venerdì 18 settembre 2015

IL MANDANTE OCCULTO

Per approcciare allo studio della criminalità organizzata di modello italiano è più facile e veritiero considerarla come un'unica organizzazione terroristica piuttosto che delle singole famiglie o cosche interagenti tra di loro. Infatti pur essendo dislocate sul territorio nazionale ed ormai in tutto il mondo come delle singole cellule esse fanno capo ad una unica filosofia criminale che andiamo per definire “il culto del male” in grado di agglomerare e strumentalizzare tutto ciò che di negativo esiste su questa terra e tutto ciò che di negativo può congegnare l’animo umano. In Italia oggi esiste una immensa organizzazione terroristica che come un cancro rischia di uccidere l’organismo sano portatore, lo stato di diritto. Essa si avvale non solo dei numerosi clan e delle cosche criminali ma di una intera cultura criminale che a vari livelli infetta tutto il territorio criminale ed è in esponenziale espansione. Le stragi nelle quali sono rimasti vittima tra gli altri il giudice Falcone ed il giudice Borsellino sono forse stata opera di poche mani assassine ma i complici omertosi sono stati milioni. Da quelle stragi hanno tratto giovamento tutte le persone che non riconoscono l’autorità dello stato di diritto sul territorio nazionale. Quelle stragi hanno infine comportato una svolta politica che ha portato al potere sia a destra che a sinistra nella politica italiana una unica oligarchia complice dei giochi di potere e dei meccanismi delle lobby e quindi complice della criminalità organizzata.

Il giudice Falcone sapeva almeno da cinque anni prima di essere in pericolo di vita e quindi prendeva tutte le precauzioni necessarie ad evitare situazioni di pericolo compresa quella di evitare percorsi troppo risaputi o troppo facilmente prevedibili come le strade di scorrimento veloce. Anche dopo il termine dei lavori di ammodernamento della tangenziale per tre mesi il giudice Falcone evita quel percorso fino alla mattina fatale quando per recarsi in procura il giudice viene sballottato e gli viene messa fretta. Per cercare un filone proficuo alla ricerca di un mandante fisico della strage di Capaci dobbiamo incominciare da qui. Da troppo tempo i limiti di definizioni di stato non sono una garanzia di affidabilità. La semplice e geniale intuizione di seguire i movimenti di capitale per risalire ai singoli affiliati aveva dato fastidio a molti al sud dove si viveva di sovvenzioni già da venti anni prima. Per una intera popolazione criminale che traeva profitto di guadagni illeciti o che semplicemente vedeva questa come unica prospettiva vincente perché culturalmente affetti dal degrado ambientale del sud i giudici erano personaggi scomodi e deprecabili come per delle persone oneste all’opposto un rapinatore o un truffatore sono persone deprecabili. La morsa è una metafora ricorrente nella criminalità organizzata: mentre qualcuno preparava l’attentato dall’altra parte gli altri si davano da fare per fare in modo che il giudice scegliesse il percorso fatale. Una intera popolazione criminale sapeva in anticipo cosa sarebbe successo compresi coloro che sono riusciti a penetrare in ambiente di stato perché è il posto più comodo per accaparrarsi le informazioni utili a prevenire problemi al proprio clan e alla propria cosca. Forse non tutti lo sapevano esattamente perché in ambiente criminale si eseguono gli ordini dei personaggi di reputazione criminale peggiore ciecamente come una pecora segue il bastone del pastore. In questa maniera la strada quel giorno in un ora di punta era pressoché deserta. Per l’attentato è stato usato tritolo per tre volte rispetto alla quantità necessaria a penetrare un blindato. Gli attentatori non potevano essere sicuri di quale corsia avrebbe percorso l’auto del giudice ma volevano essere sicuri di colpirla. Il tritolo è stato posizionato sicuramente durante i lavori di stesura del manto stradale sotto gli occhi di tutti. Attorno al luogo dell’attentato ci sono diversi edifici residenziali. Da uno degli appartamenti sicuramente è stato premuto il radiocomando che ha causato la detonazione. Sono stati interrogati tutti gli abitanti della zona senza alcun risultato. Qualcuno ha riferito di aver visto che veniva sotterrata una cassetta metallica in quel punto durante i lavori ma che non aveva pensato a del tritolo. Sono stati interrogati tutti gli operai della azienda di costruzione compreso il titolare ma senza esito. La azienda di costruzioni ha continuato a lavorare indisturbata per diversi anni anche se il titolare ha ammesso di aver assunto in nero per un appalto statale e quindi non era in grado di risalire a tutti gli uomini presenti sul posto di lavoro al momento della stesura del manto stradale. Gli inquirenti hanno stabilito un probabile percorso di provenienza del tritolo dalla Calabria orientale e questo proverebbe ulteriormente una collaborazione storica tra ‘ndrangheta e mafia già teorizzata fina dagli anni ottanta.
Lo stesso percorso sembra aver seguito il tritolo destinato alla strage in cui è rimasto vittima il giudice Borsellino con i suoi agenti di scorta. Probabilmente questo tritolo è rimasto in Palermo o zone limitrofe per i due mesi circa intercorsi tra i due attentati. Neanche un cane addestrato per gli esplosivi è stato impiegato in tutto questo tempo nonostante a maggior ragione il giudice Borsellino sapesse di quello che lo aspettava. Anche il giudice Borsellino era attento al percorso specialmente durante il suo percorso abituale quando domenica ogni tanto andava a trovare sua madre in un quartiere residenziale di Palermo. Il quartiere vicino al castello era costituito di strade regolari, di forma squadrata, che il giudice decideva bene di percorrere in maniera sempre diversa senza percorsi abituali fino al giorno che il tritolo è stato posizionato di fronte al cancelletto di ingresso della abitazione della madre del giudice. Anche in questo caso il giudice sapeva di essere ad altissimo rischio ed anche in questo caso decide di saltare la visita per diverse domeniche consecutive, credo 5 domeniche, fino a quando non riceve una telefonata dalla madre allarmata per il trattamento che subiva dentro la sua stessa città. Il giudice decide di correre il rischio che si rivela un errore fatale.
Il mandante occulto è una figura ricorrente nella criminalità organizzata in quanto fa parte della cultura degenerata sulla quale si appoggia. Questa prevede una assoluta viltà di agire che determina l’abitudine ad addossare le proprie responsabilità ad individui di reputazione criminale inferiore e quindi soggetti ad un vincolo di complicità generalmente attraverso il ricatto. Il mandante occulto non è un fantasma da cercare nel segreto di una campagna ma una persona di depravazione morale in grado di ottenere la complicità delle famiglie criminali per ottenere una posizione di spicco nella società come i politici corrotti ottengono dei posti consiliari o parlamentari con il voto di scambio. Quella della criminalità organizzata è una sfida morale alla società civile e questo comporta che l’individuo di spicco non è solo quello dalla profonda perversione morale ma anche quello che riesce ad ottenere risultati di potere o economici con il minimo spreco di immagine possibile. L’immagine è anzi fondamentale perché serve a mascherare i propri lerci scopi e questo rende impari la lotta alla criminalità organizzata che affonda le sue radici in questa cultura profondamente depravata. Tutto ciò rende la caccia al mandante occulto molto difficoltosa ma al tempo stesso crea una pista sicura basandoci sulla viltà assoluta di questa figura. Se non vuole essere in nessuna maniera coinvolta in una indagine di polizia il mandante occulto sarà anche la persona che più assiduamente cercherà delle informazioni che lo riguardano in tutti gli ambienti. La mentalità criminale si sintetizza in un motto famoso tra i criminali “Il posto più buio è sempre sotto la luce della candela".

1 commento:

  1. L'ascesa criminale in Italia è culminata con il colpo di stato di Renzi sostenuto dal circuito delle lobby, dai settori deviati dello stato e quindi dalla criminalità organizzata. Oggi i criminali fanno festa e si fanno seppellire da eroi.

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