Il culto del male che da sempre imperversa nel meridione
della penisola italiana è in grado di agglomerare tutti i difetti degli animi
umani e gli istinti criminali. La criminalità organizzata sviluppa molto più di
un istinto criminale motivato da una frustrazione emotiva costante o immediata.
La criminalità organizzata sviluppa la tendenza costante ad un atteggiamento
criminale motivata dal disprezzo per l’umanità e dal disprezzo perciò di se
stessi. E’ una verità ormai riconosciuta dalla filosofia orientale come dalle
teorie di Darwin che l’evoluzione avviene con la dispute del bene contro il
male, della vita contro la malattia. Questo avviene per ogni singolo individuo
ma avviene anche all’interno della società civile dove la criminalità
organizzata si sviluppa e costantemente tende ad assumere la forma di società
criminale. Si tratta il crimine di parassitismo degli individui sani e la
criminalità organizzata di parassitismo della sana società civile. Incrociamo
le teorie apocalittiche religiose dell’apocalisse della Bibbia quando
sosteniamo che prima o poi il male prevarrà sul bene. San Giovanni parla già
duemila anni fa della “Organizzazione del male” che dara la fine e forse un
nuovo inizio. Il crimine nasce dalla convinzione che l’individuo non può far
valere le sue ragioni con i mezzi del dialogo e della civiltà persino quando
questo crimine è motivato da una situazione impellente di pericolo di vita e
giustificato quindi dalla esigenza della legittima difesa che la società civile
giustifica ed assolve. Il principio della legittima difesa pone rimedio alla
sconfitta degli schemi di pubblica sicurezza durante le tre fasi di
prevenzione, controllo e contenimento del crimine. La criminalità organizzata
presuppone che l’individuo è perdente comunque con i sistemi della società
civile e tramandando questa convinzione tramanda se stessa alle nuove
generazioni e agglomera e strumentalizza gli istinti negativi di tutta l’umanità
con la quale viene in contatto. Indagando questa predisposizione i criminali
riescono meglio di chiunque a scoprire di chi si possono fidare e fino a che
punto, contrastando la naturale predisposizione umana al merito riescono invece
ad interagire ed infettare la società civile dentro la quale si nascondono e si
nutrono come parassiti imprevedibilmente ed a tutti i livelli.
Le regole per i criminali sono semplici e generalmente si
tramandano oralmente probabilmente fin dal principio dell’umanità. Attraverso
la regola ferrea e neanche pronunciata della prevaricazione riescono ad
inculcare valori opposti a quanto essi stessi con la propria voce dicono o con
le proprie mani scrivono. In questa maniera riescono a tramandare e ad
infettare più che una regola, una predisposizione psicologica, come perfetta
antitesi noi diciamo che una opera o un gesto valgono più di mille parole. La
prima regola pronunciata è “Preoccupati solo dei tuoi problemi” detto
generalmente in maniera volgare, questo pone la prevaricazione come qualcosa
che vale molto più di una regola esattamente come all’antitesi la religione
cristiana e un po’ tutte le religione positiviste pongono il buon agire come
predisposizione innata e la difendono contrastando l’idolatria. “Non avrai
altro Dio all’infuori di me” recita il primo comandamento delle tavole di Mosè.
La religione è la contrapposizione naturale della società criminale che sfida
l’innata predisposizione dell’uomo ad agire a fin di bene in maniera consona ai
principi morali, primo tra tutti il coraggio di difendere il valore delle
proprie azioni in maniera leale. Per questa ragione considero auspicabile un
maggiore peso dei valori morali nei governi nazionali e nelle organizzazioni
internazionali. La prima regola pronunciata pone l’egocentrismo criminale come
stile di vita, ne consegue che i criminali abituali sanno di non potersi fidare
gli uni degli altri altrimenti di un legame di complicità. Questo atteggiamento
viene inculcato fin dalla educazione familiare. I fratelli o i figli o le madri
o le sorelle vengono abituati al peccato e poi edotti del fatto che la sola
maniera di vivere considerato il peccato come normale condizione di vita sia la
salvaguardia delle apparenze contrarie, prima tra tutte la familiarità
consanguinea. La perdizione e la prostituzione morale sono l’infezione che
diffonde la criminalità organizzata. La società dell’odio non risparmia la vita
familiare dove si vive per abitudine di prevaricazione e preoccupati di
piccolezze materiali, l’ignoranza è la conseguenza immediata di una vita di
bugie e futilità. Un piccolo gesto di solidarietà o una piccola verità vengono
subito percepiti come una sfida alla società criminale e repressi in ogni modo.
Persino aver mancato l’occasione di reprimere un istinto positivo può essere
causa di piccole ritorsioni. Nessuno è padrone di se stesso ma ognuno è soggetto
di prevaricazione e vive la soggezione al male che esso stesso ha deciso. Per
questa ragione il pentimento alla giustizia o la redenzione sono sfide
difficili o impossibile che lasciano solo da deceduti ma non per questo meno
entusiasmanti. La gerarchia criminale è mutevole ma molto rigida e consente di
decidere in tutto e per tutto delle sorti di un individuo meno potente fino al
punto da manifestarsi come una sorta di trasfigurazione che consente di
decidere addirittura cosa l’individuo meno potente debba dire o abbia detto.
Questo rende il diritto di replica indispensabile sia a livello individuale che
per la comunicazione tramite i mass-media nella lotta e il contrasto alla
criminalità organizzata. Il secondo comandamento recita “Devi saperti regolare
dei tuoi limiti”. E’ un ulteriore chiarimento del fatto che chiunque sbaglia
con una persona più potente o tradisce pagherà la vendetta di tutta la società
criminale. Persino nella stessa famiglia una persona che non si sia voluta
assoggettare ad un criminale di reputazione superiore pagherà con la morte
perché i criminali abituali non vogliono problemi. Il terzo comandamento è
“Devi avere una famiglia” cioè devi saper salvaguardare le apparenze e
guadagnarti in ogni modo la complicità dei tuoi familiari. Il quarto
comandamento è “Devi avere una raccomandazione per trovare un posto di lavoro”
e serve a salvaguardare lo strapotere criminale nelle istituzioni. Il quinto
comandamento è “Devi farti degli amici” e cioè guadagnarti delle complicità
anche al di fuori della cerchia familiare per gestire i tuoi affari. Questo
degenera generalmente nelle lobby di potere della politica che in Italia e
forse in tutto il mondo possono essere considerate organizzazioni terroriste ed
hanno in questo paese compiuto diverse stragi. L’abitudine alla prevaricazione
al livello della politica degenera nel terrorismo. Il sesto e ultimo
comandamento è “Devi comportarti bene” vale a dire saper salvaguardare le
apparenze e agire in maniera vile facendosi scudo di falsi buoni propositi per
conseguire i propri lerci scopi. Questo comandamento rappresenta la sfida
morale alla società civile e alle autorità religiose. La loro ostinazione nel
male riesce ad ammutolire qualsiasi tentativo di critica.
La metafora più utile per spiegare la criminalità
organizzata e la sua iterazione con la società civile è quella dello specchio.
Da questa parte dello specchio c’è la società civile e dall’altra la sua
caricatura determinata dal presupposto della prevaricazione come negazione
della prima che viene in questa maniera parassitata. Una sottile linea poco al
di là dello specchio delimita l’immoralità e poi sette livelli: Il settore
agrario, il settore industriale, il settore commerciale, il livello
istituzionale e delle forze armate, il livello della politica, il livello
religioso e l’ultimo livello della bestialità fine a se stessa che si
contrappone alla solidarietà tra esseri umani. Le due società camminano parallele
su due scale affiancate che si scontrano sulla superficie della realtà.
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