adesso sono pronti a decidere
autonomamente a chi concedersi in base ai rapporti di forza dei clan e ad
imporsi, cioè a molestare le vittime inermi, perché non vengono difese dalla
loro famiglia fino a quando non hanno imparato a fare i capricci, decise spesso
dal clan più potente. Con la dote della donna, ed oggi a causa degli abusi
della libertà sessuale e della loro imposizione, si muovono i rapporti di forza
dei clan e il giorno del matrimonio viene sancita la parte da recitare e il
ruolo dell’individuo nell’organizzazione in base a un rapporto di coppia sempre
vissuto come una imposizione. L’invidia repressa dei criminali nei confronti
della normalità della affettività farà in modo che ogni propensione verso l’affettività
o il ruolo educativo della famiglia divenga causa di ritorsioni piccole e
grandi. Qualora il genitore sia tentato di svolgere il proprio ruolo di tutela
nello sviluppo della personalità del figlio nella società civile sarà vittima
di scherno e ritorsione. L’uomo e la donna si devono fare rispettare attraverso
l’autorità del clan e decidere di conseguenza a chi sottomettersi. L’uomo in
questa continua gara distruttiva ha una parte attiva che corrisponde a quella
dello stupratore. Sarà la donna a dover giustificare il motivo per il quale non
si è fatta rispettare ricorrendo al clan e dovrà nascondere il torto subito come
una colpa grave perché il clan di appartenenza è il primo censore di
comportamenti fuori dalle regole criminali e se non si sa rivalere proporrà le
proprie scuse o anche il matrimonio. Adesso basterà ricondurre tutto ad un
discorso sessuale, sottinteso in qualsiasi modo, cosicché si tornerà a parlare
del sesso anche iniziando il dialogo dalle buone maniere all’ora del tè. In
questo modo tutto risulterà offensivo e motivo di scontro fino a quando le
famiglie chiamate in causa non si troveranno daccordo su uno scambio di affari o
su un unione matrimoniale. In questo modo ognuno direttamente chiamato in causa
oppure chiunque venga a sapere della questione sarà naturalmente propenso alla
riservatezza e a non immischiarsi a meno che non sia direttamente coinvolto.
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