La fazione distruttiva della società civile che prende piede
storicamente in Italia tanto da lasciarne individuare le origini storiche ed
arriva ad inquinare la vita politica del paese attraverso le lobbie partendo
dalle organizzazioni criminali particolari regionali riesce, quando si insinua
tra le istituzioni e nelle forze dell’ordine, ad attuare la sua sfida
ideologica alla società civile ed allo stato di diritto. Qualsiasi azione
progettata dalla comunità o qualsiasi strumento vengono facilmente volte in
negativo strumentalizzando e boicottando l’immagine dello stato che viene
derubata generalmente attraverso le raccomandazioni. Quando la mentalità
criminale arriva d inquinare lo stato fino all’intimità delle sue forze armate
è più facile parlare della lotta infinita tra il bene ed il male piuttosto che
delle generiche corruzioni perché si deve trattare di anime profondamente
perverse ma non bisogna dimenticare che una simile sfida non può che provenire
dalle organizzazioni criminali che invidiano la capacità di nuocere dello stato
di diritto senza comprenderne le motivazioni socialmente positive. In Italia la
depravazione morale si affonda finanche nelle Forze Armate coltivando fin dalla
giovane età e per iniziare dalle famiglie più stimate l’abitudine alla bruttura
morale e l’abitudine a coltivare i privilegi tralasciando gli oneri. Quello che
è un difetto per tutti i sistemi sociali diventa in Italia un abitudine indotta
ereditata dalle classi privilegiate del periodo totalitario precedente la
repubblica democratica attuale. La criminalità organizzata incrocia per
interessi e per abitudini di vita questa zona malsana dello stato che richiama
generalmente a propria giustificazione l’ideologia fascista riuscendo a
boicottare anche questa legata ad un periodo storico precedente. Si identifica
più propriamente con la catastrofe dell’attuale classe dirigente che degenera
con il sistema di governo obsoleto che essa rappresenta ormai depredato dalle
lobbie di potere collaterale. Il criminale generico così individuato manifesta
un individualismo irrazionale ereditato da una educazione profondamente
criminale in contrasto con gli interessi pubblici. Questo stesso individualismo
irrazionale è un atto di sabotaggio continuativo delle Forze Armate che lo
tollerano e lo sopportano esclusivamente per ingerenza delle lobbie. Gli
interessi criminali sintetizzati per famiglia o corrente politica
trasformeranno l’indole del criminale in metodica delittuosa. Tutto ciò di cui
il criminale verrà a conoscenza sul posto di lavoro e le informazioni che
cercherà per tutelare i propri interessi personali verranno strumentalizzati e
condivisi con i propri complici. Tutti i modelli positivi verranno
strumentalizzati per creare l’immagine necessaria a nascondere la propria
indole criminale. Tutti i sistemi di investigazione verranno volti in negativo
per identificare le persone oneste e per sabotare il lavoro delle Forze Armate.
Traspare all’esterno solo una invidia pietosa per il meritevole che deriva
dalla depravazione morale profonda che non ammette l’esistenza del bene. La differenza
sostanziale tra il meritevole e il criminale deriva esattamente dal proprio
interesse personale che lo spinge ad interferire nella quotidianità della vita
sociale tralasciando o sovvertendo totalmente il proprio dovere e la necessità
di imparzialità. Ne deriva una metodica criminale capace di divulgare
facilmente notizie riservate e strumentalizzare le Forze Armate a proprio
piacimento. Altrettanto facilmente si può derivare il sistema di investigazione
dal suo opposto metodo delittuoso perché della pubblica sicurezza interessa al
criminale esclusivamente l’abuso di potere.
Visualizzazione post con etichetta n'drangheta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta n'drangheta. Mostra tutti i post
mercoledì 28 ottobre 2015
lunedì 19 ottobre 2015
EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA CRIMINALE
La criminalità organizzata attua una negazione assoluta
della società civile che si fonda sulla viltà d’animo. La viltà d’animo e la
negazione della società civile saranno le basi della persuasione nella
corruzione morale degli individui con i quali vengono a contatto e saranno le
basi della diseducazione in famiglia. Fin da bambini i figli dei criminali
avranno inculcata l’idea che non si può ottenere niente dalla società civile
che è ostile e inadempiente se non attraverso il sotterfugio e la complicità criminale
del clan, unico reale appoggio materiale sul quale il giovane individuo può
contare se ha un comportamento conforme alle dure regole della depravazione
morale imposte dal clan che si riserva il diritto di negare fino al cibo
solitamente nel caso venga rifiutata una imposizione sessuale. I giovani
criminali sviluppano un carattere remissivo ed aggressivo che li rende
riconoscibili in tutti gli ambienti sociali. Fin dall’età scolastica e per
tutta la durata della loro vita sono abituati ad ottenere il risultato
educativo o professionale autorizzato dal clan con il sotterfugio o il furto
intellettuale e con l’intervento complice della famiglia che giustifica ed
elemosina o raccomanda a seconda del caso. Se l’interlocutore è un estraneo
finirà nel raggiro della persuasione o chiederà una contropartita, se è una
persona affine al clan è già loro complice e giustifica e nasconde gli errori
del clan.
La negazione dei valori civici della criminalità
organizzata si riflette pienamente nel ruolo della famiglia criminale. La
famiglia è una vera e propria azienda criminale che non assume a concorso o a
domanda ma gestisce gli individui nel proprio territorio come si gestisce il
bestiame. Detti individui devono imparare l’obbedienza cieca al clan a costo di
dure conseguenze che non tengono assolutamente conto della parentela dell’individuo
intesa ordinariamente. Il legame familiare si misura in base al legame di
complicità più stretto. Il ruolo della famiglia nella società civile è quello
di garantire il corretto sviluppo fisico ed intellettivo dell’individuo in
relazione alle influenze esterne ed è quello prioritario di fornire i mezzi
adeguati proporzionali alle proprie possibilità per il completo sviluppo della
personalità nella società civile. La criminalità organizzata limita la facoltà
di agire, di movimento e in definitiva lo sviluppo sociale di chiunque venga a
contatto con loro perché ogni azione socialmente utile costituisce un ostacolo
con i loro affari e viene in contrasto con gli interessi criminali del clan. Le
arti e le scienze sono vietate esattamente come qualsiasi altra propensione
professionale fino a quando l’individuo non ha appreso il principio del
parassitismo sociale, fino a quando cioè non ha imparato che per sopravvivere
deve rubare del merito e delle risorse altrui. Nel diritto i genitori hanno
degli obblighi nei confronti della prole necessari a garantire la salute
psicofisica dell’individuo ad ogni età di sviluppo e consentirgli di svolgere
il proprio ruolo sociale. Nella famiglia criminale sono i figli ad avere doveri
ad iniziare da quello dell’obbedienza imposta addossandogli le proprie
responsabilità ed attribuendo gli errori commessi dalla famiglia. In questa
maniera vengono addestrati a fare lo stesso scaricabarile sul più debole o
sulle persone virtuose per il sentimento di invidia profonda che sviluppano. Il
criminale in associazione a delinquere è abituato come ogni altro criminale a
vivere alla giornata ma riesce anche a rubare il futuro altrui e delle prossime
generazioni per scaricare le proprie responsabilità. Per farlo trattiene i
vincoli che riesce a creare attraverso i luoghi comuni della parentela e
attraverso la complicità criminale che si basa sulla conoscenza reciproca dei
vizi e dei crimini. Il criminale sta in guardia contro il talento e la
disciplina e contro la passione per lo studio come un uomo di legge sta attento
invece ai segnali di allarme contro il crimine. Incapace a qualsiasi mansione
sta attento e sfrutta tutte le sue complicità per sapere del misfatto della
virtù che infastidisce e la interrompe in ogni maniera per scoraggiarla e
corrompere un nuovo individuo da legare al vincolo silenzioso della complicità
criminale ma il motivo principale di preoccupazione è il fatto che il sano e il
virtuoso comportamento può scatenare i sospetti su un comportamento contrario. Vivere
onestamente è contagioso e scatena perfino l’invidia del criminale che in ansia
di essere giudicato per la paura di ammettere i propri errori impedirà la
socialità attiva e l’impegno civico in ogni maniera. La famiglia criminale si
impegna a creare la dipendenza per l’agiatezza e per il vizio e si impegna in
una ritorsione sempre più aspra e vile per impedire ogni tentativo di fuga o accorgersene
il prima possibile. Non esiste l’affettività in una famiglia criminale. La
parentela è un alibi per ritorsioni più infide e peggiori mentre i sistemi
persecutori ai quali si allenano in famiglia e che infine diventeranno il
simbolo distintivo del nuovo affiliato presentato all’ambiente criminale con
più orgoglio quanto più miserabile e vigliacco è stata l’azione criminale che
ha compiuto. Il linguaggio ingannevole quanto sconcertante il loro
comportamento. Dire che le nuove generazioni o gli estranei si comportano bene
con il clan vuol dire che sono legati a un vincolo di complicità profonda e non
intendono infrangerlo. Ciò li rende ricattabili in caso di tradimento.
domenica 18 ottobre 2015
LO STUPRO E LA FRUSTRAZIONE CRIMINALE
Lo stupro è un problema che riguarda l’intera società civile
e non esclusivamente la donna perché il rapporto tra sessi ha un ruolo
fondamentale nella spinta evolutiva di tutti gli esseri viventi. Questa verità
naturale conferisce alla donna un ruolo chiave nella società civile che paga il
suo prezzo pesantemente quando la donna vittima di violenza influenza
negativamente l’ambiente in cui vive ad iniziare dall’ambiente familiare e
concludendo con l’ambiente professionale del quale la donna ha sempre fatto
parte integrante e dove solo oggi vede il suo ruolo per una esigenza
organizzativa proporzionale alla crescente individualità dei singoli nella
collettività. La donna vittima di violenza che non vede soddisfatta l’offesa
subita dalla giustizia sviluppa un carattere socialmente negativo che tramanda
alla prole e sarà peggiore in proporzione alle costrizioni al silenzio imposte.
I criminali meridionali conoscono bene questo effetto e ne strumentalizzano le
conseguenze facendo diventare lo stupro una forma disumana di diseducazione. La
donna o l’uomo vittime di imposizione sessuale stroncheranno le loro ambizioni
sociali che naturalmente determina la selezione sessuale. La libera scelta
sessuale pone la differenza tra l’uomo e le bestie in schiavitù e rappresenta
ancora il segno della civiltà che stenta ad arrivare in ogni parte del mondo. L’uomo
virtuoso di fronte alle conseguenze psicologicamente distruttive dello stupro
che manifesta la vittima subirà esso stesso un danno morale che si ripercuote
nella sua vita affettiva e professionale come ulteriore segnale di allarme che
avverte della necessità sociale ed umana urgente di porre rimedio ad una piaga
di ingenti conseguenze e di crescente diffusione a causa degli stimoli negativi
dell’imposizione del libertinaggio sessuale e della carenza di modelli
positivi. Succede ad esempio al partner della vittima che generalmente non si
considera soddisfatto neanche quando il crimine è riconosciuto e perseguito
dalla legge. Nella donna non doverosamente supportata dalla società civile le
conseguenze psicologiche dello stupro degenerano fino al lesbismo e all’odio
per l’altro sesso. D'altronde il carattere dello stupratore dimostra una
omosessualità latente e un profondo senso dell’odio: la frustrazione sessuale
di un carattere socialmente negativo li spinge ad odiare l’umanità stessa e
quindi i suoi comportamenti naturali. L’omosessualità palesa pure l’intenzione
distruttiva per il genere umano. La violenza sessuale è un problema antico
quanto il male e probabilmente lo incarna fino ad identificarlo. Perfino nelle
regole antiquate imposte da Mosè alle tribù ebraiche lo stupro veniva
contrapposto ad un comportamento sano ancora tramandato dalla bibbia, misconosciuto
da molti cristiani nella misura della loro fede, ed era prevista la morte come
punizione in alternativa alla responsabilità matrimoniale quando la donna aveva
pochi diritti oltre a quelli del bestiame. Da allora sono stati fatti
pochissimi e recentissimi passi avanti per riconoscere la dignità dell’individuo
nei rapporti sessuali ma troppi passi indietro nelle abitudini sessuali della
popolazione occidentale da imputarsi probabilmente alle icone del consumismo
sfrenato che impone l’abuso delle libertà conquistate dal progresso sociale e l’irresponsabilità
collettiva. Un considerevole ulteriore progresso potrebbe essere costituito
dalla possibilità da parte della donna di riconoscere il proprio stupratore in
tribunale una volta accertato il rapporto sessuale da parte del professionista
medico o riconosciuto dal criminale stesso in tribunale. Oggi invece la donna
vittima di stupro al contrario della vittima di ogni altro reato si trova, già
difficilmente denunciato il crimine, di fronte a molte altre difficoltà che
alcune donne paragonano ad un ennesimo stupro da parte dell’autorità che
necessita di provare oltre al fatto la dimostrata contrarietà della donna con
grande invasività medica ed investigativa. L’ importanza e la diffusione del
crimine giustificano invece un impegno più efficace a costo di prevedere
qualche errore giudiziario comunque inevitabile a danno di uomini ingiustamente
accusati che, dopo tanti anni di esperienza opposta, si potrebbero così
responsabilizzare sulla loro scelta sessuale e sul loro atteggiamento sessuale.
Questo progresso potrebbe però oggi essere determinato solo da una profonda
rivoluzione sociale che riconosce il problema collettivo e l’esigenza immediata
di porvi rimedio creando delle garanzie sul diritto di libera scelta sessuale.
venerdì 16 ottobre 2015
BULLYING EDUCATES NEW GENERATIONS OF CRIMINALS. IL BULLISMO EDUCA NUOVE GENERAZIONI DI CRIMINALI
In English at beginning, in fondo in italiano.
The problems of the southern italian students are not at all different from the problems of the population. In the school environment all the social hardships and cultural deviations present in the external environment are reflected, but for good reason we should demand a more accurate monitoring of the new generations aimed at combating the cultural problems present in the territory of interest. This demonstrates the need to decentralize as much as possible the management of the education sector to be able to recognize, prevent and counteract situations of teaching difficulties that also reflect the contrast on the territory with public needs but shows us above all a lack of knowledge of these contrasts that a greater attention towards the new generations could avoid. Unfortunately, the social and cultural contrasts with public needs are also measured according to the adaptation of the teachers to the socio-cultural environment that determines them. Ultimately, the guarantee of the interests of the teacher according to his public function ensures effective penetration in the territory that can satisfy even the needs of prevention in the field of public safety. The demonstration of contemporary needs between the professional teaching environment and the educational environment remains in topics such as bullying and drugs. The bullying in the south is not simply the act of abuse of the bully boy for education but a system of diseducation of the new generations to the logic of criminal power in which the bully can also have a thin and embarrassed appearance. While the state plans a school education system, in those same environments among young people, precocious teachers commit themselves to inculcate opposing values and make recognize the systems of control of organized crime that will follow them throughout their lives and that will really impose their decisions to individual since very young. The character of organized crime is fully reflected among young students and imposes cowardice and subterfuge as rules of obedience. The young offenders will not be scrupulous to act subtly in a numerical majority and away from the complicity of their own and acquired in the family that define friendships. The important thing is to avoid the consequences of this environment for the boy of good education that forced to defend himself will be criminalized until he assimilates the criminal culture. The episodes of violence must always be condemned and prevented by demonstrating the vigilant presence of the educator but above all it is necessary to know how to distinguish well between the virtuous and the dishonest. It is a hard test for the educator who has to do with the young age and the sense of tenderness that inspires even when he lives in a degraded environment and that is used by young bullies to art. What happens between school desks is always the mirror of family education. In the South, the culture of civil society is at a disadvantage compared to the more profitable cult of ignorance and an army of social workers would be needed to carry out an urgent task. Even in the face of the scourge of drugs, the education sector proves to be impotent and an obstacle to the public security function, justifying illicit behavior with the excuse of the state's passivity for the quiet living with the family members of the deviant that justify their behavior and sometimes they encourage him as a system of uneducation to the silence of omerta and criminal complicity. Hardly the guilty ones of the deseducation will admit their responsibilities because they themselves are promoters of a criminal culture. In the south we need an evangelization of the common good starting from adults and first of all those who are responsible for being professional educators while already throughout Italy we pay the price of the infection of the historically southern cult of evil.
I problemi degli studenti meridionali non sono per nulla differenti dai problemi della popolazione. Nell’ambiente scolastico si riflettono tutti i disagi sociali e le devianze culturali presenti nell’ambiente esterno ma a buona ragione dovremmo pretendere una sorveglianza più accurata sulle nuove generazioni finalizzata proprio a contrastare i problemi culturali presenti nel territorio di interesse. Questo dimostra la necessità di decentrare quanto più possibile la gestione del settore dell’istruzione per riuscire a riconoscere, prevenire e contrastare le situazioni di difficoltà di insegnamento che riflettono anche il contrasto sul territorio con le esigenze pubbliche ma ci dimostra soprattutto una carenza nella conoscenza di questi contrasti che una maggiore attenzione nei confronti delle nuove generazioni potrebbe evitare. I contrasti sociali e culturali con le esigenze pubbliche si misurano anche purtroppo in base all’adattamento degli insegnati all’ambiente socio-culturale che li determina. In via definitiva la garanzia degli interessi dell’insegnate in funzione della sua funzione pubblica garantisce una penetrazione efficace nel territorio in grado di soddisfare persino le esigenze di prevenzione in campo di pubblica sicurezza. La dimostrazione di esigenze contemporanee tra l’ambiente professionale docente e l’ambiente educativo rimane in argomenti quali il bullismo e la droga. Il bullismo al sud non è semplicemente l’atto di prevaricazione del ragazzo prepotente per educazione ma un sistema di diseducazione delle nuove generazioni alle logiche di potere criminale in cui il bullo può avere anche un aspetto mingherlino e impacciato. Mentre lo stato pianifica un sistema di istruzione scolastica, in quegli stessi ambienti tra i ragazzi, insegnanti precoci si impegnano per inculcare valori opposti e fanno riconoscere i sistemi di controllo della criminalità organizzata che li seguiranno tutta la vita e che imporrà realmente le sue decisioni all’individuo fin da giovanissimo. Il carattere della criminalità organizzata si riflette pienamente tra i giovani studenti e impone la viltà e il sotterfugio come regole di obbedienza. I giovani prevaricatori non si faranno scrupoli ad agire subdolamente in maggioranza numerica ed al riparo delle complicità proprie ed acquisite in famiglia che definiscono amicizie. L’importante è evitare le conseguenze di questo ambiente per il ragazzo di buona educazione che costretto a difendersi sarà criminalizzato fino a quando non assimila la cultura criminale. Gli episodi di violenza vanno sempre condannati e prevenuti dimostrando la presenza vigile dell’educatore ma soprattutto è necessario sapere distinguere bene tra il virtuoso e il disonesto. Si tratta di una dura prova per l’educatore che ha a che fare con la giovane età ed il senso di tenerezza che ispira anche quando vive in un ambiente degradato e che è usato dai giovani bulli ad arte. Quello che succede tra i banchi scolastici è sempre lo specchio dell’educazione familiare. Al sud la cultura della società civile è in posizione di svantaggio rispetto al più proficuo culto dell’ignoranza e sarebbe necessario un esercito di assistenti sociali per svolgere un compito urgente. Perfino di fronte alla piaga della droga il settore dell’istruzione si dimostra impotente e di ostacolo rispetto alla funzione di pubblica sicurezza giustificando comportamenti illeciti con la scusa della passività dello stato per il quieto vivere con i familiari del deviato che ne giustificano il comportamento e talvolta lo incoraggiano come sistema di diseducazione al silenzio dell’omertà e della complicità criminale. Difficilmente i colpevoli della diseducazione ammetteranno le loro responsabilità perché essi stessi fautori di una cultura criminale. Al meridione c’è bisogno di una evangelizzazione al bene comune ad iniziare dagli adulti e per primi da coloro che sono responsabili di essere educatori professionali mentre già in tutta Italia paghiamo il prezzo dell’infezione del culto del male storicamente meridionale.
The problems of the southern italian students are not at all different from the problems of the population. In the school environment all the social hardships and cultural deviations present in the external environment are reflected, but for good reason we should demand a more accurate monitoring of the new generations aimed at combating the cultural problems present in the territory of interest. This demonstrates the need to decentralize as much as possible the management of the education sector to be able to recognize, prevent and counteract situations of teaching difficulties that also reflect the contrast on the territory with public needs but shows us above all a lack of knowledge of these contrasts that a greater attention towards the new generations could avoid. Unfortunately, the social and cultural contrasts with public needs are also measured according to the adaptation of the teachers to the socio-cultural environment that determines them. Ultimately, the guarantee of the interests of the teacher according to his public function ensures effective penetration in the territory that can satisfy even the needs of prevention in the field of public safety. The demonstration of contemporary needs between the professional teaching environment and the educational environment remains in topics such as bullying and drugs. The bullying in the south is not simply the act of abuse of the bully boy for education but a system of diseducation of the new generations to the logic of criminal power in which the bully can also have a thin and embarrassed appearance. While the state plans a school education system, in those same environments among young people, precocious teachers commit themselves to inculcate opposing values and make recognize the systems of control of organized crime that will follow them throughout their lives and that will really impose their decisions to individual since very young. The character of organized crime is fully reflected among young students and imposes cowardice and subterfuge as rules of obedience. The young offenders will not be scrupulous to act subtly in a numerical majority and away from the complicity of their own and acquired in the family that define friendships. The important thing is to avoid the consequences of this environment for the boy of good education that forced to defend himself will be criminalized until he assimilates the criminal culture. The episodes of violence must always be condemned and prevented by demonstrating the vigilant presence of the educator but above all it is necessary to know how to distinguish well between the virtuous and the dishonest. It is a hard test for the educator who has to do with the young age and the sense of tenderness that inspires even when he lives in a degraded environment and that is used by young bullies to art. What happens between school desks is always the mirror of family education. In the South, the culture of civil society is at a disadvantage compared to the more profitable cult of ignorance and an army of social workers would be needed to carry out an urgent task. Even in the face of the scourge of drugs, the education sector proves to be impotent and an obstacle to the public security function, justifying illicit behavior with the excuse of the state's passivity for the quiet living with the family members of the deviant that justify their behavior and sometimes they encourage him as a system of uneducation to the silence of omerta and criminal complicity. Hardly the guilty ones of the deseducation will admit their responsibilities because they themselves are promoters of a criminal culture. In the south we need an evangelization of the common good starting from adults and first of all those who are responsible for being professional educators while already throughout Italy we pay the price of the infection of the historically southern cult of evil.
I problemi degli studenti meridionali non sono per nulla differenti dai problemi della popolazione. Nell’ambiente scolastico si riflettono tutti i disagi sociali e le devianze culturali presenti nell’ambiente esterno ma a buona ragione dovremmo pretendere una sorveglianza più accurata sulle nuove generazioni finalizzata proprio a contrastare i problemi culturali presenti nel territorio di interesse. Questo dimostra la necessità di decentrare quanto più possibile la gestione del settore dell’istruzione per riuscire a riconoscere, prevenire e contrastare le situazioni di difficoltà di insegnamento che riflettono anche il contrasto sul territorio con le esigenze pubbliche ma ci dimostra soprattutto una carenza nella conoscenza di questi contrasti che una maggiore attenzione nei confronti delle nuove generazioni potrebbe evitare. I contrasti sociali e culturali con le esigenze pubbliche si misurano anche purtroppo in base all’adattamento degli insegnati all’ambiente socio-culturale che li determina. In via definitiva la garanzia degli interessi dell’insegnate in funzione della sua funzione pubblica garantisce una penetrazione efficace nel territorio in grado di soddisfare persino le esigenze di prevenzione in campo di pubblica sicurezza. La dimostrazione di esigenze contemporanee tra l’ambiente professionale docente e l’ambiente educativo rimane in argomenti quali il bullismo e la droga. Il bullismo al sud non è semplicemente l’atto di prevaricazione del ragazzo prepotente per educazione ma un sistema di diseducazione delle nuove generazioni alle logiche di potere criminale in cui il bullo può avere anche un aspetto mingherlino e impacciato. Mentre lo stato pianifica un sistema di istruzione scolastica, in quegli stessi ambienti tra i ragazzi, insegnanti precoci si impegnano per inculcare valori opposti e fanno riconoscere i sistemi di controllo della criminalità organizzata che li seguiranno tutta la vita e che imporrà realmente le sue decisioni all’individuo fin da giovanissimo. Il carattere della criminalità organizzata si riflette pienamente tra i giovani studenti e impone la viltà e il sotterfugio come regole di obbedienza. I giovani prevaricatori non si faranno scrupoli ad agire subdolamente in maggioranza numerica ed al riparo delle complicità proprie ed acquisite in famiglia che definiscono amicizie. L’importante è evitare le conseguenze di questo ambiente per il ragazzo di buona educazione che costretto a difendersi sarà criminalizzato fino a quando non assimila la cultura criminale. Gli episodi di violenza vanno sempre condannati e prevenuti dimostrando la presenza vigile dell’educatore ma soprattutto è necessario sapere distinguere bene tra il virtuoso e il disonesto. Si tratta di una dura prova per l’educatore che ha a che fare con la giovane età ed il senso di tenerezza che ispira anche quando vive in un ambiente degradato e che è usato dai giovani bulli ad arte. Quello che succede tra i banchi scolastici è sempre lo specchio dell’educazione familiare. Al sud la cultura della società civile è in posizione di svantaggio rispetto al più proficuo culto dell’ignoranza e sarebbe necessario un esercito di assistenti sociali per svolgere un compito urgente. Perfino di fronte alla piaga della droga il settore dell’istruzione si dimostra impotente e di ostacolo rispetto alla funzione di pubblica sicurezza giustificando comportamenti illeciti con la scusa della passività dello stato per il quieto vivere con i familiari del deviato che ne giustificano il comportamento e talvolta lo incoraggiano come sistema di diseducazione al silenzio dell’omertà e della complicità criminale. Difficilmente i colpevoli della diseducazione ammetteranno le loro responsabilità perché essi stessi fautori di una cultura criminale. Al meridione c’è bisogno di una evangelizzazione al bene comune ad iniziare dagli adulti e per primi da coloro che sono responsabili di essere educatori professionali mentre già in tutta Italia paghiamo il prezzo dell’infezione del culto del male storicamente meridionale.
lunedì 7 settembre 2015
SOCIETA' CRIMINALE
Il culto del male che da sempre imperversa nel meridione
della penisola italiana è in grado di agglomerare tutti i difetti degli animi
umani e gli istinti criminali. La criminalità organizzata sviluppa molto più di
un istinto criminale motivato da una frustrazione emotiva costante o immediata.
La criminalità organizzata sviluppa la tendenza costante ad un atteggiamento
criminale motivata dal disprezzo per l’umanità e dal disprezzo perciò di se
stessi. E’ una verità ormai riconosciuta dalla filosofia orientale come dalle
teorie di Darwin che l’evoluzione avviene con la dispute del bene contro il
male, della vita contro la malattia. Questo avviene per ogni singolo individuo
ma avviene anche all’interno della società civile dove la criminalità
organizzata si sviluppa e costantemente tende ad assumere la forma di società
criminale. Si tratta il crimine di parassitismo degli individui sani e la
criminalità organizzata di parassitismo della sana società civile. Incrociamo
le teorie apocalittiche religiose dell’apocalisse della Bibbia quando
sosteniamo che prima o poi il male prevarrà sul bene. San Giovanni parla già
duemila anni fa della “Organizzazione del male” che dara la fine e forse un
nuovo inizio. Il crimine nasce dalla convinzione che l’individuo non può far
valere le sue ragioni con i mezzi del dialogo e della civiltà persino quando
questo crimine è motivato da una situazione impellente di pericolo di vita e
giustificato quindi dalla esigenza della legittima difesa che la società civile
giustifica ed assolve. Il principio della legittima difesa pone rimedio alla
sconfitta degli schemi di pubblica sicurezza durante le tre fasi di
prevenzione, controllo e contenimento del crimine. La criminalità organizzata
presuppone che l’individuo è perdente comunque con i sistemi della società
civile e tramandando questa convinzione tramanda se stessa alle nuove
generazioni e agglomera e strumentalizza gli istinti negativi di tutta l’umanità
con la quale viene in contatto. Indagando questa predisposizione i criminali
riescono meglio di chiunque a scoprire di chi si possono fidare e fino a che
punto, contrastando la naturale predisposizione umana al merito riescono invece
ad interagire ed infettare la società civile dentro la quale si nascondono e si
nutrono come parassiti imprevedibilmente ed a tutti i livelli.
Le regole per i criminali sono semplici e generalmente si
tramandano oralmente probabilmente fin dal principio dell’umanità. Attraverso
la regola ferrea e neanche pronunciata della prevaricazione riescono ad
inculcare valori opposti a quanto essi stessi con la propria voce dicono o con
le proprie mani scrivono. In questa maniera riescono a tramandare e ad
infettare più che una regola, una predisposizione psicologica, come perfetta
antitesi noi diciamo che una opera o un gesto valgono più di mille parole. La
prima regola pronunciata è “Preoccupati solo dei tuoi problemi” detto
generalmente in maniera volgare, questo pone la prevaricazione come qualcosa
che vale molto più di una regola esattamente come all’antitesi la religione
cristiana e un po’ tutte le religione positiviste pongono il buon agire come
predisposizione innata e la difendono contrastando l’idolatria. “Non avrai
altro Dio all’infuori di me” recita il primo comandamento delle tavole di Mosè.
La religione è la contrapposizione naturale della società criminale che sfida
l’innata predisposizione dell’uomo ad agire a fin di bene in maniera consona ai
principi morali, primo tra tutti il coraggio di difendere il valore delle
proprie azioni in maniera leale. Per questa ragione considero auspicabile un
maggiore peso dei valori morali nei governi nazionali e nelle organizzazioni
internazionali. La prima regola pronunciata pone l’egocentrismo criminale come
stile di vita, ne consegue che i criminali abituali sanno di non potersi fidare
gli uni degli altri altrimenti di un legame di complicità. Questo atteggiamento
viene inculcato fin dalla educazione familiare. I fratelli o i figli o le madri
o le sorelle vengono abituati al peccato e poi edotti del fatto che la sola
maniera di vivere considerato il peccato come normale condizione di vita sia la
salvaguardia delle apparenze contrarie, prima tra tutte la familiarità
consanguinea. La perdizione e la prostituzione morale sono l’infezione che
diffonde la criminalità organizzata. La società dell’odio non risparmia la vita
familiare dove si vive per abitudine di prevaricazione e preoccupati di
piccolezze materiali, l’ignoranza è la conseguenza immediata di una vita di
bugie e futilità. Un piccolo gesto di solidarietà o una piccola verità vengono
subito percepiti come una sfida alla società criminale e repressi in ogni modo.
Persino aver mancato l’occasione di reprimere un istinto positivo può essere
causa di piccole ritorsioni. Nessuno è padrone di se stesso ma ognuno è soggetto
di prevaricazione e vive la soggezione al male che esso stesso ha deciso. Per
questa ragione il pentimento alla giustizia o la redenzione sono sfide
difficili o impossibile che lasciano solo da deceduti ma non per questo meno
entusiasmanti. La gerarchia criminale è mutevole ma molto rigida e consente di
decidere in tutto e per tutto delle sorti di un individuo meno potente fino al
punto da manifestarsi come una sorta di trasfigurazione che consente di
decidere addirittura cosa l’individuo meno potente debba dire o abbia detto.
Questo rende il diritto di replica indispensabile sia a livello individuale che
per la comunicazione tramite i mass-media nella lotta e il contrasto alla
criminalità organizzata. Il secondo comandamento recita “Devi saperti regolare
dei tuoi limiti”. E’ un ulteriore chiarimento del fatto che chiunque sbaglia
con una persona più potente o tradisce pagherà la vendetta di tutta la società
criminale. Persino nella stessa famiglia una persona che non si sia voluta
assoggettare ad un criminale di reputazione superiore pagherà con la morte
perché i criminali abituali non vogliono problemi. Il terzo comandamento è
“Devi avere una famiglia” cioè devi saper salvaguardare le apparenze e
guadagnarti in ogni modo la complicità dei tuoi familiari. Il quarto
comandamento è “Devi avere una raccomandazione per trovare un posto di lavoro”
e serve a salvaguardare lo strapotere criminale nelle istituzioni. Il quinto
comandamento è “Devi farti degli amici” e cioè guadagnarti delle complicità
anche al di fuori della cerchia familiare per gestire i tuoi affari. Questo
degenera generalmente nelle lobby di potere della politica che in Italia e
forse in tutto il mondo possono essere considerate organizzazioni terroriste ed
hanno in questo paese compiuto diverse stragi. L’abitudine alla prevaricazione
al livello della politica degenera nel terrorismo. Il sesto e ultimo
comandamento è “Devi comportarti bene” vale a dire saper salvaguardare le
apparenze e agire in maniera vile facendosi scudo di falsi buoni propositi per
conseguire i propri lerci scopi. Questo comandamento rappresenta la sfida
morale alla società civile e alle autorità religiose. La loro ostinazione nel
male riesce ad ammutolire qualsiasi tentativo di critica.
La metafora più utile per spiegare la criminalità
organizzata e la sua iterazione con la società civile è quella dello specchio.
Da questa parte dello specchio c’è la società civile e dall’altra la sua
caricatura determinata dal presupposto della prevaricazione come negazione
della prima che viene in questa maniera parassitata. Una sottile linea poco al
di là dello specchio delimita l’immoralità e poi sette livelli: Il settore
agrario, il settore industriale, il settore commerciale, il livello
istituzionale e delle forze armate, il livello della politica, il livello
religioso e l’ultimo livello della bestialità fine a se stessa che si
contrappone alla solidarietà tra esseri umani. Le due società camminano parallele
su due scale affiancate che si scontrano sulla superficie della realtà.
Etichette:
'ndrangheta,
attentato,
camorra,
criminalità,
estorsione,
furto,
mafia,
mazzetta,
n'drangheta,
omicidio,
organizzata,
sacra corona unita,
tangente,
terrorismo
Iscriviti a:
Post (Atom)