domenica 11 ottobre 2015
La donna di 'ndrangheta
Le
donne di ‘ndrangheta sono educate all’interno delle loro famiglie ad essere
usate non come semplice merce di scambio, non come semplice oggetto come
giustificano i luoghi comuni, ma a saper individuare un probabile ostacolo per
gli affari della loro famiglia e proporsi autonomamente come merce di scambio.
Se l’ostacolo viene identificato in una famiglia economicamente e politicamente
più potente, le donne devono saperlo valutare e saper divenire mezzo di
ricatto, non appena in contatto, oppure strumento di collegamento con la
famiglia superiore in una precisa e pressoché immutabile gerarchia criminale.
Allo stesso modo la donna che entra in contatto con una persona onesta o con un
uomo di stato deve saper diventare strumento di ricatto o corruzione morale
costringendolo attraverso le regole rigide della ‘ndrangheta alla complicità.
Per questa ragione non basta indagando sulla criminalità organizzata
approfondire sulle frequentazioni dell’individuo, specialmente se donna, per
giudicarlo né tantomeno orientarsi con gli stereotipi o i luoghi comuni che rappresentano
per i criminali una copertura per le enormi, grandiose sceneggiate che mettono
in atto per trarre in errore la società civile allo scopo di derubare i meriti o corrompere gli
individui che la compongono ponendo in atto la loro sfida morale e coinvolgendoli
nella loro sfera più privata. Impietositi o tratti in inganno dalle facili
apparenze dei luoghi comuni, le persone oneste si lasceranno coinvolgere
emotivamente diventando esse stesse già complici fintantoché accortisi della
frode subita sono facile capro espiatorio per scaricare le responsabilità dei criminali
che in questo modo pongono in atto la loro corruzione morale imponendo la
complicità come unica via di uscita da situazioni ambigue. Le donne di
‘ndrangheta imparano ad essere schiave sessuali a costo di gravi violenze
fisiche e psicologiche che le rendono succubi e a loro volta persecutrici.
Difficilmente capiranno il valore della loro libera scelta o di una azione
socialmente costruttiva se non estrapolate completamente dal loro contesto
perché sono abituate a non avere scampo. Questo ritratto identifica non
esclusivamente la famiglia armata, prevalente oggetto di interesse da parte
dello stato, ma una intera cultura criminale comunemente riconoscibile dal suo
atteggiamento ritroso. Come per gli uomini, non sono ammesse azioni motivate
dal comune buon vivere civile e non da interessi personali perché il buon
vivere civile senza approfittarsi di una occasione propizia di arricchirsi o di
infierire sul prossimo è agire da scemo.
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